Una tragicommedia tenera e ironica quella che è andata in scena al Teatro Sala Uno, “PLOUF (a love story)” di Mitridate Minovi. Una storia senza pretese di spessore, che racconta di due ragazzi e della loro storia sentimentale costellata di eventi che sfociano nella banalità di un –plouf-, un fallito tentativo di compiere qualcosa che renda autentico lo scorrere del loro tempo.
Per quanto il carattere surreale impregnasse gli sketch di questa avventura amorosa, dall’allestimento sobrio costruito solo dalle luci e da una cassa mobile, ai dialoghi minimizzati, alla presenza di un terzo incomodo, Daniel Terranegra nei panni del pupazzo Harry, che oscilla tra il reale e il mondo immaginario dei due protagonisti, la vince la banalità di una storia d’amore scaduta nella routine. Lui, Casper, interpretato da Daniele Amendola, è l’unico che aspira a dare vita a dei sentimenti più autentici, fin da principio lo conosciamo come quasi un adolescente, che fa il teatrino dell’eroe pronto al suicidio perché è crede di essere l’eroe incompreso dalla società, successivamente sarà pronto a rendersi complice di un omicidio per dare il colore vivace dell’avventura alla propria vita e per conquistare col gusto violento dell’orrido Penelope, alias Beatrice Fedi. Ma tutti questi archetipi romantici di storie d’amore vengono demoliti dal logorio e dal piattume della vita moderna, il suicidio sarà interrotto da un uscita in discoteca, l’omicidio avventuroso è un gratuito assassinio ai danni di un turista cinese, ucciso nel sussulto di uno starnuto, e anche la storia d’amore che lui si era immaginata unica ed eterna finisce nella noia del matrimonio che risulta essere soltanto l’ennesimo -plouf- , un buco nell’acqua.
La musica dal vivo della delicatissima arpa di Chiara Marchetti ha fatto a volte da colonna sonora, a volte ha riprodotto suonerie e suoni dei messaggi Whatsapp scambiati dai due protagonisti, ma per lo più resta una musica di sottofondo, a sé stante, forse perché inconciliabile con la banalità degli eventi rappresentati. Lo spettacolo non aveva nulla del “musical”, così come è stato dichiarato, e l’attributo “post-moderno” non giustifica la distanza della recitazione dalla scarsa presenza in scena di arti complementari al musical quali il canto (se si esclude la piccola performance di Daniel Terranegra) o la danza. Se il futuro post moderno dell’arte deve essere la sua banalizzazione si prospetta un assai scarso futuro della stessa e una triste resa di tutto il mondo che la circonda.
In ultima analisi, c’è l’incapacità di parlare dell’amore: viene denunciata la difficoltà di parlarne in quanto la storia di questo tema è costellata di rappresentazioni di tutti i tipi e archetipi, e così oggi si tende a banalizzare questo sentimento attraverso personaggi di veramente esiguo spessore calati in storie d’“amore” di ancor più banale realtà. È impossibile mettere in scena “personaggi così ampi da rappresentarci tutti”, come vengono descritti i personaggi di “PLOUF” nel comunicato stampa, specialmente in ambito sentimentale. Questo è al massimo il tentativo delle meccaniche sociali di massa a cui l’arte dovrebbe andare in direzione opposta. Dall’irreale visione idilliaca degli amanti che hanno come colonna sonora le più melliflue canzoni dei Carpenters, si sta passando all’altrettanto irreale considerazione del sentimento dell’amore come inesistente, come un qualcosa che esaurisce nel matrimonio e trova nella noia il suo ultimo approdo.
In “PLOUF” è triste osservare questa tendenza di un certo ambito -post-moderno- dell’arte che non riesce più a parlare all’individuo. E’ uno spettacolo che fa tenerezza per la mancanza di crescita di consapevolezza, e davvero sembra solo un buco nell’acqua. L’unico a cercare di riscattarsi da questo fallimento è Harry, il pupazzo che fa da amico immaginario di Casper e da sogno erotico e amante di Penelope, un pupazzo che vede la propria tragedia nell’essere davvero l’unico eroe incompreso della scena.
Contenuti
PLOUF
(a love story)
Regia e testo di Mitridate Minovi
con Daniele Amendola
Beatrice Fedi
Daniel Terranegra
arpa suonata da Chiara Marchetti
luci di Fabrizio Cicero
prodotto dal: Centro Spettacoli Teatrali 2