CARAVAGGIO–IL MALEDETTO @Teatro Ghione. Le luci e le ombre di un genio incompreso

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Abbiamo visto per voi lo spettacolo Caravaggio–il maledetto, con Primo Reggiani, Fabrizio Bordignon e Francesca Valtorta, un libero adattamento del testo di Franco Mulè Caravaggio, probabilmente in scena presso il Teatro Ghione di Roma dal 19 al 22 gennaio 2023, per la regia di Ferdinando Ceriani.

Caravaggio. Il pittore maledetto tra storia e palcoscenico

Primo Reggiani in Caravaggio il Maledetto

Nel corso degli ultimi secoli, la figura di Michelangelo Merisi, per tutti Caravaggio, ha conosciuto fasi di alterne fortune, di luci e di ombre, elementi onnipresenti nella sua produzione pittorica. A lui, uomo controverso e anticonformista, la sorte ha reso una giustizia postuma solo a partire dalla metà del secolo scorso, grazie all’imponente riscoperta dei suoi lasciti artistici. Non è un caso, quindi, che anche le arti sceniche come il cinema, il teatro e la televisione gli abbiano dedicato ben più di un tributo attingendo a quel che resta delle fonti storiche e delle testimonianze che lo riguardano.

Possiamo dunque annoverare quello di Ferdinando Ceriani tra gli omaggi più autentici dedicati a Caravaggio, ispirato e liberamente adattato dal testo del suo maestro, l’attore e drammaturgo Franco Mulè dal titolo Caravaggio, probabilmente. Ceriani porta quindi in scena la vita di Michelangelo Merisi nello spettacolo CARAVAGGIO – IL MALEDETTO in una versione fantastica e onirica a metà tra ciò che è stato e ciò che presumibilmente è accaduto, partendo dagli ultimi istanti di vita del pittore lombardo e ripercorrendone le tappe salienti in una sorta di flashback tra sogno e realtà. L’intento è pienamente raggiunto grazie ad un imponente e sapiente lavoro di squadra che ha come punte di diamante i membri del cast artistico, ovvero Primo Reggiani, Fabrizio Bordignon e Francesca Valtorta.

Caravaggio. La vita, le opere e la personalità ribelle DI UN MALEDETTO

Ormai in punto di morte e stremato dalla malattia, Caravaggio viene salvato da alcuni pescatori sulle coste toscane, dopo la sua ultima fuga. In una dimensione quasi allucinatoria, Merisi rivive nella sua mente le fasi della sua esistenza: dapprima garzone di bottega, poi giovane talento in procinto di affermarsi, infine a Roma sotto l’egida del Cardinale Del Monte, suo protettore, con il quale instaura un rapporto controverso.

CARAVAGGIO – IL MALEDETTO – una scena

Giovane e illuso, si innamora della prostituta Lena, al secolo Maddalena Antognetti, amante dei potenti della capitale, sua futura musa e volto di numerose madonne. La vita romana del pittore scorre tra le mura di Palazzo Madama, la cappella Contarelli e S. Luigi dei Francesi, ma ciò che resta immutato nel tempo è lo spirito che ne contraddistingue le azioni: visionario, sovversivo, allergico a qualunque forma di ipocrisia e perbenismo, a qualunque vincolo ne impedisse la realizzazione personale. Libertà e verità saranno i capisaldi della sua pittura, grazie ai quali la gente comune, immortalata nei suoi ritratti, assumerà le sembianze più disparate. Colui che è riuscito a trasformare una prostituta nella Vergine Maria, o Beatrice Cenci nella biblica Giuditta, rimarrà fedele a sé stesso fino alla fine, quando in punto di morte affermerà che il suo unico vizio è stato quello di amare la vita, divorando la sua esistenza fino all’ultimo respiro.

Un cast eccezionale per Caravaggio, artista maledetto

Raramente accade di non trovare alcun difetto ad una messinscena che riesce a coniugare tante professionalità tutte insieme. Ceriani dirige tre fuoriclasse della scena nazionale, quali Primo Reggiani, Fabrizio Bordignon e Francesca Valtorta, che nei settantacinque minuti di spettacolo sono costantemente presenti sul palco, interpretando anche più di un personaggio.

