In chiusura dell’estate dei festival, l’estate del virus, a San Gimignano si è tenuta dal 27 al 29 agosto una breve edizione di Orizzonti Verticali, giunto alla sua ottava edizione. Tre giorni di teatro danza e di prosa, un filo sottile che si sviluppa senza troppa performatività, attribuendo un valore assoluto alla parola, testimone del ricordo e della conoscenza. Il festival, realizzato da Compagnia Giardino Chiuso e Fondazione Fabbrica Europa, con il contributo di Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e di Regione Toscana, ha animato il turrito borgo medievale dove lo sguardo rivolto all’orizzonte non può non deviare verso il cielo su cui si stagliano le torri medievali, ritrovandosi inevitabilmente col naso all’insù.
La drammaturgia diffusa della parola
Accolti dall’atmosfera magica delle piazze del borgo, la scena che si presenta ai nostri occhi in occasione delle performance è semplice: gli interpreti leggono, asciutti, o interpretano, lasciando scorrere la propria creatività, ma il valore è sulla parola. Per bellezza assoluta o per messaggio. A testimonianza di questo l’installazione Sentieri di carta che si è prolungata per l’intera durata del festival e per la quale il palco che fronteggia il duomo è stato rivestito di pagine, scelte e autografate dagli spettatori, diventato quindi un vascello bianco e nero di parole, in rotta verso un domani da inventare.
Mondo estremo, a cura di Andrea di Bari
Tra le drammaturgie allestite per l’occasione, in Piazza delle Erbe è stato messo in scesa il monologo “Mondo estremo – Il Dottor Semmelweis”, tratto dall’opera di Cèline, a cura di Andrea Di Bari. Ci racconta le vicende del dottore ungherese l’attore Sergio Basile, sullo sfondo tra le due torri della città vediamo proiettato un ritratto del dottore. Il medico Semmelweis diventa ostetrico per caso e si imbatte nello studio della febbre puerperale. Viene osteggiato dalla comunità scientifica austriaca e poi da quella ungherese per ignoranza e perché ammettere l’efficacia di un gesto semplice quanto banale, quello di lavarsi le mani per non infettare, fa più paura della morte e del dolore. La triste fine di Semmelweis è paradossale: in preda alle allucinazioni si infetta con un cadavere, forse a voler dimostrare, almeno da morto, che le sue teorie erano esatte. Raccontare oggi una storia tanto lontana eppure tanto attuale, in un momento ovunque andiamo come primo pensiero abbiamo quello di lavarsi le mani, rende lo spettacolo quasi inquietante e non sentire la vicinanza umana con Semmelweis è quasi impossibile.
Sto felicemente dimenticando tutto, a cura di Tuccio Guicciardini
In Piazza delle Erbe, a piedi della Cattedrale di San Gimignano, abbiamo poi assistito allo spettacolo che ha chiuso il festival: Sto felicemente dimenticando tutto, curata da Tuccio Guicciardini. Otto attori di diverse generazioni interpretano stralci di monologhi. Particolarmente interessante il pezzo d’entrata con voce di Patrizia Zappa Mulas: una riflessione toccante sul ruolo dei lavoratori delle arti e dello spettacolo. Un’attrice è all’INPS per avere un sussidio ed assiste a scene di ingiustizia all’italiana, ma riesce a strappare un sorriso all’impiegata quando le racconta di essere un’attrice, a dimostrare che nonostante tutto, forse c’è ancora spazio per l’arte.
I racconti di Virginio Gazzolo
A chiudere la serata e il festival Virginio Gazzolo racconta al pubblico che per festeggiare la riapertura dei teatri nel suo piccolo paese di montagna, composto da poche anime, ha rievocato una serie di filastrocche in fila e rimaneggiate, come si facevano a scuola in un tempo che ormai fu. Tante voci diverse e personalissime per dire tutte insieme che l’arte, nonostante la crisi che sta vivendo, in cui il Covid ha dato la stangata finale, non solo stenta a morire, ma è addirittura necessaria perché è quella che strappa il sorriso, come per l’impiegata dell’INPS, è quella che fa uscire gli anziani a sentir recitare un coetaneo (Gazzolo), nonostante la paura. Stiamo felicemente dimenticando tutto, per non tralasciare niente.
Il contagio culturale che ci arricchisce e rasserena
San Gimignano è davvero un ossimoro vivente. La poetica verticalità di questa Manhattan medievale rende vivo l’ossimoro che intitola il suo festival, e gli spettatori camminano davvero fra orizzonti verticali, che spostano come in nessun altro posto al mondo l’estensione dello sguardo, la presenza e l’incombenza del cielo. Come ogni meta turistica di tale fascino, la cittadina è popolata da avventori rapidi, che fra due passi all’ombra delle torri e un gelato includono anche lo sguardo ad uno o all’altro evento performativo. Il festival, seppure ridotto e piuttosto slegato, è apparso, da questo punto di vista, funzionante. Anche due parole, un fraseggio teatrale, uno stralcio di un testo raro o famoso, trasportano un virus culturale dal quale siamo felici di farci contagiare. Gli spettacoli, peraltro, tutti gratuiti, sono stati un gesto di omaggio a turisti e cittadini, un atto di humanitas che rende ancora più verticale la spinta all’elevazione della parola, della scrittura, di ogni tipo e mezzo e luogo teatrale.
Festival Orizzonti Verticali 2020
San Gimignano
27-29 agosto 2020
MONDO SOMMERSO – Il dottor Semmelweis
da Louis-Ferdinand Céline
con Sergio Basile
coordinamento scenico Andrea Di Bari
Piazza delle Erbe
28 agosto 2020
SENTIERI DI CARTA
concept Tuccio Guicciardini, Patrizia de Bari
a cura di Giardino Chiuso
realizzazione progetto Takeshi Tamashiro
Piazza del Duomo
28 agosto 2020
STO FELICEMENTE DIMENTICANDO TUTTO
messa in scena Tuccio Guicciardini
con Sergio Basile, Giancarlo Cauteruccio, Camilla Diana, Virginio Gazzolo, Giulia Martini, Alessio Martinoli, Carla Tatò, Angela Torriani Evangelisti, Patrizia Zappa Mulas
elaborazioni video Andrea Montagnani
produzione Giardino Chiuso/Orizzonti Verticali, Fondazione Fabbrica Europa
con il contributo di Mibact, Regione Toscana
Piazza delle Erbe
29 agosto 2020