RADIO GHETTO comincia nel momento in cui si ha voglia di ascoltare quello che viene sempre ignorato e di alzare lo sguardo verso il nostro vicino, quello che vive ai margini di una società impegnata e fiera. Radio ghetto è un progetto che illustra in maniera convincente la realtà ignorata dei grandi ghetti ai bordi delle città del sud, come quello del foggiano, nella quale vengono relegati i lavoratori nei campi di pomodori, extracomunitari, e le famiglie di questi uomini schiacciati dalle leggi disumane del capitalismo.
L’attrice Francesca Farcomeni, illustra inizialmente le ragioni di questo progetto basato su una personale esperienza all’interno di questi ghetti, grazie al supporto del Collettivo Radio Ghetto, una radio locale che cerca di “dar voce alle campagne pugliesi” . La Farcomeni parla da un microfono calato dal soffitto del palco, mentre, grazie a delle cuffie bluetooth consegnate all’ingresso, la platea può ascoltare silenziosa il racconto; cosi intorno cambiano le percezioni del suono e della luce, in un’atmosfera surreale di ombre e voci straniere. Inizia così il resoconto di un’esperienza paradossale, l’incontro di vite al limite che farebbero di tutto pur di procurarsi del cibo o poche monete utili al baratto di qualsiasi cosa possa aiutarli a vedere un altro giorno.
Man mano che lo spettacolo va avanti prende forma questo luogo, la sua architettura complessa, le sue gerarchie barcollanti e le sue leggi essenziali ma soprattutto si rivelano le voci di chi questo luogo lo abita o lo ha abitato. Storie che alla fine vengono per assomigliare a quelle di ognuno di noi ma che sono colorate da mille sfumature della pelle, da accenti esotici e crudeltà che in pochi posso considerare umane. Tra tutti gli aneddoti che colpiscono la platea silenziosa e attenta, ce ne sono alcuni tanto crudeli quanto poetici. Ci sono vite di donne che hanno scelto la sicurezza amara in cambio della loro libertà e donne che hanno lottato per essere qualcos’altro, qualcosa di mai visto e strano, qualcosa che non è incatenato dal pregiudizio.
E’ sicuramente uno di quegli spettacoli che tiene col fiato sospeso fino alla fine e che ti fa sentire parte di un meccanismo contorto e spietato alla quale è difficile rinunciare, nonostante la realtà venga sbattuta in faccia cosi come il peso di quei cassoni di pomodori da 400 chili l‘uno che uomini uguali a te sono costretti a portare in spalla ogni giorno.
Durante lo spettacolo la sala specchi del Teatro Studio Uno viene sporcata, adattata, spenta e inondata di pomodori; come quando l’attrice illustra sul pavimento del teatro una sorta di schema riconducibile alla gerarchia ferrea del lavoro nei campi di raccolta e, con un gessetto consumato, pone al vertice il caporale, che dirige la macchina lavorativa sul campo.
Il gran Ghetto di Foggia, però, non viene dipinto come un luogo stabile e saldo ma come un posto dinamico, una realtà accelerata e mutevole. Tante sono state, infatti, le volte in cui questo ghetto immenso nelle campagne tra San Severo e Rignano Garganico ha dovuto rinascere, come una fenice dalle sue ceneri, dopo gli incendi che l’hanno distrutto e che hanno strappato la vita a molti.
RADIO GHETTO e tutti i progetti che ruotano intorno vanno premiati per diverse ragioni ma soprattutto perché è un collettivo di giovani, che danno letteralmente voce a uomini e donne che riversano in condizioni lavorative e sociali ai limiti del dicibile ma assolutamente visibili e spudoratamente ignorati. La felicità non è un sentimento trascurato neanche dopo un racconto del genere, un piccolo dipinto che suona comunque come un Inno alla vita, nonostante tutto il buio e la melma del campo, nonostante tutto il buio e la melma dentro noi uomini.
Info:
RADIO GHETTO _ voci libere
di Collettivo Radio Ghetto
con Francesca Farcomeni
scrittura, audio, scene e regia Collettivo Radio Ghetto Voci Libere
co-produzione Teatro Studio Uno
con il supporto di Nuovo Cinema Palazzo residenza artistica Contrabbando 2018
Dal 14 – 17 marzo 2019
Teatro Studio Uno – via Carlo della Rocca, 6 Roma
Phr: Ginevra Sammartino