RITORNO A ITACA @ Teatro Lo Scantinato. Il viaggio dentro di noi

In viaggio non importa da che parte stai, che tu sia partecipe o solo spettatore, che tu stia guidando o che sia guidato. Non c’è mai ritorno per chi perde la strada. Alzi la mano chi davvero non l’ha mai persa, o magari solamente non sa di averla perduta. E’ davvero in una scoperta che ci porta la regista Sandra Balsimelli con il suo RITORNO A ITACA, ed il pubblico è da subito partecipe del tormentato viaggio di ritorno a casa di Ulisse, un viaggio interiore dell’animo dell’uomo, per ritrovare la strada perduta di se stesso, un sogno di perdita e ritrovamento, cullato nelle sonorità mediterranee delle musiche di Federico Romei.

a cura di Michele D’Ambrosio

Già dall’entrata nello Scantinato, realtà ventennale fiorentina, ci troviamo immersi in uno spazio dove attori e spettatori si fondono e si ha l’impressione di essere tutti insieme su un unico palco (in realtà inesistente) e di essere anche noi partecipi di quanto accade. Lo Scantinato è infatti una realtà unica nel suo genere dove gli attori recitano in mezzo al pubblico e la compagnia Down Theatre, formata da attori per passione, riesce a tenere alta l’attenzione del pubblico per la durata di tutto lo spettacolo.

Il viaggio, in terre lontane o vicine che siano, è cambiamento, mutamento, divenire ma pur sempre una condizione interiore. Lo sa bene il protagonista di questo spettacolo, Ulisse, che dopo tanto peregrinare e anni di guerra ha solo voglia di tornare a casa, nella sua Odissea. Ma come ammoniscono gli Dei, non c’è mai ritorno per chi perde la strada. Ulisse, deve prima scoprire la propria identità, darsi un nome e un volto, passare attraverso essere Nessuno, le tentazioni delle Sirene, l’amore e la perdita della ragione, il naufragio, prima di poter abbracciare la sua Penelope, la sua casa, la sua Itaca.

Gli Dei, un uomo e una donna, interpretati da Giammarco D’Amato e Beatrice Brandigi, (Stefano Naldoni e Lara Torriti nell’altro cast) condensano le Divinità. L’invenzione di un dio maschile appartiene all’età moderna; Omero è sicuro che l’Olimpo sia abitato da divinità di entrambi i sessi che spesso intervengono nelle vicende umane. In RITORNO A ITACA la parte divina maschile ostacola il naufrago e lo costringe a lottare contro i propri mostri, mentre la parte femminile attrae, conforta e guida Ulisse. Divinità anonime, nel vero senso della parola, volutamente non identificate, che forse sono solo la rappresentazione dei nostri aneliti e desideri.

La ricerca di sé, rappresentato dal viaggio verso casa, è così pressante che, anche davanti all’offerta dell’immortalità, anche dovendo immergersi in un mare periglioso, e pur potendo trovare rifugio in un’isola con una donna bellissima come Calipso, decidiamo di ripartire. La ninfa innamorata di Odisseo, gli offre ospitalità e cibo, suggerendogli di far nascere Itaca dentro di lui e di restare con lei in eterno. Ma cosa è l’eterno senza la vera felicità? Itaca è un luogo interno dell’animo, Itaca è il suolo paterno, è la terra che lo ha dato alla luce, oltre una condizione interna, anche istinto e forza carnale di attrazione. Nelle parole e nei movimenti degli attori, Federico Romei nel ruolo di Ulisse e Elena Spennati in Penelope, troviamo questa aspirazione all’abbraccio atteso e desiderato, mancanza e desiderio (nell’altro cast i due protagonisti sono interpretati da Marco Raimondi e Caterina Altieri).

