Garbatella: quartiere che tra i brulicanti comprensori (dov’è chiusa tanta vita), ospita più di un Teatro, luogo deputato che dispensa cultura o comunque quell’invito accorato a frequentarla. Interrogarla. E con essa l'arte. L’invito ci viene dal dio Prometeo che scende in terra tra gli uomini il 16 dicembre al Teatro Palladium. Lo spettacolo rimarrà in scena fino a domenica 19 per la pomeridiana di rito.
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PRMOETEO: Il Dio nel Mito
Prometeo è il dio serrato in fredde catene sulla vetta angusta del Caucaso perchè ha rubato il “Fuoco” ed è sceso al livello più basso: amare l’uomo. È un salto vorticoso all’ingiù che non gli viene perdonato dalla cricca mediocre e astuta degli altri dèi e gli procura la severa pena e i ferrosi legacci. La punizione gli tortura le carni sanguinolente. Prometeo, nonostante tutto, è il robusto Titano che non s'accascia e “crede” nel mortale nonostante quel cumulo immenso e meraviglioso di difetti. Si scaglia per questo contro il potente Zeus. Si ribalta il banco dell’idolo: è un dio qui che ha fede nell’uomo. L’altare è mutato. La proiezione è inusuale. L'inedita visione coglie tutti impreparati: dei e non dei. Il grido acuto di Prometeo è brandello al vento ma dal labbro sfrenato contro chi rimane in alto e ha già allestito il banchetto d’oro e cristallo. Contro chi non si è curato degli esseri umani. Essi sono lì in basso ma non per questo inferiori, mescolati alla alla vita tra odori, profumi, puzza. Si scompagina il disegno fino a lì indisturbato. Quieto. Il prode Titano irrita la coalizione divina. Urla e si dimena sopra il breve bavaglio metallico. Morde. Eppure, in alcuni momenti, si affligge sotto il peso e sotto la solitudine: è deriso dunque dagli altri divini ed è come il medico che ha perduto fiducia nel mestiere e s'è persino ammalato. I suoi sono spasmi atroci di dolore che gli arrivano dalle viscere e gli rosicchiano la speranza residua. La sua angoscia trabocca fuori per il tanto amore.
Quale Prometeo mettere in scena?
Prometeo è probabilmente il primo incompreso della Messinscena. Eschilo è il padre dei Poeti greci: iniziatore di quella Tragedia che da sempre grandi attori e Teatri portano sulle tavole. Si rappresenta l’urlo sonoro della ribellione contro i potentati d’ogni epoca. Contro l’oppressore che simula il telaio ordito con sembianze generose, divine, fascinose ma rimane capace solo di sottrarre la volontà. Il libero arbitrio. È l’invito perentorio a non smettere di pensare. A rinunciare all'arte. É quel “fuoco” di prima che Prometeo soffia esanime sul brusio umano che mormora e s’addormenta pigramente nel letto disfatto del quotidiano. Il sapere scintillate di quel Fuoco sacro, viene dalla bocca del prode Titano e spazza il manto di polvere che si sedimenta sui pensieri stanchi. Il supplizio dell'incatenato, sembra essere ancora prima quello dell’uomo: «senza pace e senza fine…», come Patrick Rossi Gastaldi ci ricorda nelle sue note e nella regia che permea il lavoro teatrale.
Edoardo Siravo, voce di Prometeo al Teatro Palladium
Prometeo ha la voce robusta e potente del grande attore di razza. Il titano Edoardo Siravo è fermo nelle sue catene eppure ci regala persistenti movimenti in esplosioni e implosioni di voce. La sala è invasa e pervasa dalla sua interpretazione sentita e precisa. È la rabbia di Prometeo che arriva nitida con tutto il carico, con la matassa intricata di nervi, sino alle poltrone rosse dell'ultima fila. Sono ruvidi lapilli di lava. Taglienti. In certi casi rimangono invece dentro (rabbia implosa) come quell'altro magma in attesa d'eruzione che nascosto ci naviga dentro. Sotto l’epidermide. Fiume rovente, lento e inesorabile come i pensieri ribelli contrapposti a quelli del potente sorpreso nel banchetto degli oligarchici. Festa esclusiva e flagranza di reato impunito.
PROMETEO: un Cast di spessore
La compagnia è fatta di ottimi attori che ci restituiscono da subito tutto lo spessore e il tormento della tragedia greca: Gabriella Casali (Coro del Oceanine) è precisa, conturbante nella voce e incoraggiante nei riguardi del Titano e del pubblico a non perdere la rotta. Carlo Di Maio (Oceano) convince il pubblico nel suo intento di voler far tornare in sé Prometeo. Non ci riuscirà a dissuaderlo, ma questo non ha nulla a che fare con la sua bravura d'attore: è il lucido volere dell'autore greco a prevalere. Alessandro D’Ambrosi (Ermes) nella mitologia greca è il messaggero degli dèi e qui l'attore ne incarna il ruolo ed esordisce già da lontano con la risata isterica del potentato scosso nell'equilibrio che s'era sino a lì ben assestato. Sivia Siravo (Io) è la giovane donna con corna di giovenca trasformata così da Zeus per evitare l'accusa d'averla molestata. In lei c'è la potenza del dubbio di chi sente il dovere di interrogare e interrogarsi per scoprire quel che Prometeo sa e non rivela del tutto. Applauso fuori protocollo (durante lo spettacolo) per la sentita interpretazione della Siravo.
Prometeo: la regia dello spettacolo alla mano raffinata di Patrick Rossi Gastaldi
La regia è di Patrick Rossi Gastaldi. Artista raffinato che ci ha sempre abituato a lavori colti e ben orchestrati. Il disegno luci è ben studiato e suggestivo. Ci sono dei riflettori a bandiera posizionati ai bordi del palco, che sono essi stessi scena e danno agli attori e ai loro bei costumi un taglio inedito. Le musiche sono ritmiche, incalzanti a tratti inquietanti come dev'essere il sentimento che nasce quando si permette all’oppressore di perseguire il suo disegno. La musica diviene così un prolungamento della voce del Titano sulla soporifera condizione dell'uomo.
Si esce dal Teatro ridestati. Mi chiedo se abbiamo catene. L’urlo della pièce scuote le poltrone rosse. Eschilo scrisse si presume nel 460 a. C. Prometeo, la Tragedia del “dio incatenato perché amò i mortali oltre misura”. Sentiamo (in quel brusio di commenti che accompagna l’uscita di certi spettacoli che istigano la riflessione) che le cose non sono cambiate neanche un poco… E in quello spontaneo coro greco di voci… aggiungo la mia e non posso che tornare indietro e andare a complimentarmi con tutti gli attori in camerino e con il regista.