LE SEDIE @ Teatro Bellini: la tenerezza umana nel teatro dell’assurdo

Dal 29 marzo al 3 aprile in scena al Teatro Bellini , LE SEDIE per la regia di Valerio Binasco che abbiamo visto a Roma nei giorni scorsi.

Il Teatro Bellini: scena aperta per LE SEDIE

Michele Di Mauro, Federica Fracassi

I globi dei lampioni e i led colorati del Teatro Bellini risplendono in questa serata che ha ben poco di primaverile. Nella sala grande la scena è aperta: ideato da Nicolas Bovey, il pavimento di massetto non rifinito e la sua inclinazione prospettica rendono quest’antro dalle pareti ammuffite profondamente vuoto. L’unico elemento di arredo presente è suggerito dal titolo ed è ripetuto e ammassato sulla parete destra: la catasta di sedie, diverse in materiali, dimensioni, forme, guaste, vecchie, usurate, catalizza l’attenzione degli spettatori mentre raggiungono le proprie poltrone.

Michele Di Mauro e Federica Fracassi ne LE SEDIE

Michele Di Mauro, Federica Fracassi

Il primo ad apparire in scena è Michele Di Mauro, in vestaglia e con passo claudicante avanza piano, seguito poco dopo da sua moglie, Federica Fracassi, anche lei in vestaglia, capelli arruffati e passo strisciante. È da un’eternità che questa coppia vive in questa casa decrepita affacciata sul mare: truccati pesantemente come dei clown tristi, nonostante si collochino in una dimensione onirica e nebbiosa, trasmettono una gran ricchezza di emozioni e turbamenti.

Il discorso dei due rimbalza nella noia dell’attesa per la serata, dal passatempo infantile del facciamo finta che all’elenco degli invitati individuati per la loro professione: l’elemento ironico scivola naturalmente sulla scena come dalla quinta destra entra una lingua di luce fioca che proietta le loro lunghe ombre sulla parete opposta.

L’atmosfera de LE SEDIE

Federica Fracassi, Michele Di Mauro

È un momento di una notte indefinita che prevede l’arrivo di un oratore professionista selezionato per rispondere a tutte le domande degli invitati. In attesa del proclama, i ricordi di un passato lontano, un secolo che i due hanno vissuto e di una Parigi che ancora non era stata distrutta aleggiano nell’atmosfera come la nuvola che si libera dalla sigaretta di Semiramide il cui fumo colpisce le narici degli spettatori alle prime file. Nessuno al di là della quarta parete però può dire di sentire il campanello che mette in allarme i due: i primi invisibili ospiti arrivano, è il momento di sfilare qualche sedia dal catasto. Con l’ingresso della giovane amica di famiglia, del Colonnello, della bella e di suo marito cambiano gli equilibri di questa imperitura coppia, pur restando fisso l’orizzonte della finzione assurda: i due attori parlano a quattro sedie di cui hanno solo simulato il posizionamento.

LE SEDIE: un racconto di un mondo cambiato

Michele Di Mauro, Federica Fracassi

Le due solitudini sono legate dal gioco delle parti che ognuno ha ricoperto e ricopre nella vita dell’altro: il Maresciallo d’alloggio ammette che la sua sposa fa anche la parte della madre. Mentre vivevano la loro quotidianità, il mondo fuori è cambiato: dall’apertura sulla parete di fondo non giungono rumori di vitalità cittadina né canti di uccelli bensì la loro agonia in un tangibile clima postbellico. I due quindi devono aumentare la loro capacità immaginativa: anche il pubblico sente il campanello trillare, arrivano nuovi ospiti -giornalisti!- e stavolta le sedie vengono estratte davvero dall’ accatastamento verticale e vengono posizionate circolarmente intorno alle due sedute degli attori come a simulare un improvvisato anfiteatro di assenti in un’iperbole incalzata dalla musica.

LE SEDIE: il richiamo di Binasco a “Le voci di dentro”

L’accumulo delle sedie in scena, fino a questo momento intoccabili e pure concrete nel loro equilibrio precario, che non possono non portare lo spettatore a pensare al secondo atto di “Le voci di dentro”, precedente all’opera di Ionesco di pochi anni, raggiunge il soffitto o ne pende? Di certo la sua presenza è ingombrante e impossibile da non considerare come il costante tentativo di mascherare il fallimento e l’insensatezza della vita quotidiana. La priorità di Valerio Binasco però affonda sulla volontà di fare di questo testo “una storia di tenerezza umana”: i due vecchi, sereni ma stanchi nel loro isolamento, sazi della golosità di vivere, pronunciano ai resti dell’umanità le ultime parole mentre un fascio di luce illumina la platea: è l’oratore. Il commiato quindi dopo tutta questa vita non può essere che un balzo dall’unica apertura sulla parete di fondo teneramente insieme.

La regia de Le sedie

Valerio Binasco mostra sensibilità, perizia e attenzione nello svelare verità e allegria nascoste nel testo ma allo stesso tempo ne conserva la rappresentazione sull’orlo dell’assurdo: l’equilibrio che permette a ciascuna sedia accatastata di reggersi è lo stesso che ritroviamo nei due attori. Michele Di Mauro e Federica Fracassi si sovrappongono ai Vecchi e ai loro abiti consunti in modo da far coincidere i bordi delle personalità e dei gesti, nel ritmo cadenzato delle battute in piena sintonia. Il messaggio che lasciano a fine spettacolo è uno di quelli di cui il teatro si vanta di poter diffondere: la testimonianza di quello che è stato, la speranza nonostante l’assurdità dei tempi che viviamo.

Visto il 31/03/2022

Dal 29 marzo al 3 aprile

Teatro Bellini

Le sedie

di Eugène Ionesco
traduzione Gian Renzo Morteo

con Michele Di Mauro, Federica Fracassi
regia Valerio Binasco

scene e luci Nicolas Bovey
costumi Alessio Rosati
musiche Paolo Spaccamonti
assistente regia Giordana Faggiano
assistente scene Nathalie Deana

Ph Luigi De Palma

Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

Orari spettacoli: feriali h. 20:30, mercoledì h. 17:30, domenica h. 18:00

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF