Il 4 e il 5 marzo, ALDO MORTO, chiude la trilogia più necrofila del teatro italiano, Storia cadaverica d’Italia, in scena al Teatro Basilica dal 28 febbraio e proposta dal duo Frosini/Timpano, reduci dal successo romano dei capitoli precedenti, Risorgimento pop e Dux in scatola.
Li avevamo già visti in Aldo Morto, anche al Teatro Magnolfi di Prato all’interno della rassegna Focus d’autore.
Aldo Morto: i riconoscimenti per Frosini e Timpano
Spettacolo vincitore del Premio Rete critica 2012, e, con il progetto Aldo Morto 54 del Premio Nico Garrone 2013, menzione speciale premio In-box 2012, finalista Premio Ubu 2012 come “Migliore novità italiana”, ALDO MORTO riprende la sperimentazione di Dux in scatola, ispirato al saggio Il corpo del duce di Sergio Luzzatto, tornando a parlare di un altro cadavere della storia nazionale, morto nel corpo e nella memoria collettiva.
ALDO MORTO porta in scena l’autopsia della memoria nazionale

Su un palco spoglio di orpelli scenografici, Daniele Timpano è la voce di una lunga autopsia del cadavere (fisico e metaforico) di Aldo Moro. La fiumana di dati e informazioni, narrazioni e commenti sul tragico caso Moro ha, sì, la forma di un monologo, ma procede su diversi piani narrativi, magistralmente tenuti insieme dall’interpretazione di Timpano. Nei panni, tra gli altri, del figlio di Moro, del capo brigatista Renato Curcio/carbonaro Mazinga e della ex carceriera Adriana Faranda, Daniele Timpano è, in primis, un uomo nato nel 1974, e dunque, proprio come il figlio di Moro, estraneo e lontano dai fatti. Dalla tragica percezione di questa distanza si delineano i contorni di questa damnatio memoriae nazionale, inscenata con tagliente sarcasmo e attraverso l’ausilio di pochi ma funzionali oggetti di scena. Il disegno luci, ad opera di Dario Aggioli e Marco Fumarola, e l’editing audio di Marzio Venuti Mazzi, conferiscono alla pièce una giusta allure tragica e “settantottina”.
ALDO MORTO: come impadronirsi di un ricordo

“Articolare storicamente il passato non significa conoscerlo come propriamente è stato. Significa impadronirsi di un ricordo come esso balena nell’istante del pericolo”. Ispirandosi a questa massima di Walter Benjamin, l’affiatato duo Frosini/Timpano porta in scena uno dei casi di cronaca più sofferti della politica italiana. Configurandosi come un invito alla problematizzazione, la pièce non intende sostituirsi a una conferenza universitaria, ostentando la propria perizia storiografica sul caso Moro/Morto.
Frosini/Timpano sono “sciacalli” di una collettiva omissione di coscienza
La precisa serie di dati, date e nomi coinvolti, i puntuali riferimenti storiografici, somministrati al pubblico, non mira a istruirlo, bensì, a denunciare una omissione di memoria. Istituendo una spaventosa identità interprete/pubblico, Daniele Timpano confessa la sua distanza dal caso e la sua difficoltà di ricostruzione. La fortuna del cadavere di Moro, passando tra gli estremi della demonizzazione e santificazione più esasperanti, è morta insieme al corpo, sembra suggerire lo spettacolo. In questo modo, il pubblico, impotente per ignoranza e distanza generazionale, riceve lo schiaffo etico di uno “sciacallo”, tornato a ballare sul corpo morto di un cadavere storiografico.

ALDO MORTO racconta la tragedia della mistificazione
Dopo il progetto Aldo morto 54, che prevedeva altrettante repliche eseguite al Teatro dell’Orologio in altrettanti giorni di autoreclusione in live streaming, ALDO MORTO continua a parlare del cadavere più tragico della coscienza storica italiana. Come dichiarato in una intervista da Timpano: “Aldo Moro è veramente morto, è morto nel doppio senso, è morto perché cadavere e morto perché alla fine a leggere le pagine del Memoriale sono quattro gatti e a leggere i suoi discorsi in vita ancora meno”. Infatti, alla fine di questo lungo monologo, che mette alla prova le abilità di articolazione di Timpano, anche le mascelle degli spettatori sono affaticate, dalle risate amare di un’omissione di coscienza collettiva. Ci sentiamo colpevoli di aver abbandonato il cadavere di Moro agli sciacalli della mistificazione. Alla fine dello spettacolo, sulle note di Le lacrime di Marzo, sotto l’aureola luminosa a cinque punte delle BR, accanto a Daniele Timpano, ci siamo anche noi.
Chi sono Frosini/Timpano

Elvira Frosini e Daniele Timpano, sono autori, registi e attori della scena contemporanea italiana che dal 2008 condividono un comune percorso artistico. Nei numerosi lavori prodotti negli ultimi anni, Frosini/Timpano portano sul palcoscenico i loro corpi che disinnescano, decostruiscono ed incarnano le narrazioni della Storia, analizzando le derive antropologiche della società a partire da un vasto materiale di riferimenti vari (dall’accademico al popolare) che costituiscono l’immaginario e la coscienza contemporanei. “Il nostro dialogo con il pubblico è basato sulla co-esistenza con gli spettatori, su ciò che condividiamo con voi, qui, oggi: la stessa ipocrisia, gli stessi cliché, le stesse paure, le stesse nevrosi, la stessa sorte.”
Leggi gli articoli della trilogia Storia cadaverica d’Italia:
ALDO MORTO – Info spettacolo
drammaturgia, regia, interpretazione / Daniele Timpano
collaborazione artistica / Elvira Frosini
aiuto regia, aiuto drammaturgia / Alessandra Di Lernia
oggetti di scena / Francesco Givone
disegno luci / Dario Aggioli e Marco Fumarola
editing audio / Marzio Venuti Mazzi
produzione / Kataklisma
con il sostegno di Area06
In collaborazione con Cité internationales des Arts – Résidence d’artistes
Si ringrazia Cantinelle Festival di Biella