Tra i tanti antichi e storici teatri, Roma vanta il Tordinona, ubicato strategicamente, tra Castel Sant’Angelo e Piazza Navona, un’altra piccola perla che già entrando fa sospirare.
In scena dal 23 al 28 febbraio “PIÙ (+) O MENO (-) IO” scritto da una giovane drammaturga e attrice, Francesca Romana Miceli Picardi, racconta una storia dura e scomoda, la storia di una malattia, la storia di una depressione bipolare.
La sala è raccolta, si entra al buio aiutati solo da una torcia, e ti invade subito la sensazione di essere quasi un privilegiato ad essere lì, le attrici sono già in scena, la malata e la sua malattia, così legate da appartenersi anche in un vigoroso amplesso che nutre e sconquassa, le aiuta una luce stroboscopica e la musica potente dei “Depechemode” famoso gruppo britannico degli anni ’80.
Ci si può spaventare di tutto questo, ma l’autenticità delle parole crea un pathos fortissimo che inchioda alla poltrona respirando all’unisono con il battito del tuo cuore, e con quello di Francesca Picardi che non si risparmia, dolcezza, rabbia, onnipotenza, fragilità, delicatezza, paure e desideri, fusi in un’energia pura che addolora e commuove.
Il bianco e il nero, sono i colori scelti, non a caso, il polo nord, il polo sud, il demone, l’angelo, e tutta l’impotenza a gestire picchi e picchiate, in un turbinio di follia e di tenerezza.
Nella girandola di parole possiamo ritrovare pezzi di noi, disagi quotidiani che spesso non sappiamo colmare e la difficoltà di relazione con il mondo, colpisce la frase “Vorrei che gli altri fossero più gentili”, perché si ha la certezza che la gentilezza non basti mai, anzi a volte solo un pizzico è capace di acquietare il mare che si agita dentro.
Scritto e interpretato sapientemente, “PIÙ (+) O MENO (-) IO ” non è solo uno spettacolo coraggioso, è la generosità che lo rende unico, voler condividere una storia così speciale con il pubblico e rendere in maniera così vera la sua difficoltà è stato regalo raro e prezioso che consiglio a chi se lo può permettere di andarselo a prendere.
NOTE DI STAMPA
Va in scena al Teatro Tor Di IX dal 23 al 28 febbraio PIU' ( + ) O MENO ( – ) IO scritto e interpretato da Francesca Romana Miceli Picardi e Lara Panizzi e dalle stesse codiretto inseme a Gaia De Grecis
Sinossi
Una donna. Una stanza. La sua mente. La sua malattia. Un flusso continuo di: ricordi, insonnia, immagini, considerazioni.
Altalene di sinapsi con il singhiozzo. Tiro a segno e aritmie cerebrali.
La vita, come le quattro stagioni di Vivaldi che diventano una. Veloce e violenta come un uragano.
Un uragano di nome: bipolarità
Note di regia
"Piu' ( + ) o meno ( – ) Io" nasce dopo tre anni di spinte, propulsioni, ripensamenti, paure.
Mio padre e' stato per tutta la vita un depresso bipolare.
Curato in maniera egregia da un medico che ha dato a me la possibilità di avere il migliore dei padri.
Ma, alla fine, qualcosa è andato storto e ho avuto modo di conoscere "il mostro" molto da vicino.
La depressione bipolare è una malattia inaspettata e in molti casi, se non capita in tempo, travisata per schizofrenia.
La chiamo appositamente malattia, così come ho avuto modo di apprendere da persone molto più preparate di me; una malattia come tutte le altre.
Noi in famiglia abbiamo vissuto, odorato e ascoltato.
Forse è proprio per questo che ho impiegato tre anni della mia vita, per decidere se farlo diventare o meno uno spettacolo.
Illuminante poi è stato un incontro, una sera, in un pub, con un malato bipolare.
Mi diceva quanto impopolare sia questa depressione, (io lo avevo già constatato sulla mia pelle) quanto poco si sappia e quanto difficoltoso, pauroso sia, dire alla gente di avere un familiare affetto da bipolarità.
Ci si vergogna della mente.
Ci si vergogna perché' tutto va a fuoco.
Perché' la società ha bisogno di schemi precisi.
Un matto che dice la verità, urlando per le strade è "una figura
romantica, quasi poetica"; ben altra cosa è dire agli amici, che tu in casa hai un malato di mente.
Questa cosa, mi ha dato la forza di non censurarmi più.
Di scrivere. Di rappresentare la malattia. Non raccontarla.
Ma metterla in scena. Dedicandola a tutte le persone che ogni giorno, lottano per tornare dai propri cari e alla vita.
Non ho mai avuto paura delle derive di mio padre, ma questo non vuol dire che non si debba avere paura.
Conoscere, significa, da sempre: imparare a gestire.
La chimica la studiamo al liceo. Ecco… Essere bipolari è solo chimica.
La Compagnia Ovatta Armata ci tiene a specificare che lo spettacolo è vietato ai minori di 14 anni e che verrà fatto uso di luce stroboscopica.