ROGER @ Nuovo Teatro Pacini: il senso dell’assenza

Al Nuovo Teatro Pacini di Fucecchio in prima regionale siamo stati spettatori di ROGER monologo teatrale scritto e diretto da Umberto Marino, interpretato dal noto attore Emilio Solfrizzi. Lo spettacolo è all’interno della V stagione teatrale Sipario Blu – tradizione e innovazione, organizzata dall’Associazione culturale Teatrino dei Fondi, diretta da Enrico Falaschi.

C’è sempre qualcosa di assente che mi perseguita, scriveva Claudel: e in ROGER, molto, o quasi tutto, è assente. Lo è la scenografia, affidata a due righe bianche che disegnano il campo da tennis e due sedie che evocano l’attesa dei giocatori. Uno dei due personaggi, soltanto, è presente. Non sappiamo il suo nome, solo la sua identità: il Numero Due, stropicciato, scoraggiato, non giovanissimo, umanissimo, e solo. L’altro, l’avversario, è assente. Di lui, invece, sappiamo tutto. Roger, ovvero Roger Federer, il Numero Uno: atteso come Godot dal suo potenziale avversario, e sempre, e da sempre, assente. Si imposta così il match mai giocato più lungo della storia sul campo di terra rossa, che da partita precisamente e tecnicamente descritta slitta a metafora delle piccole vite di ciascuno di noi, dei nostri desideri falliti e mai realizzati, al messaggio finale: “c’è il dolore, solo il dolore, e la solitudine, e la consolazione della commozione che ci fa sentire di avere un cuore strizzandolo fino in fondo”.

Il Numero Due, protagonista assoluto, ha un assoluto desiderio: battere il Numero Uno, una sola volta. Poi potrebbe tornare a dormire, sotto gli asciugamani stropicciati, il cumulo di bucce delle banane ingerite per rifarsi il corretto livello di potassio, e uscire alla vita solo per gli appuntamenti inevitabili, comunioni, funerali, coloscopia e controllo della prostata, ad esempio. Ma il desiderio non si attua. Lui non c’è. Non viene, non si degna, non suda, non si spettina, non ci sta, non si concede. Risponde solo tramite negazioni al suo avversario, un essere umano che si stanca, che si infortuna, alla schiena, ai polsi, alle ginocchia, che è, in fondo, lui, un essere “fragile e stupido”.

L’altro, l’apparizione del quale non ci è mai concessa, è Dio. Del resto già nel 2006 David Foster Wallace aveva pubblicato un saggio su Roger Federer come esperienza religiosa.  Un saggio profetico, alluso, non sappiamo se consapevolmente, in questo spettacolo. All’interno di un gioco irregolare e metafisico, e solitario, come il tennis, il punteggio del quale, inspiegabile alla normale logica, allude al tempo non uniforme di una realtà altra, Roger è luce e bellezza, e perfezione assoluta: è, come lo definisce il filosofo Andrè Scala, la manifestazione di una vera e propria “estetica della grazia”. Perciò non c’è, e non si manifesta. Della divinità il fedele può avere solo un’esperienza personale, solitaria e dolorosa, e spesso allucinatoria, e mai consolatrice.
Il testo, profondo, evoca tutto questo, diventando una riflessione sul desiderio, sul bisogno, sul fallimento e sulla misericordia.
Emilio Solfrizzi, Numero Due, porta avanti tutto con impeccabile tecnica e crea, con le parole, le cose: la racchetta, il campo, gli spalti colmi di spettatori urlanti. Regala la sua fisicità, il sudore, la corporeità quotidiana. Talvolta, purtroppo, è impari rispetto al livello del testo: sarebbe bastata una recitazione più partecipata, un passo avanti nell’immedesimazione, e lo spettacolo sarebbe diventato il pallonetto di Roger, quello magico che, non si sa come, tocca terra e si eleva, da solo, verso vette imprendibili: colpo di velluto che le ginocchia di un uomo normale non potranno mai insidiare. Questa voglia, questo desiderio, lo spettacolo ce lo regala. Non ci permette di soddisfarlo: del resto, ci è stato insegnato, quello che vogliamo, o chi vogliamo, di solito, non c’è. Per destino e condizione, ci immedesimiamo noi con l’imperfezione: siamo tutti Numeri Due.      

Info:
ROGER
con Emilio Solfrizzi
scritto e diretto da Umberto Marino
luci Giuseppe Filipponio
musiche Paolo Vivaldi
produzione Argot
regista assistente Maria Stella Taccone
consulenza tecnica Maestro Leonardo de Carmine
distribuzione a cura di Parmaconcerti
in collaborazione con Pierfrancesco Pisani
per il costume del Signor Solfrizzi si ringrazia la Sergio Tacchini Icons srl di Livorno e Anna Coluccia
foto Federica Di Benedetto

Nuovo Teatro Pacini, Fucecchio
23 febbraio 2019

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