LA TEMPESTA @Teatro Bellini – La visionaria, incantevole rilettura di Alessandro Serra del grande classico shakespeariano

In scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 5 febbraio La Tempesta di Shakespeare per la regia di Alessandro Serra riempie la sala con grandissimo successo: merito dell’allestimento che ci trasporta in un sogno lucido immerso in una completa oscurità

Prospera è la regia di Alessandro Serra: sua è La Tempesta perfetta in scena al Bellini

LA TEMPESTA
La Tempesta_Alessandro Serra: foto di scena

Questo spettacolo è uno spettacolo!

Del resto, tautologie a parte, è cosa nota: La Tempesta di Shakespeare è uno dei testi definitivi sul teatro proprio perché ne rappresenta la quintessenza.
Per un regista, misurarsi con la sua trama significa percorrere l’avventuroso viaggio della creazione verso la terra promessa dove la poetica personale può generare il fiore più bello. Potere dei Classici!
Serra, che precedentemente ha realizzato altri capolavori come Macbettu e Il giardino dei ciliegi, è riuscito a compiere nuovamente quel prodigio che raramente si spalanca alla vista: il pubblico del Teatro Bellini è andato in visibilio e non poteva essere altrimenti.
Antiche e complesse vicende d’umane sorti, intrise di un messaggio politico altissimo, sembrano riemerse dal fondo di un buio abisso marino per riverberare nuovo e potente ingegno: l’originalità dei segni e dei gesti è la cifra di questa magica rappresentazione. Le scene seguono un moto ondivago: la loro iconicità le rende simili a fotografie d’autore.

Copiosi ed entusiastici saranno infatti gli applausi e i complimenti finali rivolti dal coro unanime degli astanti all’affiatato e magistrale cast degli attori.

La Tempesta di Alessandro Serra: La festa degli elementi

Nell’allestimento di Serra tutto stupisce e incanta: le luci, i suoni, la scrittura dei corpi.

Piccole o grandi, felicissime intuizioni e soluzioni drammaturgiche consentono all’amalgama degli attori la trasformazione alchemica degli elementi più semplici in deliziose, articolate scene corali.

Si alternano, sfumando l’una nell’altra in fluida dissolvenza, scene suggestive e ricercate, agite con felina lentezza, ad altre più vivaci e mosse. La visione è cangiante come la superficie del manto marino, nell’espediente scenografico di un velo scuro fatto sontuosamente ondeggiare dall’alto: questa la prima, mastodontica scena del naufragio.
Sulla scia sonora di un sommesso boato, l’immensa furia degli elementi si ritira come un lenzuolo funereo, scoprendo il vorticoso incedere di Ariel, candido ed ingenuo spiritello in preda ad un’estasi derviscio-rotante, mulinello d’acqua in carne ed ossa di fata.

Alessandro Serra disegna un sogno lucido

La Tempesta_Alessandro Serra
La Tempesta_Alessandro Serra: foto di scena

In pochi secondi l’incanto è servito.
Siamo assorbiti nella dimensione ultramondana di un sogno lucido, immerso nella grazia di una quasi onnipresente oscurità, raramente rischiarata dai toni caldi o biancolunari di luci soffuse.
Le quinte semoventi sul fondale vengono dilatate quanto basta per favorire suggestivi effetti di illuminotecnica.
La meravigliosa tavolozza di chiaroscuri disegna nell’etereo spazio tagli geometrici o coniche benedizioni, come il fulgore che investirà Ariel nel climax estremo: stratagemmi propedeutici all’affabulante ipnosi in cui Prospero cattura e avvince le comparse del suo teatro.

Una partitura sonora di rarefatta eleganza accompagna le azioni con versi celestiali o buffi, intriganti tintinnii, voci gutturali e rumori tellurici, musiche attinte al repertorio classico.
Siamo su un’isola circondata dalle acque: l’unico riferimento naturalistico che evoca questa realtà è una conchiglia di grosse dimensioni apparsa nei primi quadri.

L’onirico viaggio di Alessandro Serra nel classico shakespeariano: La Tempesta

La scena è un alveo nerissimo, come le tenebre che solitamente conciliano il sonno più profondo: vi sono avviluppati i nobili usurpatori, duchi e consiglieri, marinai beoni e creature soprannaturali protagonisti del dramma.

Al centro è posto un palco quadrato di dimensioni più piccole, realizzato in classiche assi di legno chiaro assemblate artigianalmente: è l’isola-teatro sulla quale il mago Prospero compirà la sua parabola più importante, fino alla redenzione finale resa possibile dal gesto catartico del perdono. Supremo, conclusivo atto di libertà e liberazione, unica cura in grado di ripristinare ranghi e giuste gerarchie di valore, il perdono viene concesso come clausola e sigillo di pace, la garanzia necessaria per riavviare il plot della storia personale e collettiva.

