QUEEN LEAR @ Teatro Fabbricone: tutti i colori della solitudine moderna

E’ andato in scena da martedì 22 a domenica 27 gennaio al Teatro Fabbricone di Prato Queen Lear delle Nina’s Drag Queens: una tragicommedia musicale en travesti ispirata al classico shakespeariano Re Lear. Nato da un’idea di Francesco Micheli, scritto dalla drammaturga inglese Claire Dowie e musicato dal compositore italiano Enrico Melozzi, lo spettacolo è coprodotto dal Teatro Metastasio di Prato insieme a Aparte Soc. Coop e a Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano. Una performance in cui tra lustrini e melodie pop si nascondono le sfumature della solitudine che ammorba la nostra modernità.

a cura di Leonardo Favilli e Michele D’Ambrosio

Un variegato pubblico si trova davanti uno spazio scenico pieno di bambole e varie suppellettili come tappeti e tendine. Basta attendere l’ingresso dei personaggi per sentirsi catapultati nelle scenografie e nei colori del cinema di Almodovar: si percepisce infatti la sensazione di trovarsi in un film del famoso regista spagnolo in un no time and no space, usando un’espressione magari più familiare al celebre bardo.

Lea R., un’immigrata italiana in Inghilterra, ormai anziana, decide di chiudere il suo negozio di bambole e dividere la sua ricchezza tra le tre figlie, Gonerilla, Regana e Cordelia, solo dopo che queste le avranno saputo esprimere quanto le vogliono bene. Tra dialoghi shakespeariani e testi di canzoni moderne comincia così questa esilarante ed emozionante trasposizione largamente rivisitata di Re Lear. La figlia minore, Cordelia, la più sincera, non riesce ad esplicitare il proprio affetto senza assecondare la piaggeria delle sorelle e quindi viene cacciata dalla madre, insieme a Kent, sua fedele amica/compagna. Ben presto la convivenza e la demenza senile divengono insopportabili per le figlie maggiori. Pertanto diventa provvidenziale l’intervento di Edmund, un giovane immigrato che, dopo le difficoltà di essere straniero in terra straniera, è stato assunto come infermiere in un ospizio. Kent, tramutatosi in Clara (evidente, e talvolta rimarcata, l’assonanza con l’identità nascosta di Superman), e accettato come dama di compagnia da Lea, accompagnerà l’anziana donna verso l’inesorabile fine proprio nell’ospizio di Edmund.

La tragedia incalza con toni variamente più cupi e più accesi: dialoghi, monologhi, cambi di look e cambi di scena si susseguono in un tempo lungo ma mai noioso. E le risate si accompagnano fianco a fianco con la commozione di fronte all’indifendibile verità dei nostri giorni. Temi come quello della solitudine degli anziani e dell’immigrazione vengono trattati con delicatezza e senza ipocrisie. La pazzia di Re Lear diventa demenza senile di Lea R. che, in preda ad una crisi, arriva ad immaginarsi addirittura la morte delle due figlie maggiori, come nell’originale shakespeariano, che si contendono l’amore del bell’infermiere. In un cambio repentino di scene e musiche, talvolta originali ed accompagnate dal vivo talvolta cover in playback, e con la brillantezza propria dei vestiti scintillanti degli attori, viene raccontata la storia di una famiglia moderna formata da una donna e dalle figlie che, schiacciate dalla loro quotidianità, non possono prendersi cura dell’anziana mamma. In questa trasposizione contemporanea di Shakespeare, trovano spazio temi molto vicini al nostro quotidiano quali la solitudine degli anziani e l’immigrazione. Solo Edmund, unico personaggio maschile, il bastardo shakespeariano, migrato in terra straniera con nel cuore la famiglia di origine, sembra comprendere la condizione mentalmente e psicologicamente precaria di Lea nonché l’angoscia di Kent/Clara; commovente il loro dialogo in un incontro di singoli che aiuta a combattere la solitudine e il senso di inutilità. Unico vero interlocutore per Lea restano le sue bambole. Spesso è solo atttraverso di loro che riesce ad esprimere ciò che ha dentro e perciò si accompagna sempre ad una marionetta che dà voce al suo vero io, trascurato e inascoltato da chi le aveva invece espresso tanto incondizionato affetto.

Se l’intenzione era quella di abbattere lo stereotipo che vorrebbe le drag queen frivole e volgari, allora le Nina’s Drag Queens (al secolo gli attori professionisti Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Sax Nicosia, Lorenzo Piccolo, Ulisse Romanò) hanno pienamente raggiunto l’obiettivo. Tra pajettes, tacchi e sfavillanti trucchi hanno camaleonticamente saputo dimostrare di non essere solo animali da discoteca ma veri e propri artisti capaci di emozionarsi ed emozionare. Hanno infatti saputo portare avanti uno spettacolo difficile e catalizzare a lungo l’attenzione del pubblico.

Sebbene costumi, citazioni e colori possano più ispirare il refrain “questo vecchietto dove lo metto” che non riportare al testo originale, ogni richiamo ai personaggi originari appare calzante e rispettoso della morale sociale che già il testo di Shakespeare conteneva: una moralità che, sebbene siano ormai passati quattro secoli, sembra geneticamente insita nell’animo umano ed immutabile nel tempo e nello spazio. Queen Lear tocca pertanto le nostre corde più profonde che, nel bene o nel male, ci rendono semplicemente ed inevitabilmente umani.

Info:
QUEEN LEAR
uno spettacolo di Nina’s Drag Queens
testo Claire Dowie da William Shakespeare
musiche originali Enrico Melozzi
ideazione Francesco Micheli
traduzione Michele Panella e Lorenzo Piccolo
interpreti e regia Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Sax Nicosia, Lorenzo Piccolo, Ulisse Romanò
scene Erika Natati
costumi Rosa Mariotti
luci Andrea Violato
parrucche Marco’s Wigs
assistente alla regia Camilla Brison
assistente alle scene Giulia Bruschi
assistente ai costumi Leonardo Locchi
incisioni musicali Orchestra Notturna Clandestina
produzione Aparte Soc. Coop., Teatro Carcano, Teatro Metastasio di Prato
produzione musicale Casa Musicale Sonzogno
con il sostegno di Fondazione Cariplo nell’ambito del progetto fUnder35, Manifattura K, Kone Foundation (FI), Kilowatt Festival, Sorellanza
si ringrazia Accademia di Belle arti di Brera, Gianluca Agazzi, Chiara Bartali, Andrea Colombo, Naomi Galbiati, Francesca Sgariboldi, Donatella Mondani, Piccolo Teatro di Milano, Ingresso Artisti, Federico Salerno, Beatrice Palumbo, Leonardo Caruso, Serena Aldrighetti, Fulvio Santarpia, Orlando Manfredi, Salvatore Fiorini, Lorenzo Marquez, Giampiero Caponi, Emiliano D’Urbano, Carla Mulas Gonzales, Valentina del Re, Agnese Sielli, Elisa Agosto, Lodovico Bertuzzi, Viole Chiara Ciancone, Matilde Orsetti, Ambra Michelangeli, Leila Shirvani, Elisa Pennica, Giovanni D’Eramo, Dario Epifani, Joao Tavares Filho, Francesca Raponi, Ludovico D’Ignazio, Giustina Marta, Oriana Santini, Bego Garcia, Valerio Marcangeli, Daniele Moriconi, Giuseppe Rosa, Olena Kurkina, Fabrizio Candidi

Teatro Fabbricone
26 gennaio 2019

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