È un martedì sera di fine febbraio, fa freddo e la redazione napoletana di Gufetto agogna la catarsi.
La S.S.C. Napoli sta per scendere in campo e a teatro vengono in pochi.
Ci ritroviamo al Teatro Sannazaro con uno sparuto gruppo di altri “superstiti” e attendiamo con trepidazione che le lancette dell’orologio segnino l’ora deputata alla nostra funzione.
Il titolo dello spettacolo ha esercitato su di noi una forza magnetica: questo, per chi scrive, è veramente uno di quei momenti.
Contenuti
IL MOMENTO DEL CAZZO: Il gioco interattivo con il pubblico

L’opera scritta dal drammaturgo inglese Chris Thorpe e tradotta in italiano da Jacopo Gassmann viene messa in scena dalla regista Nicoletta Robello Bracciforti come un “gioco interattivo” da svolgersi all’occorrenza in spazi non convenzionali.
Qui a Napoli viene allestita con sobria e informale semplicità all’interno di una sala dalle pareti grigio scure sita al 1° piano di un palazzo adiacente al teatro.
Le due giovani maschere del Sannazaro ci scortano all’interno dell’androne, dove troviamo ad accoglierci – sorridente e amichevole – Luchino Giordana, attore-conduttore del game insieme a Maria Alberta Navello.
Appena varcata la soglia del piccolo appartamento ci viene offerto del tè caldo.
Un set didattico per analizzare il momento del cazzo di ognuno

Confortati dalla gentile accoglienza ci accomodiamo all’interno del piccolo spazio, dove una serie di banchi sono stati disposti a ferro di cavallo come all’interno di un’aula scolastica, con tanto di classica lavagna e gessetti a suggerirci un esperimento di natura didattica.
Sui banchi appaiono alcuni post-it colorati, piccole matite e dei pennarelli, che i diciannove partecipanti di stasera saranno invitati a utilizzare in due momenti della rappresentazione.
Qualcuno comincia subito a scarabocchiare, altri si scambiano bustine di zucchero per dolcificare il proprio tè: l’atmosfera è piacevolmente intima, pacata.
Le luci contribuiscono a stimolare un clima rilassante e immersivo: oltre alla plafoniera a led rettangolare sul soffitto, nei vari angoli della stanza sono presenti alcune lampade o fari a piantana e un appendiabiti nero.
Un’aneddotica della sfortuna
I due attori avviano il gioco estraendo a caso da una scatola alcuni foglietti, dai quali leggono stralci di appunti minimi. All’inizio sembrano accenni a potenziali plot narrativi e alludono tutti a situazioni estremamente complicate o infelici, tanto più tragiche perché occorse in modo improvviso e imprevedibile: un appassionato di sadomaso si accorge di aver dimenticato la parola d’ordine / un paracadute non si è aperto / un’ostetrica ha scambiato i nomi di alcuni neonati.
Sono gli episodici, folgoranti “momenti del cazzo” ai quali è dedicato il serrato racconto che Hannah e Chris – i due personaggi della pièce – svolgeranno tra loro, trasformando il loro confronto privato sul tema “sfiga” in una chiacchierata inclusiva con gli spettatori presenti.
Questi saranno chiamati a testimoniare e a lasciarsi coinvolgere in prima persona, prestando attenzione alla sistematica esposizione di un’aneddotica serie d’incidenti o eventi assurdi, storie drammatiche e confessioni di errori madornali, esposti con dovizia di particolari impressionanti, scabrosi, talmente paradossali da sembrare inverosimili.
“Fu quando io”: IL MOMENTO DEL CAZZO

Dopo averci introdotti così al tema della serata, con modi e toni rassicuranti i due attori-interlocutori invitano i presenti in sala a “fare delle cose”. Precisano: nessuno sarà costretto a cimentarsi in prove particolarmente difficili.
Dopo aver sorseggiato il nostro tè fino alla fine, dovremo soltanto scrivere su un post-it in una o al massimo due righe un nostro personale momento del cazzo. Per consentirci di assolvere più velocemente al nostro compito, sulla lavagna verrà suggerito l’incipit “fu quando io”.
Avremo due minuti di tempo a disposizione per selezionare e trascrivere la nostra più sensazionale disfatta: nel mentre Chris ci coccolerà con un brano musicale lasciato risuonare dal suo cellulare per coadiuvare il nostro sforzo mnemonico-cognitivo, qui e là strappando sorrisi con battute sarcastiche sullo stupore catatonico da paralisi decisionale che ha colto alcuni nel provvisorio ma solenne frangente.
L’invito alla celebrazione dei nostri inevitabili fallimenti

A turno ogni astante potrà leggere ad alta voce il proprio momento del cazzo e – passi il riferimento un po’ azzardato ma esilarante – sperimentare forse la stessa amara euforia di un alcolista anonimo che, al cospetto di un gruppo di supporto psicologico, recita la formula: “ciao a tutti, mi chiamo Tizio e non bevo da una settimana.”
L’intento non sarà quello di prendere in giro e ridicolizzare, quanto piuttosto d’invitare alla socializzazione di una piccola, rappresentativa quota delle nostre esperienze private più negativamente significative.
La condivisione dei propri shock esistenziali convergerà nella celebrazione finale dei fallimenti dell’umana specie, rivelati nella loro quintessenza d’inevitabili fatalità.
Una genetica, la nostra, che annuncia catastrofi fin dalla notte dei tempi.
IL MOMENTO DEL CAZZO come imprevedibile configurazione delle avversità

