Consacrato dalla candidatura ai Premi Ubu 2018, il Collettivo di Ricerca Teatrale Sotterraneo, fa il tutto esaurito e raddoppia la data con OVERLOAD la loro ultima creazione al Teatro Cantiere Florida di Firenze, città che ha visto le origini del gruppo. [Vincitore il 7 gennaio del premio UBU come miglior spettacolo]
Tre finti pesci rossi robotici nuotano costretti nello spazio ristretto di un acquario, ascoltano senza capire, una giornata di settembre di David Foster Wallace, l’ultima giornata di vita del famoso scrittore, morto suicida dieci anni fa, ex alcolizzato, dipendente cronico da psicofarmaci e antidepressivi, icona della letteratura nordamericana, autore di culto internazionale.
La nostra soglia di attenzione è scesa sotto quella di un pesce rosso nella boccia di vetro: a 8 secondi… “Che cosa stavo dicendo?” OVERLOAD con lo stesso meccanismo dei suggerimenti di internet si popola di infiniti collegamenti che attivano contenuti nascosti, che prendono il via grazie agli stessi spettatori che si alzano uno ad uno in piedi. E immancabilmente ogni volta qualcuno lo fa, preso dalla frenesia o dalla curiosità di attivare il link, la finestra pop up di dialogo interattivo facendoci rimbalzare da una parte all’altra, catturando senza sosta la nostra debole e malata attenzione.
Sotterraneo con la frenesia del moderno multitasking infila una scena dopo l’altra, unite anche solo da una parola, da un’associazione di pensiero, con ironia massacrante e un ritmo forsennato, tenuto insieme grazie al rigore del lavoro dell’attore che il gruppo teatrale dimostra ancora una volta, anche nei nuovi componenti, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati, Giulio Santolini, uniti ai fondatori Sara Bonaventura, Claudio Cirri e all’autore dietro le quinte Daniele Villa.
I continui collegamenti ipertestuali, cliccati dal pubblico, interrompono le parole di Wallace come un video di facebook silenziato: vediamo muovere le labbra di un uomo in calzonicini corti e la trasandata felpa del college, di cui dimentichiamo l’esistenza, nonostante ci stia parlando della sua morte. Nello scorrere delle immagini passiamo da Miss Universo al vincitore della Formula Uno; per assistere ai Set-Point impeccabili di due tenniste, in perfetta sincronia con l’audio; fino ad un nuotatore sulla platea con tanto di tuffo e bracciate senz’acqua. Arrivano sotto lo scrosciare della pioggia i cronisti in impermeabile, i ballerini di strada di hip hop, Babbo Natale, lo spettacolare placcaggio di un rugbista, fino all’uomo-pesce, che muore per essersi dimenticato di respirare, perchè distratto dall’emozione di un ballo sulla scena.
Il cambio continuo, le interruzioni mentali che inseguono ogni coniglio bianco che saltella, fanno perdere il senso di orientamento, fino a dimenticare e ritrovare Wallace, ora in piedi davanti a un microfono, ora bagnato dalla pioggia, ora intervistato su una poltrona bianca di plastica alla David Letterman Show, che parla del senso della morte e della vita.
Non riusciamo a seguire nessun filo logico, distratti continuamente da altro. L’attenzione è come l’occhio di Sauron. In questa epoca di rumore totale l’attenzione è una risorsa rara e in estinzione: l’ingrediente iniziale indispensabile per le capacità umane di ascoltare, approfondire, pensare, non esiste più.
Ricordate cosa c’era scritto sulla mia felpa, il colore dei miei calzini? Quanti contenuti nascosti sono stati attivati? Quanto ci mette un palco deserto a diventare noioso?
E abbiamo così improvvisamente e senza difesa l’immagine di noi stessi sui display, dei nostri selfie, delle frasi famose citate nei riquadri colorati dei social, delle foto ritoccate su Istagram, delle nostre vite iperstimolate, come migliaia di professionisti della comunicazione che ogni giorno si danno battaglia per conquistare pochi secondi dell’attenzione altrui. Siamo guerrieri in uno stato di allerta continua, che marciamo con l’ansia della morte, della fine della nostra attenzione per sempre, finchè non si è più: anche noi ci dimenticheremo di respirare come il pesce rosso un giorno perchè siamo distratti da altro?
Wallace nella sua ultima giornata di vita si domanda e ci domanda che cos’è l’acqua? citando il suo celebre discorso, diventato virale sui network (è proprio vero: ne siamo tutti vittime). Ma, dice, sapremo la risposta solo quando saremo morti, quando voleremo oltre la complessità di quell’acqua stagnante in cui i pesci meccanici circolano senza sosta, senza domande, senza scelte, senza comprensione. Come i pesci, anche noi non possiamo sapere che cosa è l’acqua perchè ne siamo immersi. Il problema è l’ironia, ci dice Wallace-Sotterraneo, in uno spettacolo che eppure esplode di doloroso sarcasmo, perchè l’ironia ci mostra le contraddizioni, ci rende consapevoli della nostra condizione, ma ci porta anche a lasciare tutto così com’è, ci autorizza a non affrontare il problema.
OVERLOAD mostra il sovraccarico frammentato della modernità, ironico e surreale, slegato, pieno di non sense e balzi nel tempo e nella logica, ma sottende a tutto il filo rosso del sincero, umano, autenticamente patetico e insopportabile discorso di Wallace sull’acqua: bisogna saper pensare, saper scegliere a cosa prestare attenzione, questa è la vera libertà, “la consapevolezza di cosa è reale ed essenziale, ben nascosto, ma in piena vista davanti a noi, in ogni momento, per cui non dobbiamo smettere di ricordarci più e più volte: Questa è acqua, questa è acqua.”
Ecco che Sotterraneo cambia linguaggio non lascia nessuno spazio all’ironia e si immerge nell’acqua della fine. Affronta con lucidità, l’insensatezza della vita e l’ipocrisia della morte tra polli da combattimento sul ciglio della strada, in un finale che lascia senza fiato e che restituisce il senso dei cinquanta minuti precedenti. Ci vuole coraggio e una geniale intelligenza per invitare all’arte della riflessione e della contemplazione attraverso uno spettacolo che fa del rigoroso rimbalzo ipertestuale di non-sense la propria energia.
“È tutta una questione di attenzione e interpretazione” Overload, Sotterraneo
Info:
OVERLOAD
concept e regia Sotterraneo
con Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati, Giulio Santolini
scrittura Daniele Villa
luci Marco Santambrogio
costumi Laura Dondoli
sound design Mattia Tuliozi
props Francesco Silei
grafiche Isabella Ahmadzadeh
produzione Sotterraneo
coproduzione Teatro Nacional D. Maria II nell’ambito di APAP – Performing Europe 2020, Programma Europa Creativa dell’Unione Europea
contributo Centrale Fies_art work space, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
sostegno Comune di Firenze, Regione Toscana, MiBAC, Funder 35, Sillumina – copia privata per i giovani, per la cultura
residenze artistiche Associazione Teatrale Pistoiese, Tram – Attodue, Teatro Metastasio di Prato, Centrale Fies_art work space, Dialoghi – Residenze delle arti performative a Villa Manin, La Corte Ospitale – progetto residenziale 2017, Teatro Studio/Teatro della Toscana, Teatro Cantiere Florida/Multiresidenza FLOW
Overload (studio) ha vinto il premio Best of BE Festival tour 2016 (Birmingham, UK)
Sotterraneo fa parte del progetto Fies Factory ed è residente presso l’Associazione Teatrale Pistoiese
Teatro Cantiere Florida, Firenze
7 dicembre 2018