Manuele Morgese, attore, regista e produttore napoletano, fondatore della compagnia TEATROZETA con sede a L’Aquila, allestisce a Galleria Toledo il suo ultimo lavoro, realizzato in collaborazione con La MaMa Umbria International e debuttato al Fringe Festival di Edimburgo nel 2017 per la regia di Rolando Macrini.
IL TEATRO E LA MEMORIA STORICA: L’OCCASIONE MANCATA DI rEVOLUTION

È questo il tempo in cui la parola rivoluzione più che mai ci interroga, riportandoci a quella fragile ma necessaria memoria storica che proprio grazie al teatro può essere rianimata e diffusa.
Sedotti dal duplice riferimento e dall’inusuale accostamento della rivolta di Masaniello del 1647 alla rivoluzione russa del 1917, entriamo nel nero ventre della Galleria Toledo e confidiamo che lo spettacolo sarà gravido della forza eversiva che il suo titolo evoca.
In quest’ultimo, alla minuscola “r” della parola rivoluzione si pospone il maiuscolo della parola “EVOLUTION” che, alla fine della performance, si rivelerà un descrittore della forma più che della sostanza dello spettacolo.
La partitura corporea dell’assolo, coincidente con la progressiva vestizione del personaggio di un militare russo, viene eseguita in modo “accademico” e calata in una struttura drammaturgica fragile, che ha un suo ritmo sequenziale preciso ma lascia spesso interdetti per l’inconciliabilità e l’evidente difficoltà nell’orchestrare le diverse proposte tematiche, citazioni ed espressioni linguistiche utilizzate.
Il riferimento al linguaggio onomatopeico del grammelot ci pare tuttavia forzato, poiché qui non ci troviamo al cospetto di una lingua inventata, oscura ed incomprensibile, bensì all’ascolto di parti di un testo non riconducibile ad una trama precisa: parole e battute pronunciate alternativamente in dialetto napoletano o in inglese scolastico, accompagnate da frasi del filosofo e politico rivoluzionario russo Vladimir Lenin, a loro volta tradotte e proiettate in italiano sullo sfondo.
LENIN, IL COMUNISMO E LA rEVOLUTION DI MANUELE MORGESE
“Finché ci sarà uno stato non ci sarà libertà. Quando ci sarà libertà non ci sarà uno stato” è la prima citazione a campeggiare in scena, alle spalle del personaggio in canotta e pantaloni bianchi che ci accoglie appena entrati, e che troviamo seduto sotto una fioca luce gialla ad ondeggiare inquieta sopra la sua testa.
Chi sia questa figura con gli occhi chiusi, come catturata in un fermo-immagine e posseduta da una veglia semi-cosciente, non è dato sapere. Ci appare immobile in una posa imperiosa, immersa in uno stato di profonda concentrazione.
Al centro del palco è posto un unico elemento, un tavolo nero attorno e sopra al quale si svolgeranno tutte le pantomime ed imprese belliche mostrate dal personaggio: un uomo muscoloso, a tratti invasato, poi caricaturale come una sorta di Pulcinella, intento presumibilmente a rendere visibili le gesta rivoluzionarie ispiratrici della pièce.
Sono altresì presenti una videocamera e un proiettore, collocati specularmente ai lati della scena e funzionali all’uso del telo montato sul fondo, che fungerà da schermo e “lente di ingrandimento”.
Tre successive tesi programmatiche verranno proiettate e segneranno le varie fasi dell’azione principale:
“E proprio vero che la libertà è preziosa; così preziosa che dovrebbe essere razionata”
“La matematica può esplorare la quarta dimensione e il mondo di ciò che è possibile, ma lo zar può essere rovesciato solo nella terza dimensione”
“Ogni cuoco deve imparare a governare lo stato”
IN rEVOLUTION LA MISE EN ABYME DI UN CAMPO DI BATTAGLIA

