A confrontarsi col criptico capolavoro beckettiano in scena al Teatro Vascello è Theodorus Terzopoulos alla regia, che ci fornisce una versione memorabile dell’opera portandone all’estremo l’incoerenza semantica e la valenza simbolica interpretata, da Terzopolus, in chiave cristiana. Nel ruolo di Lucky, un formidabile Giulio Germano Cervi.
ASPETTANDO GODOT: le interpretazioni simboliche
Innumerevoli pagine sono state scritte e fiumi d’inchiostro versati sull’interpretazione simbolica di “Aspettando Godot”, il lavoro più celebre di Samuel Becket.
Secondo alcuni “Godot” starebbe a rappresentare la venuta, non realizzata, di un Dio salvifico, secondo altri una più generica possibilità di riscatto di cui rimaniamo futilmente in attesa; varie anche le interpretazioni in chiave sociale dell’opera: Vladimiro e Estragone rappresenterebbero quindi l’immobilismo della piccola borghesia che guarda i soprusi del capitalista Pozzo sull’operaio/schiavo Lucky, personaggio che, secondo altri starebbe a simboleggerebbe l’intellettuale asservito al potere.
Per approfondire su Samuel Beckett, vi segnaliamo che abbiamo già recensito “Giorni Felici” per la regia di Massimiliano Civica .

ASPETTANDO GODOT: Terzopoulos e il suo simbolismo
Il fascino dei simboli è la loro polivalenza, la loro vaghezza semantica, e così Terzopoulos, allestendo la scena, richiama fortemente il simbolismo cristiano, ma appaiono evidenti altri significati che il regista attribuisce all’opera.
DI grande impatto è l’imponente cubicolo all’interno del quale si svolge l’azione scenica, suddiviso in quattro sezioni uguali che, avvicinandosi e allontanandosi, sembrano formare l’immagine di una croce greca, simbolo dell’attesa di un riscatto salvifico di tipo religioso.
Lucky il servo, durante il potentissimo monologo del capitalista Pozzo, come viene sacrificato come il Cristo in croce, mentre dall’alto cade del sangue che si riversa su di lui; ma allo stesso tempo Lucky diventa anche un intellettuale asservito quando Pozzo gli ordina di ragionare, momento in cui Cervi riesce a scuotere nel profondo recitando un monologo senza alcuna coerenza semantica, facendo percepire visceralmente la disperazione esistenziale non solo di Lucky, ma di tutti i personaggi in scena.
Pozzo, il capitalista, è l’unico, tra tutti i personaggi in scena, ad essere ricoperto di sangue blu.
ASPETTANDO GODOT: l’incoerenza semantica e il nulla esistenziale
L’incoerenza semantica sperimentata da Becket viene portata alle sue estreme conseguenze sulla scena di Terzopoulos: sparisce la corda che lega Lucky a Pozzo, ma Estragone e Vladimiro vedono le ferite che essa causa, l’albero su cui i due meditano di impiccarsi diventa un bonsai, e le scarpe che Estragone dice causargli dolore non ci sono, per diventare in un secondo momento delle scarpe da donna. Questa incoerenza semantica, in cui i significanti, portatori di significato, non hanno più un referente, ha un effetto profondamente straniante e riesce riflettere in modo calzante l’artificiosità dell’esistenza dei personaggi in scena, per i quali la scelta di suicidarsi o meno diventa un’opzione come un’altra, ponderata con noia distaccata.
“Sono infelice” “e da quando?” “Non lo so, mi ero dimenticato”
citazione da ASPETTANDO GODOT

Anche il loro rapporto è altrettanto artefatto: Vladimiro e Estragone in scena si toccano, si abbracciano e baciano o si insultano con ferocia (arrivando persino a darsi del “critico teatrale”) ma non sono uniti da un legame di affetto sincero, il loro è un rapporto di mera necessità.
Il non valore esistenziale si evince dalla scena finale, in cui i due protagonisti si ritrovano esattamente nella posizione finale, ancora in attesa della salvezza che Godot potrebbe rappresentare, e ancora incerti se si fossero trovati il giorno precedente nella stessa identica situazione.
La regia di Terzopoulos
Lo spettacolo che Terzopoulos riesce a realizzare è spiazzante e grandioso, la sua regia armoniosa riesce a tenere col fiato sospeso fino alla fine, consapevoli che non accadrà niente. La forza recitativa di tutti gli attori veramente impressionante, con una particolare menzione a Giulio Germano Cervi nel ruolo di Lucky, ruolo in cui riesce a scuotere e commuovere profondamente.
Il consiglio è certamente quello di andare a vedere quanto prima questo formidabile spettacolo.
Visto il 31 gennaio

ASPETTANDO GODOT: cast e info spettacolo
di Samuel Beckett
copyright Editions de Minuit
traduzione Carlo Fruttero
regia, scene, luci e costumi Theodoros Terzopoulos
con (in o.a) Paolo Musio, Stefano Randisi, Enzo Vetrano
e Giulio Germano Cervi, Rocco Ancarola
musiche originali Panayiotis Velianitis
consulenza drammaturgica e assistenza alla regia Michalis Traitsis
training attoriale – Metodo Terzopoulos Giulio Germano Cervi
scene costruite nel Laboratorio di Scenotecnica di ERT
responsabile dell’allestimento e del laboratorio di costruzione Gioacchino Gramolini
costruttori Davide Lago, Sergio Puzzo, Veronica Sbrancia, Leandro Spadola
scenografe decoratrici Ludovica Sitti con Sarah Menichini, Benedetta Monetti, Martina Perrone, Bianca Passanti
progettazione led Roberto Riccò
direttore tecnico Massimo Gianaroli / direttore di scena Gianluca Bolla / macchinista e attrezzista Eugenia Carro / capo elettricista Antonio Rinaldi / fonico Paolo Vicenzi / sarta realizzatrice e sarta di scena Carola Tesolin
foto di scena Johanna Weber / ritratti Luca Del Pia
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
in collaborazione con Attis Theatre Company
durata 75′