In scena al teatro Duse ancora fino al 13 febbraio 2022, RE LEAR di WILLIAM SHAKESPEARE nella traduzione di Letizia Russo con la riduzione e adattamento di ANDREA BARACCO e GLAUCO MAURI.
Non ne hanno fatta solo una tragedia, ma una monumentale allegoria della vita, dei tempi di allora ma anche dei nostri tempi, c'è infatti un tempo universale di intrighi, complotti, dove è facile credere a chi in realtà ci sta ingannando e altrettando facile dubitare di chi invece è autentico e sincero. La verità è sempre complicata da identificare, siamo talmente abituati alle maschere, che quando ci troviamo senza, non ci riconosciamo più, o forse mai ci siamo conosciuti davvero.
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RE LEAR: la Compagnia Mauri-Sturno, un testo quanto mai contemporaneo al teatro Duse
Questa la proposta della tragedia della Compagnia Mauri Sturno – Fondazione Teatro della Toscana per la regia di Andrea Baracco che a quattro mani con Glauco Mauri – a 91 anni per la terza volta nella sua carriera nel ruolo di Lear – del testo ha curato anche la riduzione e l'adattamento, arricchito dall'aggiunta di citazioni preziose, il risultato finale è un testo contemporaneo e rafforzato nel vigore, presente a se stesso e ai nostri giorni, attuale pur non tradendo mai l'originale.
RE LEAR ed il tragico rapporto Padre-Figli
Protagonista di quest'opera il tragico rapporto padre-figlie e figli: non c'è madre qui, solo padri, padri che ripudiano per l'orgoglio ferito del non sentirsi dire ciò di cui hanno bisogno, padri che non riconoscono la voce dei propri figli quando li ritrovano ma non possono più vederli; assieme al tema della follia, attuale e affascinante, unita alla cecità, il guardare senza saper vedere. A che servono gli occhi, allora? Shakespeare affronta tematiche così umane e sanguigne che trascendono le epoche e, proprio per questo, nei testi così iconici e noti come può essere questo del King Lear, non è più così importante cosa, ma il come lo si racconta.
RE LEAR: la corona ed i giochi di potere
La corona, per la quale nessuno è degno, troverà infine un nuovo re, nell'unico superstite e possibile prosecutore, la presa di responsabilità di un re nudo (non solo allegoricamente spogliato di tutto), che viene avvolto dalla luce e intrappolato in una corona gigante, una gabbia autoinflitta, che lo investe dall'alto come se non potesse andare altrimenti. I giochi di potere sono rafforzati dalle scene imponenti e dal grande potere evocativo, barocche ma senza eccedere, lettere che si muovono a indicare i capitoli verso la fine della vita del protagonista, parti di scenografie che si spostano e diventano una scogliera o un nascondiglio, scali da scendere e da salire che, assieme a un trono ascensore, permettono di spostarsi simbolicamente tra i vari livelli di potere, nell'insieme visivamente una scelta azzeccata.
RE LEAR: suggestivo il piano luci di Vainieri, apprezzabili i costumi di Crisolini Malatesta, delicata la musica di Vezzani-Vanja
Il suggestivo piano luci studiato da Umile Vainieri rivela che non c'è sufficiente dignità in questi personaggi aridi, freddi, manipolatori, oscuri e senza pietà, li smachera definitivamente, mettendo la sola luce necessaria sui volti, rendendoli nel loro essere ombre di malvagità, la poca luce dosata ad arte ne enfatizza ulteriormente l'oscurità, Caravaggio avrebbe apprezzato. Si salvano i matti, veri o fasulli che siano, unici compagni fedeli e illuminati. Dei costumi di Marta Crisolini Malatesta chi vi scrive ha particolarmente apprezzato la visione non banale, la scelta di non essere didascalici: gli attori non indossano costumi che ricordano l'epoca pur risultando coerenti nella resa dei vari personaggi, dall'opulenza della corte all'autorevolezza delle divise fino all'estrosità del matto di corte, prestigiatore che sa vedere e cogliere l'essenza delle cose e delle persone. E infine, ultime ma non meno importanti, le musiche curate da Giacomo Vezzani e Riccardo Vanja, che accompagnano delicatamente la tragedia rendendola ancora più struggente.
Cosa resta del Re Lear?
Cosa resta alla fine? Re Lear è dolore, l'amarezza di non aver capito in tempo, l'odio e il rancore, il venir ripudiati, il non sentirsi compresi, la vendetta, ma anche il ritrovarsi – “dimentica e, se puoi, perdona” dice il vecchio re alla figlia Cordelia. Davvero terribile l'insegnamento per la vita che ci inganniamo, pensando che gli anni non s'hanno a finire e, visto che bisogna morire, meglio non lasciare che siano i ciechi a guidare i matti.
Il cast del Re Lear della Compagna Mauri-Sturno
Resta un cast interessante (la mia particolare menzione per Francesco Sferrazza Papa e Dario Cantarelli), guidato da un eccellente Glauco Mauri, che illumina il palco con la tecnica raffinata acquistita nella sua lunga carriera, ma soprattutto con l'amore per il teatro. Mauri si dice finalmente pronto per la parte, chi scrive non ha visto le sue versioni precedenti del personaggio, ma vi assicura che non vi pentierete di aver visto questa: ancora per stasera alle 21 e domani, domenica 13 febbraio, per una pomeridiana al Teatro Duse di Bologna.
Visto al Teatro Duse l'11 febbraio 2022
‘RE LEAR’ AL TEATRO DUSE DI BOLOGNA
Glauco Mauri in scena con Roberto Sturno, regia di Andrea Baracco
Dall’11 al 13 febbraio 2022 | ore 21, domenica ore 16
Teatro Duse – Bologna, via Cartoleria 42