Reggiani nei panni di Caravaggio sembra quasi esserne l’alter ego, anche grazie alla somiglianza fisica con il pittore maledetto. Impossibile non apprezzarne il temperamento e la duttilità, grazie ai quali riesce a giocare con i colori della personalità caravaggesca, dipingendone i lati oscuri al pari di quelli più luminosi e restituendone al pubblico un’umanità fatta di genio e sregolatezza, confermandosi un attore istrionico, maturo e consapevole.

BORDINGON e VALTORTa in CARAVAGGIO IL MALEDETTO

Bordignon, dal canto suo, non è da meno. Funambolico nel passare da un registro vocale all’altro, incarna perfettamente il personaggio del pescatore che accudisce Caravaggio, come anche il mercante d’arte Valentino con le sue spiccate inflessioni dialettali, ma è con il Cardinale Del Monte che dà sfoggio di tutta la sua maestria di attore di lungo corso nel diventare improvvisamente serio, intransigente e rigoroso.

La Valtorta, infine, fa da degno contraltare ai due compagni di scena, unica donna sul palco in perfetto equilibrio con loro. Delicata, quasi fragile nel ruolo della moglie del pescatore, ci presenta Lena in tutta la sua autenticità: una donna ambigua, certamente, ma con grande personalità e dotata di una forza non comune per l’epoca, che riesce persino ad intenerirsi di fronte alla possibilità di rappresentare la Vergine Maria nei dipinti di Caravaggio, recuperando la dignità perduta agli occhi della gente. Il risultato è, dunque, un’opera corale di cui i tre attori sono i portabandiera, il cui grande affiatamento è chiaramente percepibile ed è uno dei principali punti di forza della rappresentazione, unitamente alla loro grande presenza scenica e ad una dizione impeccabile.

L’allestimento scenico di CARAVAGGIO IL MALEDETTO

Il cast attoriale è solamente la punta dell’iceberg di un lavoro di ricerca certosino e puntuale, come evidenzia l’allestimento scenico. Partiamo dalle scenografie e dai costumi curati da Anna Porcelli: tra i toni del beige e dell’ocra e il grezzo dei tessuti utilizzati per gli abiti di scena, particolarmente aderenti all’iconografia storica, spicca su tutti il porpora della coperta utilizzata dai pescatori e del mantello indossato dal Cardinale. Sul palco pochi arredi, un grande tavolo e una sedia in arte povera sul lato sinistro, mentre sul lato opposto vi sono le assi di legno sulle quali Caravaggio è adagiato nei minuti iniziali dello spettacolo.

Incredibile, invece, è l’affascinante effetto dato dalle stoffe bianche appese a tutta altezza, alcune sfrangiate a ricordare le vele delle barche, mentre altre diventano le tele sulle quali il pittore imprime con le mani le sue figure, trasformandosi magicamente ogni volta in un quadro diverso, visibile grazie alle proiezioni dei quadri di Caravaggio realizzate da Francesco Lopergolo sul tessuto bianco. Luca Palmieri e il suo assistente Ruggero Ceriani realizzano un disegno luci utilizzando prevalentemente puntamenti dai toni caldi rispetto a quelli più freddi e creando molteplici contrasti grazie all’uso delle ombre, che spesso tagliano a metà le figure, riuscendo a riprodurre le atmosfere pittoriche dei dipinti di Merisi. Lo stesso avviene alla fine dello spettacolo, con il fermo immagine di Primo Reggiani che, di spalle alla platea, gira il volto all’indietro restando illuminato per metà, in una posa tipica dei ritratti maschili caravaggeschi.

