PETER PAN GUARDA SOTTO LE GONNE @ Teatro Arena del Sole: Una favola contemporanea

Al Teatro Arena del Sole è andato in scena lo scorso 19 gennaio, PETER PAN GUARDA SOTTO LE GONNE una peculiare versione di Peter Pan che la Compagnia The Baby Walk propone all'interno della sua Trilogia sull'Identità, di cui questo spettacolo è il primo capitolo. 

PETER PAN GUARDA SOTTO LE GONNE, insieme ai più recenti capitoli Stabat Mater (Premio Hystrio Nuove Scritture di Scena 2017) e Un eschimese in Amazzonia (Premio Scenario 2017) compone un lavoro più ampio, una trilogia sull'idendità di genere, nato dalla necessità di indagare la differenza tra mente e corpo, interno ed esterno, presetato da una scrittura nata dall'urgenza di una riflessione prima personale e poi sociale ad ampio raggio, dove autobiografia e antropologia si intrecciano e influenzano in un gioco di rimandi, un punto di vista al servizio dell'altro.

Per l'ideazione e la regia di Liv Ferracchiati, drammaturgia a quattro mani di Greta Cappelletti e Liv Ferracchiati, con Linda Caridi, Liciano Ariel Lanza, Chiara Leoncini e Alice Raffaeli, l'aiuto regia, le coreografie e i costumi di Laura Dondi, voci fuori campo Ferdinando Bruni e Mariangela Granelli.

La Trilogia di Ferracchiati, proprio per la tematica delicata che tratta, è consigliata a partire dai 14 anni e si inserisce all'interno della rassegna Teatro Arcobaleno, un progetto educativo per diverse generazioni rivolto all'infanzia e all'adolescenza, alle famiglie e agli insegnanti: progetto unico nel nostro paese dedicato alla sensibilizzazione sul tema delle differenze di genere.

Si parte proprio dall'infanzia e dalla famosa fiaba di J. M. Barrie, la storia di Peter Pan, un bambino che voleva restare tale e non diventare mai uomo, ma questo già lo sappiamo. L'appiglio interessante è stato quello di usare l'esperienza del contrasto tra il corpo e la mente come pretesto per dare una particolare interpretazione della fiaba, portandola ai giorni nostri, o quasi, nei recenti anni '90.

La scena è spoglia, vediamo solo una rete metallica di un campetto sportivo alla quale è appesa una gruccia con appeso un abito rosa e, per terra, un pallone L'abito si rivela presto la soffocante prigione dalla quale Peter cerca di evadere, scegliendo il pallone all'odiato abito rosa, scegliendo se stesso e gli abiti maschili, non piegandosi all'orpello di una situazione domestica borghese concentrata sull'irritante e vuota apparenza.

Pochi necessari oggetti di scena, un pallone da calcio, un hula hoop, qualche sigaretta sfumacchiata e le pressanti voci fuori campo dei genitori di Peter che, nella profondità della preadolescenza dei protagonisti, appaiono ancora più grotteschi nel loro goffo tentativo di fare quello che possono per cercare di capirlo e di agire da bravi genitori.

Peter è una ragazzina di 11 anni (11 e mezzo!) con lunghi capelli biondi scompigliati e la passione per il calcio; Wendy è una 13enne già donna nel corpo, ma ancora sufficientemente ragazzina per sentirsi vicina a Peter. Fuma senza aspirare mentre lo scruta e tenta di fingersi più adulta di quel che è, non capisce in che modo gli è affine e neanche Peter lo ha ben chiaro.

La storia di un'amicizia e di un'attrazione che catapulta Peter nella difficile fase di scoperta della sessualità scorre veloce davanti ai nostri occhi, piano piano tutto si rischiara. Ed ecco la consapevolezza ma, una volta accolta, deve fare i conti con le aspettative degli altri, il peso della famiglia e della società.

Nella crisi e nella difficoltà non manca l'aiuto Tinkerbell, una rattoppa Campanellino sui generis, la nostra fata senza bacchetta. Tinkerbell è simpatica e schietta, critica e autoironica, è l'amica un po' psicologa che sa dire la cosa giusta e che supporta senza riserve a patto che si creda in lei. Dopotutto è l'unico compenso richiesto, perché “se non si crede alle fate, le fate muoiono!”

È una Tinkerbell scatenata che in quanto fata può permettersi di giocare su più livelli e fare da messaggero tra dentro e fuori scena, può stare con lui sul palco e in mezzo a noi tra il pubblico, entrando e uscendo in libertà. Ironizza e si racconta, con il suo zainetto con le sue improbabili ali attaccate e la perenne rottura di scatole che la accompa e che la rende esilarante. Illuminata e sensibile nella visione solo lei riesce a rendere a parole ciò che Peter sente dentro con semplicità: “non sei esattamente femmina, ma sei precisamente maschio” gli dice, in effetti, non ci si poteva aspettare che qualcosa di grandioso da una fata.

Nell'estrema realisticità del naturalismo non manca la visionarietà, il tormento dei corpi nelle coreografie, vere e proprie danze di battaglie interiori, piene di voglia di fuggire, di riscatto, di accettazione della vita che si vuole e che sarà.

Un cast prezioso, composto da attrici molto giovani, ma che non hanno nulla da invidiare ad altre con più esperienza. Interpretazioni intense e piene di personalità, valorizzate da una regia fresca e brillante, delicata, ma non sentimentale, che tocca nel profondo e va dritta dentro temi complessi e dolorosi senza appesantire, una scrittura scenica dissacrante al punto giusto, che non generalizza mai e che apre lo sguardo con cruda ironia. È il racconto di un'esperienza di vita realmente vissuta sulla pelle e questo fa la differenza insieme alla volontà di mantenersi semplici, genuini e ironici in modo da preservare il più possibile un messaggio che, nel desolante quadro sociale in cui viviamo, si fa spazio con decisa sensibilità.

Un lavoro ricco di contenuti e di grande umanità questo Peter Pan contemporaneo che si fa portavoce di diritti universali, il diritto alla propria identità, alla propria sessualità, il diritto di essere, semplicemente, la persona che si è.

Info:
PETER PAN GUARDA SOTTO LE GONNE

ideazioneLivia Ferracchiati

drammaturgiaGreta Cappelletti e Livia Ferracchiati

conLinda Caridi, Luciano Ariel Lanza, Chiara Leoncini, Alice Raffaelli

regiaLivia Ferracchiati

coreografie e costumiLaura Dondi

sceneLucia Menegazzo

luciGiacomo Marettelli Priorelli

produzioneTHE BABY WALK – TEATRO STABILE DELL’UMBRIA

con il sostegno diCAMPO TEATRALE e CAOS – CENTRO ARTI OPIFICIO SIRI

foto di Lucia Menegazzo

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