OCCIDENTE @Teatro di Rifredi: inno alla quotidianità

Al Teatro di Rifredi, che finalmente ha riaperto i battenti accogliendo il suo solito caloroso pubblico, OCCIDENTE di Remi De Vos è andato in scena dal 15 al 19 Novembre interpretato da Ciro Masella e Leonarda Saffi, per la traduzione e regia di Angelo Savelli, cofondatore del Teatro di Rifredi.

OCCIDENTE ci porta tra le mura dell’ordinario stare a casa

Dall’Inno alla gioia di Beethoven, emblema dell’europeismo, al salotto di un appartamento di una coppia francese. L’ordinarietà del quotidiano – un asse da stiro, panni in una cesta, tv e poltrona – viene messa in scena proprio mentre fuori dalle mura di casa, l’Europa muta i propri confini e assetti geopolitici. E’ forte la sensazione che tutto quello che avviene fuori dall’appartamento non sia parte integrante della vita, ma solo un contorno: il mondo è il quotidiano. In questo abituale contesto fatto di cose di casa e turpiloqui riconosciuti come comunicazione, gli unici elementi al di fuori della coppia e forse della Europa in corso d’opera sono l’amico arabo di lui, Mohammed, e degli jugoslavi (termine di datato conio) al bar.

Arabi e Jugoslavi nei bar

Ciro Masella e Leonarda Saffi in OCCIDENTE (foto di Fililppo Manzini)

I discorsi tra la coppia vertono sempre su alcuni avventori di locali notturni della città e sugli spostamenti da un bar all’altro, con sullo sfondo sempre cazzotti e botte tra extraeuropei e francesi autocrati. In questo siparietto tragicomico in cui i due si accusano di fascismo, di cedere al fascino marocchino, si toccano alti momenti di isteria, la quale però non riesce a sfociare in atto sessuale nemmeno al culmine dell’esasperazione. Ogni sera al suo rientro lui è pronto a rispondere alle domande di lei su cosa è successo nella giornata: nessuno è realmente interessato a cosa sia accaduto nel bar popolare e in quello fascista, quello che realmente si vuole è la lite.

In OCCIDENTE La semplicità dell’amore

Ciro Masella e Leonarda Saffi in un testo di difficile interpretazione regalano al pubblico, senza mai annoiarlo, uno spaccato di vita di coppia dove ormai non c’è più posto per nessuno di loro. Tra sonore risate e molta attenzione in sala, ripetono come un rosario sempre le stesse azioni e frasi, aggiungendo magistralmente ad ogni passaggio un qualcosa in più, anche gretto e paradossale ma dal sapore autentico. E’ di scena la semplicità dell’amore, fatta di un linguaggio essenziale, seppur scurrile e dall’amaro sapore di turpiloqui, e di azioni quotidiane. Un testo difficilissimo, che metterebbe a dura prova gli attori più bravi, dove si ripetono e si inseguono le stesse frasi e le stesse azioni. Il rischio di cedere al banale, di scadere nella ovvietà è alto e sia Masella che Saffi riescono a farci emettere sogghigni divertiti trattenendo una volta in più uno stretto nodo in gola.

La spettacolarizzazione del rapporto

Ciro Masella e Leonarda Saffi in OCCIDENTE (foto di Fililppo Manzini)

Nel susseguirsi dei soliti siparietti dei protagonisti, sembra che l’unica soluzione sia dare in pasto ai mass media le avventure quotidiane, dove magari un pubblico esterno può fare da giudice alla mediocre quotidianità. Esilarante in questo passaggio il dialogo in dialetto barese stretto dove lui e lei raccontavano in tv cosa accade tra le mura di casa e il tango tra i due, come una qualsiasi rappresentazione iconografica di danza della morte vestita a festa e luccicante. Sebbene sia un rapporto ormai inesistente, sepolto da tempo e tossico, i due sono visceralmente legati e sfugge la ratio di questo legame. Sfugge la vera ragione di questo legame: entrambi sono ossessionati dall’altro. Viene da chiedersi se anche un siffatto rapporto è amore. Fanno quasi tenerezza nel dialogo in dialetto: seppur nella scurrilità del linguaggio, quel momento è sembrato intimo, dove solo loro due si capiscono a fondo parlando il proprio idioma, quello che si impara prima della lingua ufficiale. E’ un quadro teatrale comico, che seppure sotto i riflettori dell’ennesimo programma televisivo che porta nelle case degli spettatori i disagi della vita coniugale, lascia irrimediabilmente il pubblico fuori da quel rapporto intimo e complice della coppia.

OCCIDENTE: Applausi per i senza nome

Nel susseguirsi di cambiamenti geopolitici che hanno portato la cara vecchia signora Europa a diventare quella che è oggi, quello che non muta è un rituale chiamato rapporto, fatto di impotenze, attese inutili, isterie esacerbate, violenze e minacce che non fanno altro che uccidere i personaggi. Lui e lei in scena non vengono mai nominati, sono dei senza nome, ad incarnare ipoteticamente ognuno di noi, pronto a salire sulla giostra dello spettacolo pur di ottenere consenso e applausi.

Visto il 16/11/2023 al Teatro di Rifredi (Firenze)

OCCIDENTE

di Rèmi De Vos
traduzione e regia Angelo Savelli
video scenografie Giuseppe Ragazzini
musiche Federico Ciompi
costumi Serena Sarti

luci Henry Banzi
assistenti Pietro Grossi e Cosma Barbafiera
prima assoluta in italiano

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