Dopo cinque mesi dalla prima serie tornano le nuove puntate di Posto di Sblocco, le pillole video del GLA – Gruppo di Lavoro Artistico, realizzate da un’idea de Gli Omini, con la regia John Snellinberg: dal 19 maggio al 23 giugno ogni mercoledì su TV PRATO alle ore 19 e ogni giovedì su Facebook e su Yotube del Met. Ci piacque molto la prima edizione e fu l’occasione di una bella intervista.
Nelle settimane della prima chiusura a primavera il silenzio del Teatro Metastasio risuonava quasi assordante laddove molti si attrezzavano con dirette streaming o con la riproposizione di materiale d’archivio. Invece poi abbiamo scoperto che quel silenzio era propedeutico all’impostazione di un nuovo progetto, sintomo di una città che ancora una volta non si ferma, per diversificare l’offerta culturale oltre la scena. Da tutto questo è nato il GLA – Gruppo di Lavoro Artistico – nel quale la Compagnia Gli Omini ha realizzato una produzione televisiva: 12 puntate di Posto di Sblocco, un progetto di teatro d’indagine nato da un’idea della Compagnia, con la sceneggiatura di Giulia Zacchini.
Il GLA: culla del progetto Posto di Sblocco
Leonardo Favilli ha raggiunto per telefono in una pausa pranzo dal lavoro in teatro, Francesco Rotelli, che insieme a Luca Zacchini e la partecipazione di Paola Tintinelli ha lavorato a questa originale produzione, per farci raccontare come si è formata e sviluppata dal loro punto di vista l’iniziativa del Metastasio.
F.R: Siamo stati contattati all’inizio di questa estate per far parte di questo progetto: visti i tempi che corrono con l’emergenza sanitaria, il lavoro che c’è e non c’è, ci è sembrata un‘imperdibile occasione per lavorare con colleghi autori e attori che stimiamo e apprezziamo. Fin dall’inizio la proposta è stata di realizzare prodotti artistici che nascessero senza la necessità del pubblico dal vivo, e non produzioni “riciclate” via internet, on line o streaming. Anche noi come Compagnia Gli Omini durante tutto il primo lockdown ci siamo rifiutati di andare in quella direzione, sviluppando piuttosto dei progetti nell’estate che fossero fruibili, pur seguendo le norme di distanziamento e igiene. Con il GLA insieme a Massimiliano Civica, stiamo lavorando a sceneggiati, documentari, radiodrammi e altre produzioni che utilizzino diversi linguaggi per far arrivare l’arte teatrale a quante più persone possibili, dando un senso al nostro lavoro.
Genesi e sviluppi di Posto di Sblocco
L.F: Posto di Sblocco è il progetto che vi vede protagonisti nell’ambito del GLA. Come nasce l’idea di questo sportello di ascolto?
F.R: I progetti di indagine sono una caratteristica de Gli Omini ormai da quindici anni. Giriamo l’Italia in lungo e in largo per le produzioni di “Memoria del Tempo Presente” declinandoli in varie forme: arriviamo in un territorio, ci poniamo in ascolto delle persone raccogliendo il materiale da trasformare in uno spettacolo. Stavolta le interviste fatte in giro per Prato sono state riprese dal Collettivo John Snellinberg per essere trasformate in un documentario televisivo in pillole. Ci siamo mossi per la città, in vari quartieri e piazze, con uno scalcagnato baracchino ispirato allo Psychiatric help di Lucy Van Pelt dei Peanuts, un carrettino dei gelati che invece di vendere qualcosa, raccoglie storie, colleziona gli sfoghi della gente.
L.F: Tutta la produzione de Gli Omini si distingue per la capacità di ascolto e l’arte del dialogo senza giudizio, un vero e proprio lavoro sociale e antropologico. Le vostre produzioni partono dal contatto con la gente, ricreando l’atmosfera di un luogo, come nei primi spettacoli Tappa, Gabbato Lo Santo, La Famiglia Campione, o la trilogia sulla linea ferroviaria della Porrettana, Il Gran Glassè con l’orchestra da balera eXtraliscio. Adesso avete fatto un nuovo passo in questa direzione: avete percepito un’urgenza maggiore nelle persone che avete incontrato?
F.R: Sì, con Posto di Sblocco aggiungiamo un nuovo tassello a Memoria del Tempo Presente, sempre alla ricerca del contatto con il pubblico che sia nella fase preparatoria come per gli spettacoli che hai citato o per i più recenti Butade a Buti, l’Orecchio di Tito a Tito in Basilicata, Cani da tartufo a San Miniato (Pi), oppure direttamente in scena come ne L’Asta o La Coppa del Santo in cui il pubblico partecipa attivamente per eleggere il proprio Santo Patrono, in una gara tra martiri, vergini e crocifissi.