Il viaggio è sempre pronto a farci naufragare e farci perdere il timone ed ecco che ci ritroviamo nuovamente stranieri in terre a noi sconosciute. Ci ritroviamo nudi tante volte, senza filtri, come vermi e pur rendendoci invisibili ed estranei al contesto, riusciamo a farci accogliere. Non tutte le terre, sulle quali approdiamo, in questa ricerca, sono soavi e ospitali come Ogigia e la terra dei Feaci; a volte approdiamo in terre aride e infertili in cui gli abitanti non si danno pensiero di Zeus e il concetto di ospitalità, tanto caro ai Greci e ai popoli del sud, non alberga in loro. Lo straniero viene mangiato, il passato e il futuro non esistono. Le uniche armi allora in nostro possesso sono la ragione e l’intelligenza. Arguzia da utilizzare quando ci si ritrova davanti a chi è abile ad assumere molte forme ma che ha l’essenza di una strega, come Circe. Avviene quando i nostri compagni di viaggio sono caduti nelle trappole degli incontri fatti, e facciamo di tutto per salvarli e continuare insieme il viaggio. Avviene dunque che non cediamo alle magie delle varie e tremende streghe, che alla fine anzi costringiamo a fare il nostro gioco. Dal mare in tempesta che ci sbatte contro gli scogli e ci fa stare in balia delle onde, al fuoco dell’inferno: pur sempre di viaggio si tratta!

Tutte le donne che Ulisse incontra nel suo peregrinare per il mare hanno il volto della desiderata Penelope. E così il viaggio dell’uomo, diventa anche viaggio nell’amore e nella relazione, unica ed irripetibile, in ogni incontro, sempre se stessa.

La voglia di casa è tanta che ci spinge fino all’Ade dove Tiresia, mette in contatto Ulisse con la madre morta. Bella la figura di Tiresia, propriamente di entrambi i generi, ben interpretato dai due attori che lo compongono nella parte femminile e maschile, Simone Raggi e Elisabetta De Angeli (Andrea Iodice e Pina Guzzo), che hanno ruolo di narratori della vicenda e dei molti personaggi che costellano gli incontri di Ulisse, insieme a Marco Bernabò (Francesco Lambardi), che completano il bravo cast di attori.

Finalmente sul suolo patrio, quando più nulla può distoglierci dal voler raggiungere l’obiettivo, il chinarsi e il baciare la terra natia in silenzio, senza farsi riconoscere, perchè straniero in casa propria fino al ricongiungimento con l’altra parte del viaggiatore, Penelope, che tesse e disfa la tela. Archetipo di donna, bistrattata molte volte nel sentire comune, simbolo di colei che rimane inerme e che è sempre in attesa, che non si è mai mossa dalla propria casa. Tuttavia ci accorgiamo che anche Penelope compie un viaggio: nell’astuzia di restare fedele al marito, nell’essere regina di Itaca in assenza del marito. Chi muove davvero tutto è la regina di Itaca, nelle sue metamorfosi da ninfa dalle bianche braccia, da donna dal melodioso canto, a strega tremenda che sa assumere diverse forme, come fa la brava Elena Spennati nell’interpretare tutte le sfaccettature che può assumere una donna.

Ulisse e Penelope ormai uniti per sempre, fanno riflettere noi uomini di oggi su cosa è davvero la Itaca di tutti noi: se è davvero un luogo o si tratta di una condizione che alberga dentro di noi. E’ d’altronde vero che davanti ad un obiettivo, non c’è bellezza, oro, isola felice e mano di fanciulla che tenga. E anche gli stessi Dei possono ben poco. L’uomo sa architettarsi da sè per il suo volere, ben conscio tuttavia che il viaggio non finisce mai e che forse la stessa casa non si trova mai perchè tutto cambia sempre in eterno.

Info:

RITORNO A ITACA

Un viaggio nelle sonorità mediterranee e nel mito del ritorno

Adattamento e Regia di Sandra Balsimelli

Musiche originali di Federico Romei

collabora alla regia Michele Barni

Personaggi e Interpreti

Ulisse: Marco Raimondi, Federico Romei

Dio: Stefano Naldoni, Giammarco d’Amato

Penelope: Caterina Altieri Elena Spennati

Dea: Lara Torriti, Beatrice Brandigi

Cantastorie: Andrea Iodice, Simone Raggi

Cantastorie: Francesco Lambardi, Marco Bernabò

Cantastorie: Pina Guzzo, Elisabetta De Angeli

Foto: Leonardo Papi

Grafica: Eleonora Cappelletti

Teatro Lo Scantinato

dal 28 aprile al 13 maggio 2017

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