Due gufetti d’eccezione sono stati reclutati per ragionare su questo spettacolo: Anteo e Ascanio, quasi 8 e quasi 6 anni (come ci tengono a specificare). Già un po’ esperti, emozionati, coinvolti, curiosi e molto interessati sono entrati con noi ad assistere allo spettacolo SCARPETTE ROTTE di Emma Dante al Teatro Nuovo di Napoli.

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SCARPETTE ROTTE al Teatro Nuovo con due giovani gufetti.

Io e la mia collega siamo entrate nel teatro portando con noi due terremoti che spesso prendo “in prestito” per nutrire la mia fiducia nella vita, per un po’ di divertimento davvero spontaneo e probabilmente anche per un po’ di incosciente intenzione di allenare la mia pazienza e il mio sangue freddo ormai arrivati a livelli olimpionici dopo alcuni anni da zia partecipativa. Sono orgogliosa di dire che i miei giovani bellissimi Scilla e Cariddi – soprannomi che si sono guadagnati sul campo, anzi su molti campi – sono svegli, curiosi, orgogliosi, ormai pratici di sale buie e soprattutto spietati, cosa che li rende in potenza dei recensori perfetti.
Ho rassicurato la maschera terrorizzata che soprattutto il più piccolo, una volta entrati in sala, non sarebbe stato la macchina da distruzione che poteva sembrare, e infatti così è stato. Dopo essere riuscita faticosamente a farli sedere sui cuscini extra portati da casa (trucco da zia esperta) posizionati sulle poltrone, appena le luci si sono spente ed è calato il silenzio, i miei due gnomi biondi, insieme a tutti gli altri presenti in sala, sono stati rapiti dal palcoscenico, e io dai loro volti meravigliosamente affascinati.
SCARPETTE ROTTE: la protagonista parla con la LIS.

Sul palco una donna vestita di nero, una scatola coperta da un telo, che poi si scopre e si apre per farne uscire una ragazza, che porta delle scritte: “sono povera, non ho voce”. Orgogliosissimo Ascanio, che ha imparato a leggere da due mesi, mi dice all’orecchio di aver capito. Si è dimenticato qualsiasi capriccio o distrazione.
Comincia la storia, che non serve raccontare qui, ma i bambini la seguono con serenità e attenzione, senza perdersi. La protagonista, Celine, è muta, parla con il linguaggio dei segni e c’è solo un altro personaggio che la capisce. Alla fine dello spettacolo ho cercato di spiegare ai pargoli come mai, cosa fossero tutti quei gesti e spero che sia stata l’occasione per imparare una cosa nuova.
Costumi meravigliosi in SCARPETTE ROTTE.

Una cosa meravigliosa di tutto lo spettacolo sono certamente i costumi, davvero favolosi, e i cambi d’abito creano anche molto divertimento ed eccitazione in tutti i bambini in sala, mi pare di capire. Di sicuro al mio fianco ho un piccolo commentatore, una specie di Enzo Miccio in erba, che mi segnala l’approvazione o boccia ogni look di Celine.
Quando arrivano le scarpette rosse ai suoi piedi se ne racconta la storia: per tornare ad essere uguali, la più bella diventa brutta. Ascanio è perplesso, mi chiede in un orecchio “scusa zia, ma non poteva essere quella brutta a diventare bella?” Beh, effettivamente è una bella domanda. Gli dico velocemente che purtroppo spesso le cose giuste, belle e importanti devono avere un prezzo, altrimenti non sarebbero davvero importanti.
SCARPETTE ROTTE: un potere da favola di Andersen.
Ma le scarpette da quando sono insieme hanno un potere, un po’ come quelle di Andersen, ma meno macabro: doneranno gioia e benessere a chi le indossa ma, se chi le indossa non resta umile e generoso, verrà costretto a “camminare, a saltare, a ballare per i campi, nelle piazze, sui marciapiedi, al mare, sotto la pioggia, al sole, di giorno e di notte […] finché le scarpette rosse non perderanno nuovamente lucentezza e colore”.
SCARPETTE ROTTE: perché non la fanno ballare subito?

