4:48 PSICOSI @Teatro della Limonaia: un inno alla vita alle porte del suicidio

4:48 PSICOSI L’ultimo iconico testo di Sarah Kane di nuovo in scena al Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino in chiusura dell’edizione 2021 di Intercity Festival, dove l’autrice inglese aveva debuttato in Italia per la prima volta nel lontano 1996 grazie a Barbara Nativi. Sul palco un terzetto composto da Valentina Banci, Teresa Fallai e Sonia Remorini dirette da Dimitri Milopulos che ha rivisto anche la traduzione del testo a partire dalla prima versione della Nativi. Tre anime per sintetizzare la figura controversa della Kane in uno spazio scenico fatto di geometria e di luce, un non-luogo dove si è materializzata l’anima contrastata dell’autrice finita suicida in un ospedale di Londra. 

4:48 Psicosi: la scena destrutturata

Ologrammi emersi da un’oscurità nebulosa che le luci lentamente dissolvono per lasciare spazio alla scacchiera regolare definita su un pavimento digradante verso il pubblico. Un elemento di instabilità che si aggiunge alla soggezione che il grande meccanismo dell’orologio sul fondo incute con i suoi metallici e rumorosi ingranaggi. Ogni oggetto contribuisce a destrutturare più che a costruire nell’intento di realizzare un non-luogo dove non si lascia spazio neanche al tempo. Non basta infatti un orologio a scandirlo se le sue lancette si spostano senza criterio e le 4:48 diventano un riferimento illogico e puramente simbolico. A  nulla vale neanche il divano al centro sullo sfondo, fuori contesto se consideriamo la datazione del testo ma pienamente in linea con la destrutturazione che si materializza in scena. Difficile dare corpo ad un’interiorità controversa che si spinge nei meandri più inconsci dell’ego ma che deve fare i conti con la realtà spazio-temporale pensata dagli uomini. Questa la sfida raccolta da Milopulos nella sua trasposizione.

Banci, Fallai, Remorini: tre attrici per Sarah Kane

Sensuale e piena di desiderio, ribelle e anticonformista, innamorata e sensibile: tre le anime che sono state affidate, rispettivamente, a Valentina Banci, Sonia Remorini e Teresa Fallai. Pronte a dialogare e ad interagire fino alla compenetrazione in una sorta di staffetta dove testimone è il disagio della protagonista, i ruoli facilmente si confondono. Le attrici in scena sembrano talvolta divertirsi a palleggiare con i sentimenti della Kane, ad intrecciare quelle sensazioni contrastanti che confluiscono in un travolgente fiume di parole, nucleo essenziale del testo inframezzato da lunghi e significativi silenzi. Il risultato è un puzzle tutt’altro che sconclusionato dal quale emergono un grido di aiuto e un profondo bisogno di affetto come se il mondo non comprendesse la forma di amore che lei è disposta a concedere perché fuori dai canoni che conosciamo. Poiché indescrivibile ed incomprensibile, la scienza è capace solamente di auto-assolversi con farmaci dai dosaggi asetticamente e rabbiosamente elencati a creare una ricetta in grado di soffocare e uniformare. Un mix letale.

Se le conquiste della medicina moderna non alleviano il male di vivere della donna, non c’è spazio neanche per una confortante spiritualità che potrebbe invece alloggiare con agio (come la Fallai sempre comoda sul divano) in questo non-luogo che è l’anima. Ogni volta che una breccia sembra aprirsi nel muro alzato dal mondo degli uomini, il tentativo di slancio conduce ad un picco sempre più alto dal quale però la caduta è sempre più dolorosa con ferite sempre più profonde. Un dissanguamento che uccide l’amore, i sentimenti, e anche la spiritualità. Può restare solo la Fede ma non in un dio non meglio identificato, parafulmine per la rabbia, bensì nella morte, tunnel dall’oscurità penetrante attraverso il quale raggiungere finalmente la luce, evadere dalla prigione spazio-temporale in cui il mondo costringe la controversa protagonista.

4:48 PSICOSI: trasposizione crepuscolare

Sebbene privo di pareti fisiche, lo spazio scenico non lascia scampo alle tre attrici-anime le quali, tranne la Fallai, si muovono spesso affettatamente e con nervosismo riuscendo così anche a restare in equilibrio senza scivolare nel pubblico. Molto equilibrato il cast che Milopulos ha selezionato per questa trasposizione crepuscolare in cui non sono mancati elementi ansiogeni e poetici, ben amalgamati e rispettosi dell’originale. Apprezzabile a tal proposito il binomio tra l’attinenza al testo della Kane e la personalizzazione che il regista ha compiuto dopo un filologico lavoro sulla versione madre in inglese. Poliedrica nella sua complessità, la psicologia della Kane è stata efficacemente affidata alle tre attrici che non hanno deluso le aspettative. Nella sua prorompente ma elegante sensualità, Valentina Banci ha inscenato tutte le insicurezze di una donna che si trova a fare i conti con amori incorrisposti, inevitabile fonte di insicurezza e disagio. A fare da contraltare Sonia Remorini, con un abbigliamento meno ricercato e vagamente maschile, coprotagonista ribelle che sfoga la rabbia senza isterismi. Non c’è infatti paranoia nel disagio dell’autrice ma il profondo senso di ingiustizia è troppo forte e il tono diventa a tratti implorante; laddove infatti non può arrivare la ratio non resta che tentare la carta della compassione. Si disvela pertanto il nucleo più profondo della psiche dominato da una sensibilità leggera e sporadicamente eterea, mirabilmente interpretata da Teresa Fallai, seduta sul divano con un elegante abito d’altri tempi. Anche se non avulsa dalle ferite infertele, rappresenta l’umanità che fatica a prevalere, soffocata dal mondo altro, troppo lontano e diverso.

Sarah Kane: “per favore aprite le tende”

Come attraverso un prisma ottico, l’Io si rifrange in una molteplicità che ci avvolge e a tratti ci trafigge perché in fondo dobbiamo sentirci tutti un po’ colpevoli nel momento in cui il viaggio termina e “si riaprono le tende” per uscire dall’oscurità. La regia di Dimitri Milopulos e l’interpretazione del terzetto Banci/Fallai/Remorini sono riuscite a tinteggiare un quadro usando solo pochi toni di luce e di colore. Un’uniformità coinvolgente che ci allontana dal pensiero di morte comunque spesso evocato e per il quale il suicidio fa entrare finalmente un raggio di sole attraverso le tende, aperte sul finale in un atto di liberazione estremo. Una fame di vita della quale purtroppo ci accorgiamo troppo tardi ma che dimostra un affetto profondo del regista e ideatore per l’artista inglese che lui ha personalmente conosciuto. Un omaggio non tanto, secondo noi, rivolto alla bravura dell’autrice ma soprattutto alla potenza delle sue parole, nucleo fondante di un testo che non smette mai di emozionare.

INTERCITY FESTIVAL 2021, Teatro della Limonaia

4:48 PSICOSI

di Sarah Kane
disegnato e diretto da Dimitri Milopulos
con Valentina Banci, Teresa Fallai, Sonia Remorini
musiche originali Marco Baraldi
traduzione Barbara Nativi rivista da Dimitri Milopulos
soprano Francesca Maionchi
assistente alle musiche Federico Ciompi
effetti sonori Vanni Cassori
sartoria Silvana Castaldi
foto di scena E. Gallina

Teatro della Limonaia, Sesto Fiorentino
venerdì 15 ottobre 2021

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF