“La savana e l'asfalto hanno qualcosa di buono”: l’abbiamo già recensito con entusiasmo l’anno scorso ed è tornato in scena al Teatro Trastevere fino al 18 Novembre: stiamo parlando del coinvolgente spettacolo “Nella giungla delle città”, tratto dall’omonimo lavoro di Brecht.
Un conflitto tra due uomini, una realtà dominata dalla sopraffazione del migliore offerente e lo sgretolamento drammatico dei valori personali, tutti ingredienti complessi manipolati da una recitazione dal ritmo incalzante e scelte registiche intelligenti.
Il sipario si apre e ci troviamo di fronte a una scenografia già abbastanza eloquente, tra sacchi di juta fissati alle quinte e corde appese come liane della giungla. Questa immagine immediata ci pone di fronte alla domanda centrale del testo: quanto ci sia di selvaggio all’interno di una città che in teoria promette sviluppo e civiltà ma che, in pratica, costringe alla legge del più forte e, non meno spesso, alla vendita di stessi.
Ci ritroviamo così coinvolti in prima persona in una Chicago del 1912 (o in un più generico mondo caotico che non conosce geografia) e con gli occhi sgranati davanti a prostitute, spari, uomini della mafia cinese. Soprattutto, assistiamo pieni d’interrogativi ad un conflitto tra due uomini: Garga, un uomo offeso, irruento, insoddisfatto, volto simbolico di una vita difficile e povera che non sa essere altrimenti, e l’imprenditore Shlink, opposto al primo per il bisogno contrario di spogliarsi del peso della ricchezza, sottomettendosi al “rivale” in un paradossale rovesciamento della situazione economica e ponendosi con lui in un continuo dialogo (scontro) sulla morale, che resta aperto quanto la loro opposizione. Quasi tutta la narrazione dei fatti è accompagnata dal motivo teso e continuo di un ukulele suonato dal vivo all’angolo della scena, che segue la tensione crescente e diventa tanto più martellante quanto più incisivi ed estremi gli accadimenti nella vicenda, come una colonna sonora dall’ambiguo presagio.
La compagnia de “I Cavalieri mascherati” (che cura personalmente il riadattamento di opere brechtiane) riesce a trasportarci nel mondo descritto dall’autore nonostante l’innegabile difficoltà dei simbolismi del testo, grazie a una recitazione appassionata e travolgente: notevole l’interpretazione dei due protagonisti, Diego Migeni e Marco Usai ("Lo Straniero" di Camus), quanto matura e molto realistica quella Antonia di Francesco e Maurizio Greco. In generale, nessuno degli attori lascia spazio alle distrazioni di un testo obiettivamente geniale e poco accessibile in tutte le sue sfumature, ma comunque manipolato dalla regia capace di Alessandro De Feo: il ritmo è tenuto nel primo e nel secondo atto e non manca qualche risata, seppure amara, contornata di riflessioni senza risposte. Bisogna lasciare andare una lettura logica degli accadimenti (“Non tormentatevi il cervello per scoprire i motivi di questa lotta.”) per riuscire a cogliere i ricchissimi richiami metaforici degli opposti, come la giungla e la città, il caos e il silenzio, l’integrità e la svendita di sé, la pace e il conflitto, in questa rappresentazione davvero ben resi.
In un periodo storico dominato dalla globalizzazione, risulta molto attuale la riflessione sulle metropoli odierne: terre promesse della ricchezza e del successo personale, che si rivelano in realtà foreste nere senza punti cardinali dove, al contrario dei sogni, l’individualizzazione diventa una gara spietata e senza fiato in cui sono sempre di più quelli che corrono e pochi quelli che si salvano: sul finale, ci si ritrova nel tentativo di non saltare in aria nei campi minati della rinuncia e del compromesso, talvolta quello più annichilente.
“Non credo di violare l'intimità della sua anima offrendole cinquanta dollari”.
Info:
Associazione Culturale Teatro Trastevere
Nella giungla delle città
im dickicht der staedte di Bertolt Brecht
traduzione di Paolo Chiarini
Adattamento e regia di Alessandro De Feo
dal 15 al 18 Novembre 2018
Da Giovedì a Sabato h 21.00, Domenica h 17.30
Teatro Trastevere, Via Jacopa de’ Settesoli 3, 00153 Roma
con
Eugenio Banella, Luisa Belviso, Matteo Castellino, Antonia Di Francesco, Lorenzo Garufo, Maurizio Greco, Diego Migeni, Flavia Rossi, Marco Usai, Irene Vannelli
musiche eseguite dal vivo dal maestro Massimo Ricciardi