In occasione della IX Edizione del Festival Inventaria è andato in scena Otello S.r.l., presentato dall’Associazione culturale Carichi Sospesi.
Lo spettacolo, diretto da Marco Caldiron è una trasposizione in epoca attuale della nota tragedia shakespeariana, proposta in un autentico dialetto veneto, in cui il cambio di contesto non ha per nulla pregiudicato il profilo iconico dei personaggi.
Il piccolo palco è riempito da una scenografia che evoca un’atmosfera alto-borghese di provincia. Mentre al centro della scena spicca un lungo drappo damascato, una scrivania di legno posta in fondo rappresenta un punto focale dell’azione di Iago.
Sulla destra, nel punto più vicino alle sedute degli spettatori, l’attenzione è catturata da un microfono su un’asta, a cui i protagonisti affidano a turno le proprie riflessioni; questa scelta registica sviluppa un ulteriore piano narrativo che scava nella psicologia dei personaggi
Nonostante la permanenza dei medesimi elementi di scenografia durante lo sviluppo dell’intera pièce, l’utilizzo delle luci e, in alcuni frangenti, della musica, ne modificano la connotazione, dando l’impressione di veri e propri cambi di scena.
Nella reinterpretazione di Caldiron la ben nota vicenda shakespeariana viene declinata in un’ambientazione aziendale: le mire ambiziose di Iago sono, infatti, dirette ad ottenere il ruolo di Cassio come amministratore delegato della Otello s.r.l.
È proprio Iago uno dei personaggi che maggiormente beneficia della rilettura della tragedia, soprattutto attraverso l’uso della voce da parte dell’interprete Marco Tizianel, che attraverso un timbro mellifluo, quasi flautato, connota egregiamente la personalità subdola del personaggio divenuto simbolo della falsità e dell’opportunismo. Caratteristiche queste quasi celebrate da una certa narrazione del mondo aziendale di oggi, che rendono Iago assolutamente attuale e mettono in luce quanto l’ambientazione riservatagli in questo adattamento sia calzante.
Non è mistero l’andamento della trama: lo spettacolo si apre proprio con Iago testimone di nozze di Otello (Giuseppe Savio) e Desdemona (Marta De Santis). Facendo leva sulla peggiore debolezza di Otello, la gelosia, Iago farà tutto il possibile per distruggere il suo rivale Cassio, anche a costo di determinare il terribile epilogo della vicenda, con la morte dell’innocente Desdemona per mano della furia cieca di Otello.
La rappresentazione ha un ritmo fluido, ma senza concessioni ad una banalizzazione della psicologia dei personaggi, un rischio purtroppo frequente quando testi immortali vengono riadattati nelle chiavi più disparate. In questo caso l’ambientazione non prende il sopravvento ed è distillata in dettagli e suggestioni, come le musiche popolari al matrimonio, che rendono l’idea della gioia ad una celebrazione della provincia italiana. Un’atmosfera che però rimane in secondo piano, permettendoci di cogliere il momento in cui tale gioia comincia ad essere inquinata in Otello dalle piccole insinuazioni di Iago.
È grazie all’alternanza fra sequenze note della tragedia di Shakespeare e altre in cui l’accento è posto su aspetti interiori dei personaggi, molto ben resi dai tre attori, che lo spettatore ha un tempo di riflessione, che spesso lo porta proprio su quanto la vicenda abbia attinenza con il tempo presente, sia nella trama che nei caratteri.
E fra questi spicca proprio il conflitto fra la razionalità calcolatrice di Iago e l’istintività della gelosia di Otello.
Il doppio piano della narrazione permette di seguire in parallelo la realtà degli avvenimenti e quella immaginaria costruita dai personaggi nella loro mente. La straordinaria attualità è anche nel rapporto fra Otello e Desdemona, nell’immagine che il primo ha della seconda come di un oggetto la perdita del cui possesso è una ragione sufficiente per uccidere. E saltano agli occhi le immagini dei femminicidi che avvengono proprio in ambientazioni a noi vicine, nel tempo e nello spazio, come quella messa in scena da Caldiron.