PIANTALA @ Teatro Fabbrichino: un giardino incantato, dove fantasia e libertà  nutrono l’anima

La Compagnia Tpo, presso il Teatro Fabbrichino di Prato, per l’ultimo appuntamento in programma per MET ragazzi, va in scena con la nuova opera teatrale interattiva Piantala (ultima replica l’11 maggio prossimo). Lo spettacolo è dedicato a Gilles Clement (botanico, poeta e giardiniere) e a tutti quegli attivisti come i guerrilla gardening, che scelgono di interagire positivamente con lo spazio urbano, opponendosi attivamente al degrado e all’incuria, occupando un pezzo di terra abbandonato per farci crescere piante o colture. Il gruppo, diretto da Davide Venturini e Francesco Gandi, presenta uno spettacolo pensato per i bambini, ma con spunti di riflessione anche per gli adulti.

A cura di Serena Rosati, in stage Redazione Gufetto Firenze

Ben lontani dall’immagine romantica, che risiede nella nostra memoria, di bambini seduti in circolo davanti ad un coloratissimo teatrino di burattini, ovvero una forma di spettacolo esclusivamente narrativa, l’idea di teatro per l’infanzia viene totalmente ridefinita dalla Compagnia a favore di un tipo di teatro immersivo. La scena diventa un ambiente dove i personaggi possono interagire con  la narrazione e con gli eventi, la rappresentazione è creata in modo da assegnare un ruolo attivo al pubblico, il quale, attraverso il meccanismo del gioco di ruolo, può provare l’esperienza di essere incluso nell’opera. L’attore può animare autonomamente, con il solo movimento del corpo, oggetti, ambienti, grafica, immagini, ritmo e personaggi, dando vita all’azione scenica vera e propria. Lo spazio percettivo si allarga in virtù del coinvolgimento del pubblico, chiamato all’interazione tramite sensori deputati alla captazione dei suoi movimenti. Si crea dunque un’immersione partecipativa, grazie alla realizzazione di uno spazio fenomenico, che porta alla contaminazione dei sensi. Ripensare così il teatro tramite rapporti interconnessi tra gli attori, il pubblico, lo spazio e gli elementi della rappresentazione, significa ampliare in ultima istanza i confini della partecipazione. Musica, danza e arti figurative si compenetrano passando per integrazione, variabilità, interattività, ipermedialità e simulazione. Il fine ultimo è un teatro che utilizza diverse modalità narrative, trasformando anche la tecnica in mezzo espressivo, un tipo di teatro che richiede un nuovo approccio critico modulato su un innovativo linguaggio estetico.

Prima dell’inizio della rappresentazione i bambini entrano in sala senza scarpe, in gruppi divisi da braccialetti colorati e per raggiungere il loro posto passano dal tappeto scenico, assaporando emozionati un primo assaggio della partecipazione che verrà loro richiesta. Entra per prima in scena la ballerina, Valentina Consoli, fuggevole ma aggraziata, che ci porta subitaneamente in contatto con l’energia femminile capace di risvegliare la natura. Danzando è in grado di generare vita: il giardino prende forma, diventando un microcosmo dove umani, piante e piccoli animali convivono in simbiosi, generando una riflessione sui luoghi in cui tutti gli esseri viventi trovano un equilibrio tra il loro spazio e la natura. Alla danzatrice si unisce Madre Natura, Bela Dobiášová, che con le sue scarpette verdi balla in sincronia con la controparte “umana” sulle crepe, arricchendo la vegetazione, a sua volta rinfrancata dall’imminente temporale. Crescono così i fiori accarezzati e nutriti dal sole, leggiadri nel vento che li brandisce. Anche le piccole creature dell’orto si affacciano giocose in questo tripudio vitale dove si creano circostanze di convivenza pacifica tra specie diverse. Ma della vita fa parte anche la morte che incappucciata sorge dall’oscurità e ineluttabilmente fa scempio del giardino, riportandolo ad una landa desolata. Ma, come “un giardino può morire, può anche rinascere” e sono i bambini ad essere incaricati di intervenire dando luogo ad una piccola babele di voci e giochi. La vitalità dei piccoli richiama la vitalità della natura dove le piante “non sono né mie né tue, ma di tutti”, dove l’individualismo e l’egocentrismo lasciano spazio all’equilibrio ecologico e alla biodiversità, motori del pianeta su cui noi tutti viviamo.

La favola, parlando agli adulti, narra invece di scheletri di luoghi abbandonati ed a lungo dimenticati e di giardini ricreati per dare una seconda possibilità a spazi vuoti, recuperati da vecchie fabbriche dismesse. E’ la sfida dell’economia circolare: riuscire a superare l’attuale approccio consumistico e ripensare le città e i nostri stili di vita, favorendo il recupero ed il riuso. A lungo lo spazio è stato concepito come un modo per affermare il dominio antropocentrico dell’uomo sulla natura. L’educazione attuale deve tendere invece ad una visione biocentrica secondo modelli etici e sostenibili. Pertanto anche il recupero degli spazi urbani diventa una nuova cultura di come vivere la città, portandoci a riflettere e modificare i nostri stili di vita. Riqualificare l’esistente non dà dunque priorità al lato economico, ma diventa soprattutto un fattore sociale e culturale.

Il rinnovamento di un’area urbana provoca un aumento del suo valore in termini di identitaÌ€ e di inclusione, rappresenta l’occasione per risolvere problemi come la scarsa memoria storica e il mancato senso di appartenenza ai luoghi, al fine di promuovere una maggiore coesione sociale. E pochi spazi come quello del Fabbricone e del Fabbrichino, ex stabilimenti industriali abbandonati, dove la compagnia ha stabilito la sua sede dal 2002, possono dimostrare come una vecchia e degradata fabbrica si possa trasformare in una risorsa culturale, dove la cultura si fa per tutti e dove tutti possono viverla. Cosi come il nostro Pop-up garden ha riportato la natura ad essere vittoriosa sul cemento, così questo teatro ha convertito in patrimonio pubblico queste mura altrimenti destinate all’oblio.

PIANTALA Pop up garden
Compagnia TPO/Teatro Metastasio di Prato
direzione artistica Davide Venturini, Francesco Gandi
con Valentina Consoli, Bela Dobiášová
visual design Elsa Mersi
computer engineering Rossano Monti, Martin Von Günten
sound design Spartaco Cortesi

Teatro Fabbrichino, Prato
29 aprile 2019

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF