RELAZIONE PER UN'ACCADEMIA@Sala Uno Teatro: il rimpianto della Scimmia omologata

Il suggestivo Sala Uno, teatro di richiamo storico, impunemente nascosto nella navata centrale della cripta dalla maestosa Scala Santa in Piazza San Giovanni, offre spettacoli inconsueti e di fattura artigianale preziosa, che andrebbero valorizzati di più. Ne è un esempio “UNA RELAZIONE PER UN’ACCADEMIA” liberamente tratto dal racconto di Kafka e interpretato da Giuliano Brunazzi, attore della Scuola di Teatro di Bologna.

Nella tensione immaginaria di Kafka, la “Relazione” cui si accenna è quella tenuta da una Scimmia che ha mutato i suoi atteggiamenti in quelli di un uomo di spettacolo per scampare alla probabile prigionia in un giardino zoologico cui doveva essere destinata, dopo la cattura nella selvaggia terra natia.
La Scimmia spiega ad un gruppo di Eruditi come abbia fatto ad emanciparsi e a modificare la sua natura, quale sia stato il lungo addestramento necessario per assumere le movenze umane, diventare una stella del circo e omologarsi ai giochi di potere forse troppo umani, al punto di diventare essa stessa maestro per qualcun altro, non senza qualche rimpianto di fondo.

Un testo di Kafka è di per sé una sfida pericolosa, tanto più se si pensa ai sottesi messaggi metaforici, tutti di sapore esistenzialista (e autoreferenziali) nascosti nel sotto-testo della maggior parte dei suoi scritti, non ultimo questo, non certo uno dei più famosi fra le opere dell’autore praghese.
La metamorfosi della scimmia e il suo viaggio sulla nave, il suo ferimento, la gabbia e l’addestramento da parte di un Maestro severo, così come la presenza della “gente della nave” come primo pubblico involontario ed entusiasta, appartengono alla profonda simbologia kafkiana difficile da rappresentare a teatro, ma non impossibile.
Qui tutto si risolve in un monologo concentrato sul protagonista e sulla sua immagine brillante da imbonitore (più che da accademico); il testo risulta a tratti appesantito nella parte centrale, dove la drammaturgia si fa più verbosa e densa di significato e la rappresentazione pone l’accento sull’addestramento della scimmia e sul suo passaggio travagliato dallo stato brado a quello umano.

Lo spettacolo, dominato com’è dalla tensione del movimento non diventa mai stucchevole ma, anzi, viene brillantemente reso dall’interprete che incarna una scimmia “umanizzata” vestita di tutto punto, di cui conserva nel trucco del volto il richiamo visivo del primate e nei gesti una tensione fra la natura “animale” (non del tutto dimenticata) e quella “umana” assunta per necessità e mantenuta per convenienza.
Nonostante la fedeltà di fondo al testo, è ottima la scelta dell’attore di mantenere vivo nella sua Scimmia, il ricordo della natura “animale” passata: sta proprio in questa tensione (sempre mantenuta viva) fra la dimensione animale e l’umana la chiave di lettura dello spettacolo ed il tocco che rende la piéce non un esercizio di mimica più o meno spiritosa, fine a se stesso.
Brunazzi caratterizza la scimmia quasi portandola sul farsesco, ma senza ridicolizzarla completamente nel paradosso di un insegnante improbabile. Nella sua scimmia c’è l’allegria brillante e spiritosa di chi “ce l’ha fatta”, il cinismo sui meccanismi umani che portano alla “fama” e tutto il rimpianto della vita primordiale passata; allo stesso tempo risalta, chiaramente, anche la piena consapevolezza della necessità di trovare una via d’uscita dalla gabbia in cui l’avevano costretta.
Ed eccola emergere la metafora, quella della necessaria omologazione cui la natura umana (e forse quella artistica) viene inevitabilmente portata pur di “andare avanti”, avere successo, e non essere costretta in una gabbia troppo piccola per permettergli di esprimersi, forse in analogia con la tensione verso quella crescita artistica che Kafka indicava come propria e unica via di salvezza.

Info:
Visto al Teatro Sala Uno

UNA RELAZIONE PER UN'ACCADEMIA

dall' 11 al 13 Dicembre 2015

Diretto e Interpretato da

Giuliano Brunazzi

Scheda di presentazione
Relazione per un’Accademia

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