RASSEGNA EX TEMPORANEO @ Officina Giovani: il caleidoscopio della precarietà  contemporanea

Dal 22 marzo all’11 aprile si sono susseguite sul palco di Officina Giovani a Prato quattro tra le principali compagnie teatrali italiane per la prima edizione di Ex Temporaneo, rassegna di drammaturgia contemporanea organizzata dallo staff del Comune di Prato. Filo conduttore delle rappresentazioni la volontà di portare al grande pubblico – gli spettacoli erano tutti ad ingresso gratuito – il meglio di ciò che il panorama nazionale può offrire ovvero un modo di fare teatro capace di stupire con un’ampia varietà di forme e prestazioni intese a lasciare lo spettatore sorpreso, talvolta persino esterrefatto, ma mai indifferente: Babilonia Teatri, Gli Omini, Teatro dei Venti, Fortebraccio.

Ex temporaneo Officina Giovani

Macchine per la schiuma, abiti sottovuoto come fossero insaccati, luci crepuscolari o, di contro, accecanti ed uniformanti sedili da giostra e sfilate di cani: una originale moltitudine di scelte teatrali e di allestimenti scenici per i tre dei quattro spettacoli della rassegna cui abbiamo assistito, Calcinculo, Incerticorpi ed il già recensito Sei. E dunque perché si fa meraviglia di noi? (oltre a Più Carati a cui non abbiamo assistito). La necessità di testimoniare e denunciare una precarietà di fondo alla quale, non potendo sottrarsi, l’essere umano ha deciso di reagire cercando una continua affermazione del proprio ego per lasciare un segno capace di eternarlo. Una dilagante ipertrofia dell’io per la quale ci sentiamo tutti bisognosi di uno spazio vitale in cui esternare, dichiarare, dimostrare e financo urlare che esistiamo, che siamo unici, pur restando vittime di un’implacabile omogeneizzazione. In quest’ottica i mezzi odierni fatti per la condivisione, per fare rete, finiscono, invece, per irretirci e chiuderci in tante capsule impermeabili da cui “non condivido la tua idea ma sono disposto ad ucciderti per convincerti della mia”. E sentiamo la necessità di un microfono in aria per gridarlo al mondo ed arrogarci i nostri 15 minuti di celebrità. Sul palco ricavato tra le colonne metalliche dello spazio di Officina Giovani, attiguo ai vecchi macelli pubblici della città, le compagnie teatrali che si sono esibite hanno portato in scena lavori originali o ispirati a grandi classici riuscendo, a fasi alterne, ad instaurare col pubblico un rapporto diretto, entrandone talvolta a far parte per creare un interscambio non sempre pienamente riuscito. Un’occasione per confrontare forme di spettacolo diverse del panorama drammaturgico contemporaneo che, ognuna col proprio linguaggio, hanno saputo parlare al pubblico per divertirlo, emozionarlo o magari anche “perplimerlo”.

CALCINCULO – Babilonia Teatri

In una sorta di cabaret 2.0 la compagnia veneta Babilonia Teatri ha intrattenuto il pubblico con monologhi dai ritmi incalzanti resi ancora più efficaci dalle rime e dalle assonanze dei testi originali. Come un monito per l’instabilità delle proprie esistenze fatte di ansie da esorcizzare, di un relativismo ideologico che autorizza la creazione di culti personali, il sedile di una giostra calcinculo oscilla a lato della semplice scenografia arredata con una una fila di estintori sormontati dalle bandiere della Repubblica di Venezia. Restiamo agganciati al sedile e giriamo vorticosamente sulla giostra della vita, dalla quale non possiamo scendere per non rinunciare al premio che ci spetta. Il rischio è però quello di perdere punti di riferimento (“Mi serve un metro. Sono rimasto senza unità”) restando sospesi in aria tanto da non stupirci se ad una sfilata di cani, fisicamente condotti dai loro padroni tra gli spettatori, ci rammarichiamo per la frustrazione dei perdenti. In abiti anni ‘90 gli attori ed autori Enrico Castellani e Valeria Raimondi insieme a Luca Scotton si sono abilmente alternati nell’esecuzione di brani di loro composizione dai ritmi pop con testi fatti di frasi ripetute capaci di coinvolgere il pubblico e di imprimergli la convinzione che, se rivoluzione deve essere, serve un tagliando degli ideali (“Senza manutenzione non c’è rivoluzione”) in un’epoca in cui le bandiere non sono più in grado di unire ma di dividere, in un’epoca in cui l’ardimento che si nasconde dietro un labaro è facilmente soffocabile con un comune estintore.

