Lo scorso 30 Gennaio siamo stati all’Arena del Sole a vedere “Per il tuo Bene”, Testo vincitore del 12° Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli” di Pier Lorenzo Pisano, giovane e promettente drammaturgo.
Immaginiamo di essere degli studenti fuori sede e di tornare dopo tanti mesi di assenza a casa. Varcata la soglia, prima di tornare nella nostra vecchia camera, prima di abbracciare mamma e papà, ancor prima di salutare il cane, è l’odore ad arrivare per primo; l’odore di ammorbidente alla lavanda, di pavimenti puliti e di lasagne al forno, l’odore di casa. La nostalgia colpisce forte la bocca dello stomaco, toglie il respiro, anestetizza il dolore rendendo appetibili ricordi di interminabili pranzi di silenzi, lo sgranocchiare di pannocchie abbrustolite e il rumoreggiare con forchette e coltelli. Perché così succede; il tempo rimuove tutte le pieghe della vita, le rende morbide e così confortevoli da portarci a pensare: Tornare? Perchè no? Non sarà così terribile, dai.
Il disagio del ritorno a casa, le dinamiche familiari, le tensioni inespresse sono tutti motivi propulsori della pièce, che con discorsi impacciati su tavoli traballanti e pensieri esplosivi in corpi ingessati, donano uno divertente quanto lucido spaccato di vita quotidiana.
Il Fratello, la Madre, la Nonna, il Padre sono sì, personaggi con una coscienza propria ma sembrano esistere solo in funzione del Figlio; è come se solo la presenza del Figlio (fisica o anche solo concettuale) permettesse agli altri personaggi di esistere, di prendere vita. Il ritorno a casa del figlio mette in moto tutta una serie di processi che impongono ai personaggi una costruzione di una doppia facciata (una pubblica ed una privata) a cui devono attenersi per evitare spiacevoli incomprensioni e giudizi. Quello che si vede all’interno dello spettacolo non rappresenta un evento unico ma un susseguirsi infinito di successivi e consequenziali ritorni a casa con situazioni e dinamiche che si riproducono in maniera identica, sottolineando l’incapacità dei personaggi di esplicitare il loro malessere interiore.
Il Padre non appare mai, o perlomeno non in forma canonica, lui “è scenografia”: pur non essendo mai esplicitamente visibile la sua presenza la si percepisce per tutta la durata dello spettacolo. Si limita ad osservare pigramente gli avvenimenti e con inerzialità scruta il quotidiano vivere degli abitanti della casa; non vuole interferire e immischiarsi nelle discussioni della Famiglia accettandone passivamente le decisioni.
Possono esistere spettacoli in cui il testo ha la predominanza sulla regia, sull’interpretazione mentre ne possono esistere altri in cui il testo rappresenta solo uno dei tanti elementi scenici con cui andare a costituire uno spettacolo. “Per il tuo Bene” non rientra in nessuno di questi due casi; la perfetta sinergia che intercorre tra le due visoni le lega in un’unica ed impetuosa corrente. La scenografia, le luci, gli attori sono perfettamente integrati al testo, gli oggetti presenti sono strettamente funzionali e molti di essi acquistano significati diversi a seconda del contesto in cui sono inseriti. La regia, perfettamente consapevole (non a caso il drammaturgo è anche regista della rappresentazione) si avvale di un montaggio quasi cinematografico attuando frenetici e fragili ritratti in ceramica, pronti a frantumarsi al successivo cambio di scena.
Ma la vera rivelazione è la drammaturgia che, oltre a portare una ventata di freschezza mantiene il ritmo acceso e tonico, intervalla dialoghi dinamici con processi di autocoscienza con cui è possibile tracciare il profilo del personaggio con inchiostro indelebile. È proprio vero che, come diceva Stanislavskij, il silenzio teatrale viene generato dal rumore; il rimbombo di pensieri che scrosciando impetuoso, si riversa in platea rende perfettamente il disagio e l’imbarazzo che, nella quotidianità, colpisce ognuno di noi nelle più disparate occasioni.
Ci si chiede spesso quale sia il ruolo del teatro, quale sia la sua funzione e che cosa possa offrire di diverso dal cinema o dalle altre arti performative. "Per il tuo Bene", pur rimanendo uno spettacolo ruvido, accarezza con dita leggere, colpisce, schiaffeggia ma soprattutto diverte e questo non è affatto scontato. A differenza di come molti credono, il teatro non è solo autoreferenzialismo, non è un ampolloso monologo recitato per compiacere un pubblico di nicchia. Il teatro è parola, è comunicazione e come tale può e deve parlare ai giovani, a coloro che per la prima volta sbattono il naso contro il Mondo.
"Per il tuo Bene" parla tanto, urla nelle orecchie che il Teatro, quello vivo , si può ancora fare, che c’è speranza anche per noi dopotutto. Ci da la conferma che anche noi possiamo ancora entusiasmarci e perderci nell’immensa volta celeste del Teatro.
Info:
Dati artistici
testo e regia Pier Lorenzo Pisano
scene Giulia Carnevali
luci Vincenzo Bonaffini
costumi Raffaella Toni
sound designer Mattia Persico
assistente alla regia Camilla Brison
con Alessandro Bay Rossi, Marco Cacciola, Laura Mazzi, Marina Occhionero, Edoardo Sorgente
direttore tecnico Robert John Resteghini
direttore di scena Marco Fieni
capo elettricista Vincenzo De Angelis
fonico Pietro Tirella
scene costruite nel Laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione
capo costruttore Gioacchino Gramolini
costruttori Marco Fieni (costruzioni in ferro), Sergio Puzzo, Riccardo Betti
scenografa decoratrice Lucia Bramati
immagine manifesto e grafica Marco Smacchia
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Arca Azzurra Produzioni e Riccione Teatro
Testo vincitore del 12° Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli”
foto di Luca Del Pia
una produzione di Per il tuo bene • Produzione Emilia Romagna Teatro