Alcuni momenti del cazzo sono unici e a sé stanti, nessuno se ne accorge, sono intimi, silenziosi come pietre, non conseguenti a una serie di errori, come ad esempio: il calcolo sbagliato di un gruppo di economisti che altererà l’ordine globale.
La maggior parte dei momenti del cazzo sono disgrazie o avversità, attimi di malaugurio e calamità destinali in cui si aprono voragini nell’universo che ci risucchiano, nelle quali cadiamo senza che nessuno possa farci niente.
La strana bizzarria umana ci fa credere che i nostri comportamenti siano migliorabili: al contrario, su questo pianeta, non possiamo evitare errori di nessun tipo.
L’Entropia universale che vanifica ogni pretesa di controllo

Noi, chiosano Chris e Hannah, non insegniamo ai bambini che viviamo in uno stato di caos.
Veniamo educati ad avere paura di non essere nel giusto e siamo costantemente terrorizzati dalla prospettiva di alzare la mano e ammettere di aver commesso uno sbaglio.
Noi impariamo che viviamo in un ordine prestabilito ma non è così: le cose non andranno affatto bene in virtù delle nostre romantiche aspettative o perché siamo persone virtuose e ragionevoli; le cose sono e resteranno soggette alle capricciose leggi del fato e nessuno potrà salvarsi implorando divine grazie, allenando miracolistiche speranze o sanguinando scongiuri.
Tutti ci sforziamo, invano, di prevenire i dolorosi strappi che ingiustamente logorano la trama delle nostre esistenze, mentre annaspiamo nel marasma dell’entropia universale: tutti siamo, inevitabilmente, alla mercé di quella mitologica Necessità che tutto governa e prestabilisce.
La spaccatura che divide istinto e intelligenza: IL MOMENTO DEL CAZZO al quale siamo predestinati

Dovremmo finalmente imparare la lezione: mai affrontare la tigre con i denti a sciabola.
Solo quando è troppo tardi – sbranati e agonizzanti – ce ne accorgiamo: c’è dunque una profonda e insanabile spaccatura che divide istinto e intelligenza.
Il pericolo ci manda in pappa al cervello: i nostri errori ci connettono, antropologicamente, ai nostri antenati.
Nella nostra inadeguatezza allo stare al mondo, nell’esposizione irrazionale ai rischi che dovremmo prevenire, nella ripetizione di coazioni malsane che ci condannano a inutili sofferenze, noi tutti – purtroppo – siamo ancora dei primitivi con un’amigdala troppo lenta e inefficiente.
Sia che per sbaglio abbiamo messo un gatto nel cassonetto o fatto precipitare un aereo saremo irrimediabilmente spacciati, soggiogati, sconfitti.
IL MOMENTO DEL CAZZO e la sua impossibile catarsi: siamo costituzionalmente degli inetti

La tirata finale sulla necessità di non ignorare determinati avvertimenti è un modo divertente per congedarsi: non dovremmo stuzzicare i pesci nell’acquario / tirare le maniglie antincendio se c’è scritto di non farlo / praticate fellatio alla guida di auto non progettate per questo.
Hannah in piedi su una sedia, con piglio eroicomico da moderna paladina dei diritti violati, ci incalzerà con i suoi slogan programmatici: Rendiamo memorabili i momenti in cui la goccia avrà fatto traboccare il vaso! Rendiamo il 21 di febbraio un giorno di ricordanza: prendiamo le nostre pignatte ma non rompiamole! Organizziamo un corteo al santuario dei disastri, alle pietre miliari dei nostri sbagli: siamo costituzionalmente degli inetti!
La messa al bando della vergogna per sopravvivere ai nostri sbagli

Forse, se tramandassimo le storie dei nostri errori con maggiore accuratezza, potremmo limitare i danni e alcuni sbagli non si ripeterebbero: in ogni caso è dall’imbarazzo e dalla vergogna che dobbiamo immunizzarci, perché i momenti del cazzo si configurano subdolamente, cogliendoci impreparati sempre.
Tutti abbiamo fatto una cazzata: noi non siamo esseri perfetti che non sbagliano.
Noi, al contrario, siamo lo sbaglio e soltanto a volte facciamo la cosa giusta.
Non c’è ragione di sommare la beffa al danno: se siamo stati vittime di momenti del genere, se siamo arrivati troppo tardi, dobbiamo liberarci al grido sono stato io e trasformare il lutto in poesia.
Non basteranno i nostri impacciati tentativi e nobili sforzi per tenere a bada l’anarchica sequela di avvenimenti che ci travolgono ogni giorno: mentre il ghiaccio sotto i nostri piedi continua a sciogliersi, le placche tettoniche continueranno a dividere continenti. È chiaro che dispiace a tutti commettere degli errori.
Bisogna conservare i momenti del cazzo nel fascicolo chiamato vita, anche se a volte alcuni di essi segnano la sua fine.
Visto il 21 febbraio 2023
Foto d’archivio dello spettacolo tratte dal sito del Teatro Sannazzaro
IL MOMENTO DEL CAZZO – INFO E CAST SPETTACOLO
Di Chris Thorpe
traduzione di Jacopo Gassmann
con Maria Alberta Navello e Luchino Giordana
regia Nicoletta Robello Bracciforti
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