Celine con le sue scarpette nuove ai piedi è felice e riacquista addirittura la voce però comincia a non essere più proprio l’esplosione di dolcezza che sembrava all’inizio. I miei piccoli giudici ci tengono a sentenziare “adesso credo proprio che le scarpe la faranno ballare”. Ma non è così. In realtà le scarpe le danno diverse occasioni, più di una volta mi sento chiedere dai miei biondini indignati “ma perché non la fanno ballare?” a testimonianza del fatto che sarebbero stati molto meno indulgenti o chissà, che forse tanta attesa cominciava a preoccuparli. E non erano gli unici: ad un certo punto a Celine viene consegnato un vestito da portare in regalo ad una festa, e lei chiede “posso tenerlo io?”. A questa richiesta sonoramente dalla sala un bambino risponde “No!”, facendo sorridere tutti. Era evidentemente coinvolto ma soprattutto seccato dal nuovo atteggiamento della protagonista.
Spiego ai miei piccoli accompagnatori che forse le scarpe stanno dando delle chance a Celine di capire cosa sta facendo, di rendersi conto che sta sbagliando, che forse non vogliono giudicarla subito, e che sbagliare cedendo a una tentazione può essere umano, che lei è ancora in tempo per rinsavire e tornare a essere come prima.
SCARPETTE ROTTE: musica, costumi, scenografia da fiaba.

Intanto la musica dello spettacolo è molto coinvolgente, vedo Anteo portare il ritmo col piede e tutti i bambini mi sembrano rapiti dalla scena del ballo che è davvero spettacolare per costumi, scenografia, musica e coreografia, già dal bellissimo cambio scena.
Da questo momento Celine non smetterà più di ballare, perderà di nuovo la voce e ballerà, ballerà fino alla fine dello spettacolo.
SCARPETTE ROTTE: ma è già finito?
Quando tutto è finito l’effetto sui bambini è stato come di una storia monca. Mi hanno chiesto “ma è già finito?” il che vuol dire sicuramente che per loro è stato breve, il che è sempre un buon segno, visto che in realtà è durato un’ora intera. Ma significa anche che non si aspettavano potesse finire così, ovvero male per la protagonista. Non credo che conoscessero la fiaba di Andersen ma sono ugualmente abituati al lieto fine. L’idea che sia finito immaginando Celine che ballerà per sempre senza che possa risolvere la propria situazione o senza sapere se la risolverà mai, penso li abbia lasciati come con una questione aperta, e un leggero disagio.
SCARPETTE ROTTE: principi di verità e giustizia concreti

Ma suppongo che l’intenzione di Emma Dante fosse anche questa. Nelle sue fiabe i valori sono tutti un po’ capovolti e ridistribuiti, i personaggi sono più attuali e le reazioni sono più coerenti con dei principi di verità e di giustizia concreti, con un’attenzione affatto filtrata ai rapporti familiari e al concetto di responsabilità, e dunque anche le grandi questioni esistenziali come quelle che girano intorno all’umiltà, alla riconoscenza, alla generosità, alla superbia e alla vanità, restano su un piano concreto senza essere confuse col concetto di peccato e di espiazione in un senso metafisico.
SCARPETTE ROTTE: esperienza interessante per i bambini
Tutte le fiabe hanno un valore morale e un messaggio educativo, e hanno un ruolo culturale di grande importanza lavorando su archetipi che si sistemano poi alle basi della psicologia individuale e sociale umana. Ma Dante smonta favole già note per rimescolare i pezzi con nuovi ingredienti, eliminando quelli indigesti, e tira fuori qualcosa di completamente nuovo, moderno al punto da far pensare al futuro.
Non so se Scarpette Rotte mi abbia colpito come altre sue fiabe; tuttavia, ritengo che per i bambini sia un’esperienza bella e interessante, anche se vi potreste dover preparare a un bel po’ di domande!
Visto l’11 Dicembre 2022
domenica 11 dicembre ore 11.30, con replica alle ore 17.30
lunedì 12 ore 10.00 (replica riservata alle scuole)
Teatro Nuovo di Napoli
SCARPETTE ROTTE
scritto e diretto da Emma Dante
con Martina Caracappa, Davide Celona, Adriano Di Carlo, Daniela Macaluso
costumi Emma Dante
scene Carmine Maringola
disegno luci Cristian Zucaro
produzione Fondazione TRG/ Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale
in collaborazione con Compagnia Sud Costa Occidentale
foto di scena Carmine Maringola
ETÀ CONSIGLIATA 6- 10 anni
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