Emblematici oggetti sono scelti con malizia da esperto e vengono animati con la stessa perizia riservata all’uso di talismani potenti. Sono strumenti metamorfici, vivono in simbiosi con gli attori e catalizzano gli sguardi: una semplice asse funge da perno e compasso per il corteggiamento d’amore tra Ferdinando e Miranda; spade da schermidori vengono brandite per difendersi da insidie invisibili; pentolacce ed altre stoviglie, percosse ritmicamente da un corteo in processione, diventano i tamburi per suonare un’ouverture cerimoniale, mentre sui volti delle fantasime, evocate dalle arti illusionistiche di Prospero, appaiono bellissime e perturbanti maschere dal doppio volto coronate da intrecci di rami secchi, realizzate da Tiziano Fario.

LA TEMPESTA: Gli abiti e la tensione pittorica di Serra

LA TEMPESTA
La Tempesta_Alessandro Serra: foto di scena

I costumi d’epoca conferiscono una tensione pittorica all’insieme compositivo ed esaltano ancora di più l’atmosfera fiabesca che incornicia le diverse peripezie.
Non sono gli unici trucchi ed artifici messi al servizio della malía performativa qui dispiegata: un bizzarro stand di vestiti colorati e carnascialeschi è infatti protagonista di uno dei siparietti più ammiccanti ed irriverenti dell’intera pièce. L’adorabile Ariel impersonato da Chiara Michelini – immateriale soffio ed innocenza bambina – cinguetta un “ci penso io” e dall’alto discende come un miracolo laico questo sontuoso sbuffo di nuvola, gravido delle promesse di travestimento e perciò delle infinite possibilità di cambiamento che soprattutto a teatro l’identità di ognuno può goliardicamente sperimentare.
Il consolidato, macchiettistico trio composto da Stefano e Trínculo, assistiti dal portentoso e selvaggio Calibano di Jared McNeill, si diletterà in una sfilata “queer”, indossando con voluttà trash alcuni degli abiti sgargianti appesi all’asta e inanellando una serie di battute comiche ad effetto che strapperanno risate goderecce alla platea.

Nella TEMPESTA di Serra un sublime distillato della portentosa sapienza teatrale

LA TEMPESTA
La Tempesta: Calibano, Trínculo e Stefano_foto di scena

La resa estetica e concettuale dei piani narrativi è affidata all’arte degli infingimenti meta-teatrali: per esercitarla bisogna aver frequentato a lungo, e con amorevole dedizione, le leggi anti-gravitazionali del Doppio.
Si oppongono l’alto al basso, il sorriso al pianto, lirici afflati alla trivialità più spinta; ogni lineare e normalizzante equilibrio viene spezzato e tenuto in bilico: precaria è l’umana condizione, dentro e fuori da ogni finzione.

Sono, queste, cose dell’altro mondo.

L’isola del Mediterraneo immaginata del Bardo, avvolta in una notte infinita, è un’oscurata selva popolata da esotica ed eterogenea stirpe, una subacquea stregoneria destinata a riemergere da cupi marosi per poi volatilizzarsi in un benedicente lampo illusionistico.

Mirabolanti e poliedriche trovate sceno-tecniche arricchiscono questa che è la Messa in Scena per antonomasia, scrigno di raffinate e poderose visioni e summa delle più varie tradizioni teatrali, dalla nostrana commedia dell’arte – presente nelle posture farsesche e nei toni volgari di Trínculo e Stefano – ai canoni tipici del teatro orientale o africano, nelle quali parola, musica e danza s’intrecciano tra loro indissolubilmente.

LA TEMPESTA_Cast e Info

di William Shakespeare 
traduzione e adattamento Alessandro Serra

con Andrea Castellano, Vincenzo Del Prete, Massimiliano Donato, Salvo Drago, Jared McNeill, Chiara Michelini, Maria Irene Minelli, Valerio Pietrovita, Massimiliano Poli, Marco Sgrosso, Marcello Spinetta, Bruno Stori 

regia, scene, luci, suoni, costumi Alessandro Serra 

collaborazione alle luci Stefano Bardelli 
collaborazione ai suoni Alessandro Saviozzi 
collaborazione ai costumi Francesca Novati 
maschere Tiziano Fario 
consulenza linguistica Donata Feroldi

coproduzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale, Sardegna Teatro, Festival d’Avignon, MA scène nationale – Pays de Montbéliard 
in collaborazione con Fondazione I Teatri Reggio Emilia / Compagnia Teatropersona

Lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale alle Fonderie Limone di Moncalieri (TO) il 15 marzo 2022

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF