Il 19 ottobre 2023 ha debuttato al Fortezza Est di Roma CARNE, l’ultima fatica della penna di Lorenzo De Liberato, che ne firma anche la regia. Il drammaturgo abruzzese torna a interrogarsi sui complessi meccanismi che animano la società moderna, proponendo provocatoriamente al folto pubblico accorso il risultato preliminare di una vera e propria inchiesta sulla solitudine.
Quando si parla dell’opera di Lorenzo De Liberato non si può fare a meno di pensare a Raymond Carver, autore americano di rara sensibilità. Dallo stile inconfondibilmente asciutto al malinconico cinismo sentimentale, le analogie sono numerose, ma solo una è quella che interessa questo contributo ed è la chirurgica descrizione della solitudine e dell’abbandono sociale. Allo spegnersi delle luci in sala, quello cui si assiste è una autopsia con delitto.
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CARNE: la trama di una verità malcelata

Roger (interpretato da Paolo Zaccaria) vive una esistenza ordinaria e molto americana: ha una moglie (una splendida Giordana Morandini) con cui discute in solitaria dal divano del salotto, e un migliore amico da che ne abbia memoria (un Godot perfettamente ritratto in contumacia) accoppiato a un’invadente giovane nuova fiamma (Alice Cicetti). Nel rotor ripetitivo delle scadenze, degli appuntamenti e delle tradizioni, Roger è una persona qualunque, il classico prototipo dell’uomo medio, se ci si volesse abbandonare a un’approssimazione attualmente di tendenza. Privo di particolari ambizioni, vive crogiolandosi in battute da cabaret, partite alla tv e bugie fatalmente bianche. Tuttavia, uno spietato antagonista si aggira prepotente e insidioso, aggredendolo alle spalle nel giorno del suo compleanno: il dubbio. Sospettato per l’omicidio di una cameriera di un pub, indagato dalla polizia per aver lasciato alla vittima il suo numero personale poche ore prima della scomparsa, Roger è però lentamente condannato e conseguentemente abbandonato dai suoi cari.
Lorenzo De Liberato mette in scena l’autopsia di una coscienza collettiva

Cos’è la verità? Qual è? È sempre possibile ricostruirla? Ma poi, importa davvero a qualcuno? Lorenzo De Liberato propone le prime domande a un’audience catturata dalle sfumature thriller della drammaturgia, per poi rispondere solo all’ultima. Carne non è un giallo. Della vittima si ha una considerazione aprioristicamente vittimistica, le responsabilità del carnefice non sono chiare, le modalità d’esecuzione del delitto sfocate e il presunto colpevole un semplice capro espiatorio. Carne è un originalissimo spunto di riflessione sul meccanismo sociale che ci induce ad abbandonarci alle convenzioni rinunciando alla fiducia in chi conosciamo da tempo. Il sospetto annulla l’umanità dei rapporti e una volta insinuato mette in discussione tutto quello che è stato detto o fatto, prezioso materiale della memoria in pasto all’ermeneutica dell’accusa.
Il Fortezza Est si fa luogo di un delitto sociale
In scena, la semplicità della gabbia domestica ben si adatta alla diretta crudeltà dei dialoghi. Il disegno luci di Matteo Ziglio scolpisce tre spazi sordi di dialogo, tre ambienti oscuri e claustrofobici che gli interpreti abitano con nervosa disinvoltura. Dalla cucina al divano di rappresentanza alla seduta da televisione, gli spazi costituiscono una geografia del buio, in cui lutto e sospetto sono reagenti esplosivi di un composto troppo fluido per essere totalmente afferrato. La penombra aiuta forse a celare anche alcune incertezze che rischiano di limitare la comprensione del pubblico a un’intuitiva superficie, non rendendo giustizia al complesso tessuto di ipocrite incomprensioni che porterà Roger a pentirsi di essersi tanto affezionato, nell’esperienza e nelle battute, alla Carne.
Chi è Lorenzo De Liberato?

Lorenzo De Liberato si diploma in regia e sceneggiatura cinematografica nel 2011 presso la “ACT Multimedia” di Cinecittà. In teatro lavora come assistente alla regia per vari registi tra i quali Alvaro Piccardi, Gabriele Lavia, Carlo Boso, Pino Quartullo e Gianluigi Fogacci. È autore e regista di testi di drammaturgia contemporanea. Ecohes per la regia di Stefano Patti ha debuttato a Roma presso Teatro Studiouno, Carrozzerie NOT e il teatro Argot Studio, tradotto in inglese è stato presentato al Fringe Festival di Edimburgo 2017 ed in tourneè internazionale nel 2018 presso Londra, Limerick e New York. Dal 2017 fa parte, insieme ad Alessio Esposito e Lorenzo Garufo del collettivo teatrale I tre barba. Dal 2013 è cofondatore, regista e autore, della compagnia teatrale “Marabutti”. Dal 2019 è docente di drammaturgia e recitazione presso l’accademia del “Nuovo teatro San Paolo”. Dal 2022 è docente di recitazione presso la scuola “Officine d’arte”.
Cast e info spettacolo
Regia e drammaturgia: Lorenzo De Liberato
Disegno luci: Matteo Ziglio
Interpreti: Alice Cicetti, Giordana Morandini, Paolo Zaccaria