Siamo stati al Teatro Arena del Sole per assistere a PATRIA PUTTANA, spettacolo per la regia di Enzo Moscato, con Enzo Moscato, Cristina Donadio, Giuseppe Affinito; una produzione La Compagnia Teatrale Enzo Moscato / Casa del Contemporaneo, in collaborazione con Centro La Soffitta – Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna.
La scena è abitata da tre personaggi che si raccontano o raccontano la vita degli altri, senza interagire tra loro, pregio e peccato allo stesso tempo, ma non potrebbe essere diversamente perché fanno parte di mondi cristallizzati e ognuno è chiuso nella sua dimensione di incomunicabilità, nel suo mondo, ognuno nella praticità delle sue esigenze e nell'urgenza della condivisione col pubblico.
Ci troviamo in un boudoir con oggetti di scena dal sapore anni Quaranta, a lato, un pulpito, un altarino patriottico, con tanto di nastro tricolore, giusto per non avere dubbi: è il punto privilegiato dal quale Moscato legge e interpreta le esperienze di vita delle signorine della notte, e non solo della notte.
Tutta mestruo, sperma e piscio, di lenzuoli da strizzare, di uomini vecchi, giovani e ancora quasi bambini… il dolore di chi ha iniziato a darsi a dieci anni (sì, proprio dieci anni), “I was only ten”, con inconsapevolezza, orgoglio, immenso dolore, con l'affanno della vita che non ti offre altre possibilità. O forse sì. Perché poi arriva anche il riscatto, anche se, alla fine, le sfide con se stessi non si vincono mai del tutto. Così quel fare carriera, diventare maitresse, diventare il capo di sé stessi e di altri, il vedere Napoli dall'alto è solo parte del gioco, anche il dolore resta, non dà scampo. Cristina Donadio, immensa, si dà con generosità, vive la sua protagonista come un brivido sulla sua pelle, un brivido che arriva anche a noi che guardiamo, regalando le sue personali ferite al suo personaggio, così dignitoso, combattivo e fragile, deciso e umiliato, sincero quando può, distaccato in apparenza, per sopravvivenza.
Uno spettacolo pieno di riferimenti e citazioni ai lavori passati di Moscato, peccato non averli visti tutti per poterne rintracciare le orme, un condensato intenso e appassionato, una dedica alle signore del giorno e della notte, alle signore del piacere.
E non solo il femminile e la femminilità vissuta e compartecipata, ma tanto altro delle cose che interessano a Moscato, come la napolenità, tratto peculiare delle sue eroine e delle situazioni in cui si trovano. Una imprescindibile Napoli, che Moscato ti fa vedere nei dettagli senza che tu l'abbia mai vista.
Il femminile… e “soprattutto quello ferito, venduto, comprato, mercificato, ingannato e mistificato da una Storia gestita da millenni, in assoluto, dal maschile. Patria Puttana, allora, è una piccola ma significativa silloge di questa inclinazione e amore di Moscato”: non solo un omaggio, quindi, ma soprattutto un atto di denuncia e di amore, un atto di fede, nella volontà di raccontare per sensibilizzare, a tratti con ironia, a tratti con violenza e senza pietà, perché le cose è giusto vederle con gli occhi spalancati.
Moscato omaggia la donna, biologica o per libera scelta che sia, questo è l'unico dettaglio che nella sua visione non ha importanza, sempre di Donna si tratta, non c'è chi è più o meno donna; con la sua scrittura graffia con le unghie, ma allo stesso tempo è piena di tenerezza e comprensione, è una scrittura viva che parla di differenza e di emarginazione, della sua Patria, ovvero l'essere donna, che per Moscato è un luogo umano condiviso di resistenza.
Per una volta il femminile, la Donna, al centro dell'identità cercata e trovata: gioie e dolori di una Patria, perché la Patria è la casa che ci si è scelti. Moscato sceglie l'essere Donna.
Info:
Arena del Sole, Sala Thierry Salmon
via Indipendenza 44, Bologna
venerdì 4 maggio – ore 20.30
PatriaPuttana
testi e regia Enzo Moscato
con Cristina Donadio, Enzo Moscato, Giuseppe Affinito
organizzazione Claudio Affinito
produzione Compagnia Teatrale Enzo Moscato/Casa del Contemporaneo
Durata: 75 minuti