INCERTICORPI – Teatro dei Venti

In meccanica cinematica, dato il moto di un punto materiale, lo spostamento è il vettore che unisce la partenza con l’arrivo, indipendente dalla traiettoria percorsa dal punto materiale. Se quest’ultimo fossimo noi, lo spostamento della vita sarebbe così definito per ciascuno identificando i nostri estremi con la nascita e la morte. E per quanto cerchiamo di variare la nostra traiettoria tra questi due punti con l’obiettivo di una fine diversa o solo per allungare il nostro spostamento, il destino non ci lascia scampo. Non è sufficiente neanche conservare sottovuoto gli accessori che accompagnano ogni tappa di questo percorso per evitarne il decadimento, come se in questo modo indossarli potesse preservare anche il nostro corpo. Con una recitazione fatta di molti silenzi, di ritmi attentamente cadenzati che permettono di cogliere ogni singolo movimento del suo fisico atletico, Francesca Figini, da sola sul palco, polarizza sapientemente l’attenzione degli spettatori mentre scandisce le tappe dalla vigorosa fase giovanile fino alla letterale caduta della vecchiaia e al, secondo noi vagamente retorico ed evitabile, finale in cui implora la morte di attendere. L’espressione incazzosa dell’inizio lascia spazio alla tristezza di un volto plasticamente deformato che non riesce a nascondere l’inesorabile scorrere del tempo. Nonostante tutto, in ogni fase c’è comunque spazio per un selfie e per un messaggio ad un microfono appeso in aria, perché l’affermazione di noi stessi dipende dalla visibilità social. E se invece si scatenano gli haters, non importa: l’odio rinvigorisce e conduce alla libertà. La domanda però che resta insoluta è: a quale prezzo?

SEI. E DUNQUE, PERCHÉ SI FA MERAVIGLIA DI NOI? – Fortebraccio Teatro   

Solitamente la maschera condanna l’individuo a recitare sempre la stessa parte sul palcoscenico della vita,  dove ognuno ricopre il proprio ruolo scegliendo quale personaggio interpretare. Su questo palco la maschera è il tutto, rappresenta un coacervo di personaggi e narratore, non recita sola una, ma tutte le parti, annullandone lo scopo stesso, imprigionando la vita in una sola forma immutabile. Ribaltando la concezione pirandelliana ma restando profondamente fedele alla filosofia e al testo dei Sei personaggi in cerca d’autore, Roberto Latini ridimensiona l’effetto del cosiddetto teatro nel teatro: il pubblico sa sempre di avere davanti una rappresentazione. E così si rafforza (laddove nell’originale si assottiglia) il labile confine fra realtà e finzione. Il dramma è cadenzato dalle parole, sempre in primo piano, che sono scandite, urlate, proiettate, accompagnate da una scenografia di luci ed ombre che pare trasportarci in una diversa dimensione, orribile ed immaginifica. Tanto che, grazie al carismatico e camaleontico PierGiuseppe Di Tanno, espressivo attore e performer allo stesso tempo, rapidamente irrompono sulla scena gli sprovveduti becchini dell’Amleto piegati davanti al piedistallo rovesciato, adesso nel ruolo di tomba. Dopo la tragica morte, vera o presunta, della bambina dei Sei personaggi, Ofelia, un’altra vittima funge così da tramite tra la prima e la seconda parte dello spettacolo, in cui la morte diventa la vera protagonista, dimostrazione finale e ultima della nostra precarietà.

EX TEMPORANEO On Stage Teatro 2019

Officina Giovani, Prato
22 marzo – 11 aprile 2019

CALCINCULO

produzione Babilonia Teatri
di e con Enrico Castellani e Valeria Raimondi
musiche Lorenzo Scuda fonico Luca Scapellato
direzione di scena Luca Scotton 
coproduzione Operaestate Festival Veneto
22 marzo 2019

PIU’ CARATI

produzione Gli Omini
ideato e scritto da Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Luca Zacchini
allestimento teatrale Associazione Teatrale Pistoiese
29 marzo 2019

INCERTICORPI

produzione Teatro dei Venti
drammaturgia Giulio Costa e Stefano Tè
regia Stefano Tè
musiche Alessandro Pivetti
con Francesca Figini
5 aprile 2019

SEI. E DUNQUE, PERCHE’ SI FA MERAVIGLIA DI NOI?

produzione Fortebraccio Teatro / Compagnia Lombardi-Tiezzi 
con PierGiuseppe Di Tanno
drammaturgia e regia Roberto Latini 
musica e suono Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica Max Mugnai
assistente alla regia Alessandro Porcu 
consulenza tecnica Luca Baldini
collaborazione tecnica Daria Grispino
11 aprile 2019

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