Dal 28 aprile al 1° maggio il Teatro Trastevere ha ospitato lo spettacolo “PIANTANDO CHIODI NEL PAVIMENTO CON LA FRONTE” di Eric Bogosian, con la regia di Pino Quartullo e l’interpretazione di Paolo Biag.

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Piantando chiodi nel pavimento con la fronte: una drammaturgia che attraversa illesa due decenni
“Piantando chiodi nel pavimento con la fronte” è una drammaturgia che fa parlare di sé dalla sua pubblicazione a partire da metà degli anni ’90. È un variegato campionario di monologhi non legati fra loro (o così in apparenza) in cui sfilano le rivisitazioni del “moderno” suburbano da parte dell’autore.
Uomini diversi di diverse estrazioni sociali, dal senzatetto che vive nel disagio più squallido all’inamidato rappresentante della borghesia industrializzata, tutti mossi attraverso i pindarici dialoghi del celebre attore americano. Una serrata di emozioni e adescamenti sociali condotti dalla paura e dall’ansia, dalla rabbia e dalla nevrosi.
Piantando chiodi nel pavimento con la fronte: il disumanizzante cronicizzato di Bogosian
Il sesso, la salute, la società americana, la politica, il consumismo, il machismo sono tutti temi che ricorrono in Bogosian e in questa drammaturgia c’è l’evidente evoluzione di un uomo arrabbiato con gli schemi e i paradigmi di una cultura sempre più disumanizzata (e disumanizzante).
Tutti i monologhi procedono sui binari di un comico cinismo, molto in voga a suo tempo e che resta verde ancora oggi. Un’ironia intellettualizzata e concettuale, che fa dell’amaro vivere uno specchio per le proprie esistenze e, in una certa misura, per ridere dannatamente delle nostre stupide nevrosi.
Un testo che parlava all’uomo degli anni 90 come a quello di oggi. Perché l’America (e il resto del mondo) non è poi cambiata così tanto, e siamo sempre gli stessi nevrastenici insoddisfatti di allora, ma con più tecnologia nelle tasche e più connessione worldwide a dimostrarlo.
Piantando chiodi nel pavimento con la fronte: Paolo Biag e la reinterpretazione in scena
Paolo Biag conduce lo spettacolo in modo incisivo. Velocissimo nei cambi costumi e interpretativi, regala una recitazione davvero notevole. Reinterpreta e riannoda le fila di tutti i dodici personaggi in scena trascinando gli anni 90 in una luce meno al neon e più a led. Se è fedele al testo e alle intenzioni dei monologhi i suoi uomini sono più che mai moderni. Ha una grinta spiccata, macina battute e metri di palcoscenico con sfrontatezza e audacia, ma tenendo sempre altissimo il controllo. Entra ed esce dai personaggi in meno di un minuto. Gioca su ogni monologo divertendosi e si vede. Riporta le abrasioni e le ammaccature di tutti i personaggi con la necessaria dose di verità che trapela anche laddove il testo richiede uno sforzo sul grottesco o sull’osceno. Non cede di un millimetro alla stanchezza fino alla fine, un vero trasformista stacanovista. Ha una presenza maschia che ben si allinea al mood drammaturgico. Niente sfarinature o atti melensi: anche il più sentimentale dei suoi personaggi sostiene il palcoscenico con solida dignità senza andare a elemosinare l’applauso in modo subdolo. Il sentimento che Paolo Biag porta in scena è reale e lo spettatore lo sente. Anche la rabbia e lo sciovinismo di alcuni personaggi sono svelati sul palco con un verismo ammirevole. Assume le varie identità dell’intero parco personaggi con posture e tonalità vocali precise e studiate. Insomma, Biag ha saputo dare sfoggio delle sue portentose doti attoriali in un solo testo, mettendo in mostra tutti gli uomini di cui è capace.

Piantando chiodi nel pavimento con la fronte: Pino Quartullo regia e coraggio
Piantando chiodi nel pavimento con la fronte è uno spettacolo dell’ingegnosità multiplayer che ha caratterizzato il panorama off e underground statunitense degli anni 90. Pino Quartullo, come già scritto su questo magazine, ha una regia finissima e una firma riconoscibile. Più etica che estetica. Quartullo fa parte della preziosa, quanto ristretta (purtroppo), cerchia di professionisti nostrani che preferiscono l’indagine interiore allo sfarzo patinato della scena. E in questo spettacolo si nota la forza del suo perscrutare attraverso i movimenti e le stazioni luci che Quartullo ha messo a servizio di Biag. C’è un coinvolgimento stratificato che evidenzia l’impronta registica ed è in quel discendere verso gli abissi umani che fanno la parte architettonica più compatta della drammaturgia, lasciando i decori e le sfumature (come legittimo sia) all’attore in scena. Una regia, quando è ben strutturata come questa, non grida alla mitomania e all’onnipresenza, ma è parte solubile nel tutto, c’è e si sente, ma senza coprire coi suoi sapori l’intera messinscena.
Visto il 1° maggio ’22
Dal 28 aprile al 1° maggio ‘22
Teatro Trastevere
Piantando chiodi nel pavimento con la fronte
di Eric Bogosian
con Paolo Biag
regia Pino Quartullo