Oggi come oggi il bisogno di contatto è ancora più forte, si tocca con mano la solitudine devastante, il bisogno di essere ascoltati, di sfogarsi, anche davanti a tre o quattro sciagurati barrocciai che si improvvisano psicologi, confessori, amici per dieci minuti, o semplici sconosciuti a cui rivelare le proprie storie. Da febbraio dell’anno scorso siamo circondati da posti di blocco, da impedimenti e limiti; abbiamo scelto di giocare in direzione opposta, umanamente e artisticamente, con lo sblocco, lo sbrocco, lo sfogo. Anche se durante le riprese siamo stati molto attenti a rispettare tutte le prescrizioni del momento. Si può fare: si può continuare ad avere relazioni umane, si può fare cultura, necessaria ed essenziale come il pane.
L.F: Come avete selezionato gli “attori”? Potete raccontarci qualche breve aneddoto capitato durante le interviste?
F.R: Tutto è molto dato dal caso, non ci sono schemi, appuntamenti o copioni preparati, l’obiettivo è creare dialogo e intimità nel giro di un lampo: alcuni si sono avvicinati per curiosità, altri li abbiamo fermati per fare qualche domanda; abbiamo trovato persone più predisposte a chiacchierare, altre avevano proprio bisogno di sfogarsi, a volte invece è stato più difficile. Da sempre sosteniamo che sarebbe un bene per la società un “atteggiamento più omino” nelle relazioni, la capacità di mettersi lì e ascoltare, accogliere senza giudizi, anche parlando di “cazzate” – bada bene. Nella prima puntata in Piazza Duomo abbiamo conosciuto Franchino, per le persone del posto è il macellaio, ma avrebbe voluto fare il professore. Un personaggio che abbiamo svelato in una nuova luce e a cui i pratesi sono affezionati.
Il futuro prende forma: il domani de Gli Omini e del GLA
L.F: Il materiale raccolto potrà avere un’evoluzione drammaturgica dal vivo?
F.R: Vedendo il materiale raccolto ci sarebbe potenzialmente spazio per degli sviluppi. Adesso il lavoro sta continuando in studio con il montaggio delle pillole televisive a cura di Giulia Zacchini, che è la sceneggiatrice delle puntate, come nei nostri spettacoli, e del Collettivo Snellinberg che cura la regia. Per il futuro non sappiamo quando e come potremo tornare sulla scena, ma sappiamo, come abbiamo visto quest’estate, che il pubblico ha una gran voglia di avere un contatto, uno scambio vero, ha bisogno di sentirsi vivo davanti a gente viva. Quindi continueremo, come abbiamo fatto sempre, a mantenere un legame forte col pubblico per cercare di resistere a questo momento, per tornare al nostro “buco spazio-culturale” La Segheria, il laboratorio, la casa de Gli Omini, quando potrà essere riaperto.
L.F: Tornando al punto di partenza di questa conversazione, potete svelarci qualche prossima mossa del GLA?
F.R: Il merito della Fondazione Teatro Metastasio è di aver creato un gruppo di lavoro di artisti, autori e attori, per ideare progetti che usino linguaggi originali, pensati fin dall’inizio con un esito diverso dalla messa in scena dal vivo. Il GLA sarà attivo fino a maggio: è uscita la prima puntata del radiodramma Arianna e la vita di e con Oscar De Summa, prossimamente ci sarà un melo-radio con la scrittura di Claudio Morganti e la collaborazione di Rita Frongia, in onda su Rete Toscana Classica, a cura di Rodolfo Sacchettini.Sstiamo anche realizzando uno sceneggiato televisivo, Il giornalino di Maigret, con la regia di Massimiliano Civica e la sceneggiatura di Armando Pirozzi, parodia dei vecchi sceneggiati italiani anni ’60. Ci saranno le altre pillole di Posto di Sblocco in tv e nuove produzioni per le quali stiamo tutti i giorni lavorando insieme, per rendere possibile la cultura in questi tempi nuovi.
POSTO DI SBLOCCO
pillole video del Gruppo di Lavoro Artistico
da un’idea de Gli Omini
sceneggiatura Giulia Zacchini
con Francesco Rotelli, Luca Zacchini e la partecipazione di Paola Tintinelli
regia John Snellinberg
montaggio Patrizio Gioffredi, fotografia Duccio Burberi
operatore di ripresa Silvia Bavetta, mixaggio Alessio Pepi
produzione Fondazione Teatro Metastasio
su TV Prato