Al Piccolo Bellini sta andando in questi giorni in scena IL COLLOQUIO, progetto frutto di una serie di interviste a donne che hanno vissuto o vivono un legame carnale con l’istituto di pena. Uno spettacolo che spia una particolarissima categoria umana: le donne in fila fuori alle carceri per far visita ai loro uomini detenuti.
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IL COLLOQUIO: chicca del Piccolo Bellini

Il Piccolo Bellini riserva sempre delle piccole chicche e chi frequenta i teatri spesso come me lo tiene sempre d’occhio per cercare di non perdersi spettacoli che a volte sono tra i più interessanti della stagione, se pur con meno pretese di quelli che riescono a permettersi sale molto più grandi.
E questo spettacolo di Eduardo Di Pietro decisamente può essere inserito nell’insieme, nella sua brevità succosa.
La scena è buia e senza orpelli, il più è lasciato all’immaginazione molto ben guidata dagli attori e dalla regia. Distribuite equamente in fila, e rivolte verso la sinistra del pubblico, ci sono tre donne, interpretate in modo molto convincente dai tre attori uomini Marco Montecatino, Renato Bisogni e Alessandro Errico.
IL COLLOQUIO: Diverse ma in fondo uguali
Le tre donne sono vestite prevalentemente di nero, a distinguerle, unirle e caratterizzarle contemporaneamente sono le tre giacche rosse, dello stesso identico rosso: la prima ha una sorta di giacca da camera con le frange, su cui lampeggia uno scialle brillantinato, la seconda ha una pelliccia, la terza una felpa, con un ornamento animalier sulle maniche. Come dicevo, diverse, ma uguali.
Capiamo subito che sono in fila, da molto, e che sanno di doverci stare ancora per molto, nonostante le borse pesanti che portano. Quindi chiacchierano tra loro. La prima e l’ultima si sono già viste spesso, in mezzo a loro però ce ne è una che sembra meno avvezza e che ha tante domande e tante perplessità.
IL COLLOQUIO: Dialoghi e vita scanditi dall’attesa

Comincia questo dialogo a tre molto divertente in cui i tre attori disegnano ottimamente le tre diverse personalità, con le loro diverse scelte e forse diverse possibilità. Un breve suono di violini di tanto in tanto le fa fermare e voltarsi verso la sinistra, dove capiamo dovrebbe esserci l’ingresso del carcere, a simboleggiare credo quei momenti in cui qualcuno fa capolino per permettere un ingresso che però non è mai il loro. Questo suono serve anche a dare ritmo al dialogo e permette di passare da un’atmosfera a un’altra con molta eleganza.
IL COLLOQUIO: Chiacchiere per ingannare l’attesa
Le donne hanno il tempo di raccontarsi molte cose: una ha 54 anni, è una “veterana”, sta lì per il figlio da talmente tanto tempo che si è portata una sedia e approfitta per smerciare beni di necessità (sigarette, salviette, riviste…) alle altre in fila; un’altra è una giovanissima madre di due bambini, che si fa in quattro per gestire la famiglia insieme solo ad altre donne, perché gli uomini sono tutti lì dentro, senza un attimo per se stessa; la terza ha 30 anni, ma è la più ingenua, si è sposata da poco ed è subito rimasta sola, cerca di occuparsi del marito dietro le mura ma non ha idea di come farlo. Lei ancora si chiede se può uscire da questa vita di solitudine e di stenti, nonostante abbia scoperto di essere incinta.
IL COLLOQUIO: tutti i ruoli si riversano sulle spalle di donne mutilate degli uomini che avevano scelto.

Traspare una vita sognata e desiderata, ma negata per scelte non proprie. Traspare, e non solo dalla scelta di affidare i personaggi femminili ad attori maschili, la necessità di prendere su di sé tutte le conseguenze di una assenza che ha gravi ripercussioni sia pratiche che emotive sulle nostre protagoniste e verosimilmente su tutte le donne che esse qui rappresentano, come succede per le mogli di soldati in guerra o per le vedove.
Tutti i ruoli si riversano sulle spalle di queste donne le cui vite sono state mutilate degli uomini che avevano scelto. A differenza di una morte, però, la carcerazione le inchioda anche a quel luogo, a quella fila, a quella attesa, come fossero esse stesse condannate. È una guerra che non finisce, un lutto senza rispetto e senza termine.
IL COLLOQUIO: non manca certo la comicità
Ci sono dei momenti molto comici, in cui le stesse tre donne, e il pubblico con loro, ridono di gusto, magari solo per una notizia buffa scritta su una rivista. Ci sono poi momenti di maldestra solidarietà e ci sono diversi battibecchi carichi di diffidenza. “Non c’è niente da fare, per stare qua fuori devi diventare una figlia di puttana”, sentenzia a un certo punto una di loro. Tuttavia, i litigi sono probabilmente i momenti più comici in assoluto, rappresentati con dei siparietti davvero gustosi in cui le minacce tra “vrenzole” che precedono l’accapigliamento assumono tutti i caratteri di una divertentissima haka maori.
Tre donne, tre fasi della vita in attesa per IL COLLOQUIO.

Ma ci sono anche dei momenti molto drammatici, in cui emergono passati dolorosi, confessioni difficili e sogni repressi. Seguendo questo filo, le tre donne appaiono come tre stadi diversi della vita di “una donna in attesa fuori a un carcere”. C’è quella che ancora crede di poter sfuggire a tutto questo (e magari potrebbe), che maldestramente cerca una soluzione indugiando troppo. C’è quella che è completamente immersa nello stato di cose, troppo presa dalla maternità – che ti fa dimenticare di ogni altra cosa, dice – per soffermarsi su ciò che ha perso o su come poteva essere, che si attacca al futuro dei figli per credere che non tutto sia perduto. E infine c’è la donna che dentro le mura ha il proprio figlio ventunenne dalla storia drammatica, senza ormai nessuna illusione né sul proprio destino né su quello delle altre.
IL COLLOQUIO: comprensione e poesia per queste donne che si rimboccano le maniche.

Come va a finire? Non sono io a potervelo dire. Vi posso dire che ad un certo punto aleggia la domanda “Se potessi tornare indietro lo rifaresti?”, e resta senza una risposta netta. Vi posso dire che c’è un crescendo finale molto intenso e coinvolgente, lavato poi via dalla pioggia.
Insomma, un testo sicuramente ben studiato e ben organizzato. Tratta la vita di queste persone con interesse, compassione e senza giudizio, direi con comprensione e poesia, senza mai affrontare davvero il tema della giustizia, che infatti non è in discussione e non deve togliere attenzione al dramma di persone che soffrono e si rimboccano le maniche, senza forse nemmeno capire bene mai di chi è la colpa. Una regia efficace e tre attori ottimi fanno il resto, per realizzare uno spettacolo piacevole e originale che non a caso ha già vinto il Premio Scenario Periferie 2019 e il Premio Fersen alla regia 2021 ed è stato Finalista In-Box 2021.
Visto il 25 Maggio 2022
Dal 24 al 29 maggio
Teatro Piccolo Bellini
Collettivo lunAzione presenta
IL COLLOQUIO
progetto e regia Eduardo Di Pietro
con Renato Bisogni, Alessandro Errico, Marco Montecatino
aiuto regia Cecilia Lupoli
costumi Federica Del Gaudio
organizzazione Martina Di Leva
foto Malì Erotico, Silvia Amoroso
Residenza per artisti nei territori Teatro Due Mondi, Faenza