LA COLONNA SONORA DI CRISTIANO CALIFANO

Un’altra nota di pregio va alla colonna sonora, realizzata da Cristiano Califano alla chitarra, responsabile anche degli arrangiamenti. Le musiche impiegate segnano il cambio di scena e di ambientazione storico-geografica in maniera fluida e cronologicamente coerente con gli avvenimenti narrati, facilitando lo spettatore mentre salta da un flashback all’altro. Tra i brani strumentali ne spicca uno in particolare, Te possino da’ tante cortellate, scelto probabilmente per motivi dialettali ed interpretato con grande coinvolgimento da Francesca Valtorta. Gli effetti sonori, anch’essi presenti, hanno il pregio di essere particolarmente realistici e di creare delle sinestesie inaspettate, suscitando impressioni sensoriali ed emozioni ad esse correlate, legate alla percezione del freddo e della solitudine. Efficaci anche i voice off che amplificano il tormento e il delirio che scuotono i pensieri del pittore. Il merito di tutto questo è sicuramente da attribuire a Ferdinando Ceriani, che nell’orchestrare tutte queste componenti nella loro complessità riesce a valorizzarle globalmente, ottenendo un prodotto finale che è sicuramente frutto di un lavoro umile, misurato e grandioso allo stesso tempo, capace di imporsi alla platea senza mai essere volutamente ridondante e prevedibile.

Riflessioni postume sul potere della critica

Qualunque rappresentazione scenica, che sia un film, uno sceneggiato o uno spettacolo teatrale, riesce ad ottenere il massimo dai suoi intenti di partenza quando lascia nello spettatore l’esigenza di andare a documentarsi ed approfondire quello a cui si è assistito, per completare il quadro di informazioni che lentamente si è composto durante la visione dell’evento.

Nel caso di Caravaggio – il maledetto, è pressoché impossibile non voler studiare individualmente la figura di uno degli artisti italiani più importanti e innovativi del sedicesimo secolo, capace di usare la furia del suo sguardo per andare al di là dei limiti e delle apparenze, oltre la mera rappresentazione di un soggetto, di considerare parimenti luci e ombre come metafora della vita e di immortalare nei suoi ritratti i volti della gente comune, veicolando attraverso essi invettive e palesi dissensi contro le sopraffazioni subite, fossero esse personali o del popolo.

Nei suoi discorsi con il Cardinale Del Monte, Merisi ricorda spesso quale sia il ruolo della critica, la cui potenza verbale è capace di costruire e demolire al tempo stesso la percezione dell’artista agli occhi del pubblico, condizionandone la carriera e gli aspetti psicologici. L’intensa interpretazione di Reggiani evidenzia tutta l’umanità e la fragilità del Caravaggio uomo, oltre che pittore, schiavo dei condizionamenti dei potenti e delle loro commissioni, che di fatto gli impedivano di essere totalmente libero, vittima dello stesso sacrificio subito dal Battista rappresentato con la testa mozzata in uno dei suoi quadri, quasi vedesse in quell’immagine il suo personale riflesso di artista destinato a soccombere al conformismo rinunciando a dare voce ai suoi desideri e alle sue più profonde passioni.

Caravaggio il maledetto. Un connubio perfetto tra storia e teatro

L’ampio tributo che il pubblico regala agli attori al termine dello spettacolo è la prova che il teatro è un’arte sempre viva, dove la storia può ancora parlare di sé anche quando le sue fonti sono incerte, restituendo comunque un’immagine chiara ed imparziale dei suoi protagonisti. Un bilancio più che positivo, dunque, è quello che Ferdinando Ceriani può trarre dalla sua ultima fatica: ci auguriamo che possa calcare altri prestigiosi palcoscenici nazionali e conquistare nuove platee grazie alla forza di un personaggio immenso, meritevole di quella considerazione personale che la storia ha iniziato a restituirgli solo di recente e portato alla ribalta da un cast potente, pienamente all’altezza di raccontare l’esistenza e la potenza artistica di uno dei maggiori esponenti della pittura italiana.

Visto il 19/01/2023

Primo Reggiani, Francesca Valtorta
con Fabrizio Bordignon
in

CARAVAGGIO il maledetto

libero adattamento di Ferdinando Ceriani
tratto da “Caravaggio, probabilmente” di Franco Molè
regia di Ferdinando Ceriani
Scene e costumi Anna Porcelli
Arrangiamenti musicali Cristiano Califano
Videomaker Francesco Lopergolo
Foto di scena Tiziano Ionta
Luci Luca Palmieri
Assistente luci Ruggero Ceriani
Grafica Emanuele Fucà

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