L’elemento scenografico del telo si rivelerà funzionale anche alla mise en abyme delle scene di battaglia, agite con l’ausilio di un playset di soldatini ed altri elementi militari.
Con l’ausilio di una sostanza simile a farina Morgese riprodurrà la polvere dei campi di battaglia, con l’acqua contenuta in una teiera e infine del liquido rosso, impastando il tutto come fossero gli ingredienti di una pizza, offrirà nel finale la didascalica visione del sangue dei caduti in battaglia.
Mentre disporrà i soldatini sul tavolo secondo uno schema preciso, per mostrarci lo schieramento dei fronti nemici nel corso di un conflitto, Morgese continuerà ad emettere dei versi per simulare il fischio dei treni.
Rumori forti e sgradevoli, prodotti verosimilmente da ferraglie ed altri oggetti metallici, fungeranno da tappeto sonoro nel corso della performance e dei suoi momenti topici.
Forse un eccesso di precisione rispetto ai fatti storici qui richiamati ci impedisce di apprezzare a pieno l’originalità della licenza poetica di Morgese che, mentre accenna alla storia dei vari Donnarumma e Mastu Carrese, Don Lucariello e Don Tommasino, (cognati del sovversivo pescivendolo intento a denunciare il peso delle gabelle imposte dal viceré spagnolo nei primi decenni del 1600), intona poi la Marsigliese e rende co-protagonisti dell’azione scenica mezzi di locomozione come treni, carrarmati e furgoni blindati, che all’epoca di Masaniello ancora non esistevano.
rEVOLUTION: UNA BOMBA INESPLOSA

La compresenza di Vdifferenti registri linguistici, l’assortimento di riferimenti storici disparati e la mancanza di una connessione coerente tra questi, inficia l’effetto provocatorio del dramma annunciato nella sinossi.
Siamo orfani di quella “presa di posizione sul mondo, coraggiosa e spietata” ivi annunciata.
Del resto, ci si chiede se fosse realmente possibile affidare ai soli 40 minuti circa di quest’atto unico un messaggio così forte e persuasivo: messaggio ovvio ma che in fin dei conti resta da intuire.
Agli astanti si richiede di amalgamare idealmente un coacervo di parole e frasi ad effetto, infilate senza un apparente criterio in una sequenza di azioni che, lungi dal risultare visionarie e sperimentali, sono o risultano – anche per ammissione del loro autore alla fine della funzione – l’impasto di una pizza: indigesta.
Al Morgese attore vanno di certo riconosciuti la buona volontà e un certo appassionato carisma, che tuttavia non gli consentono fino in fondo di incendiare gli animi e le menti del pubblico presente in sala.
Soprattutto non si avverte quell’annunciata tensione all’esplorazione del significato delle parole libertà e rivoluzione.
Libertà da chi o da cosa: dall’oppressione? dalla fame? dal giogo delle macchine statali?
E qual è la rivoluzione? Quella dell’eterno ritorno di guerre identiche perché portatrici di uguali morte e distruzione o quella che ci resta da compiere perché non si debba più assistere ad inutili spargimenti di sangue?
La domanda che ci si pone è quanto mai cogente, poiché il passato sta lì a testimoniare che le svolte epocali, i cambiamenti cruciali apportati all’ordine costituito attraverso sabotaggi e insurrezioni, quelle azioni storiche collettive che hanno modificato gli assetti istituzionali e garantito l’emancipazione dei popoli attraverso il riconoscimento dei diritti civili, sono state tutte il risultato di lotte sanguinarie, di furiose rivolte e atti di violenza efferati: siamo ben lungi, ancora oggi, dall’adottare una grammatica pacifista.
LA TENSIONE ESTETICA MA SCARSAMENTE POLITICA DI rEVOLUTION
Lo spettacolo appare dunque ancora in una forma embrionale e confusionaria.
L’impianto sonoro ideato da Rasmus Zschoch e Rolando Macrini, il ricorso a mezzi tecnici come la cinepresa e il proiettore atti ad inquadrare, isolandoli ed ingrandendoli, momenti ritenuti focali; un certo atletico, manieristico modo di recitare e la scelta di un tema così complesso e ricco di potenziali collegamenti alle problematiche ed emergenze politiche attuali, con una guerra ad imperversare sul fronte russo-ucraino ed una città, la nostra Napoli, così pigramente rassegnata a demandare la risoluzione dei problemi a “rappresentanti politici poco rappresentativi”, (fatta eccezione per i pochi virtuosi che cercando davvero di cambiare le cose), non conferiscono all’opera l’organicità necessaria ad armonizzare la tensione estetica con quella politica.
Alla Galleria Toledo di Napoli dal 29 novembre al 1° dicembre 2022
TEATROZETA in collaborazione con La MaMa experimental theater – Umbria International
rEVOLUTION
di e con Manuele Morgese
regia di Rolando Macrini
assistente alla regia Sara Iaccarella
original soundtrack by Rasmus Zschoch and Rolando Macrini