Dal 26 al 31 Dicembre 2017 il regista/attore Michele Sinisi ha messo in scena al Teatro vascello di Roma MISERIA E NOBILTÀ, l’amata commedia di Scarpetta, come documento comune per elaborare le nostre trasformazioni culturali, una produzione Elsinor centro di produzione teatrale.
Una scenografia scarna composta da un tavolo, una scala, un secchio vuoto, un mucchietto di carbone, un tubo arancione di quelli per gli scarichi, collegato ad uno sciacquone con la catenella ed una botola al lato del palcoscenico. Due donne dimesse che con insofferenza, si domandano se l’uomo di casa riuscirà, rientrando in casa a portare qualche soldo guadagnato, per riuscire a comprare qualcosa da mangiare.
Sono Donna Concetta e la figlia Pupella che attendono il capofamiglia Pasquale.
La famiglia non abita da sola in quel bilocale; con loro un’altra coppia Don Felice Scocciamocca e la sua convivente Donna Luisella. Tra le due donne non corre buon sangue, sono in continua discussione, chiassosa ed esagerata. Nell’attesa che i due uomini lavoratori rientrino a casa per provvedere alle loro famiglie, si alternano l’arrivo del proprietario di casa che chiede l’affitto e l’incursione di un giovane ragazzo innamorato di Pupella che tenta in continuazione di incontrarla e che quando si rende conto della sua esagerata indigenza decide di aiutarla: congeda il padrone di casa promettendogli di provvedere lui al pagamento della pigione e invia a tutta la famiglia di Pupella un sontuoso pranzo.
Il destino miserabile di queste famiglie sembra avere una possibilità di respiro, quando, il marchesino Eugenio, vecchia conoscenza di Pasquale propone alle due famiglie una messa in scena per ottenere la mano della ballerina Gemma, figlia di Don Gaetano, un cuoco divenuto cavaliere grazie alla fortuna ereditata dal suo defunto padrone.
Ecco allora una scenografia più carica di oggetti scintillanti ed un fondale bianco da studio cinematografico a rappresentare una casa sfarzosa, dove tutti si fingono nobili parenti del marchesino per avere la benedizione di Don Gaetano al matrimonio.
Situazioni paradossali e grottesche si succedono per mantenere questa farsa, fino a quando colpi di scena mettono a soqquadro la situazione per poi ridefinirla con i giusti propositi e valori.
Una storia tipica italiana, sempre attuale e radicata nella nostra culturale arte di arrangiarci. Situazioni che possono ripetersi in ogni epoca per il desiderio umano di vivere nell’agiatezza e non soffrire la fame. In questa versione del regista-attore Michele Sinisi è rappresentata la memoria collettiva di quest’opera. Il tempo modifica i significati, accentua o attenua i valori, rielabora gli effetti che una storia produce sulle relazioni. Per questo Sinisi decide, con l’aiuto dello scenografo Federico Biancalani di incorniciare la scena tra un tubo di scarico e una botola che illumina e che ricorda la luce bianco-grigia della televisione. È necessario scaricare le vecchie emozioni e riproporle con nuove sperimentazioni e nuovi strumenti.
Virtuosi e capaci tutti gli attori, da un Ciro Masella (Pasquale) misurato e attraente nell’enfasi che richiede il suo personaggio a Diletta Acquaviva sempre autentica e interessante nelle sue interpretazioni. Tutti con un tono di voce squillante come vuole il ricordo dei bassifondi napoletani, anche se il loro dialetto spazia, invece, dal pugliese all’emiliano, proprio a sottolineare la trasversalità delle emozioni. Anche Stefania Medri, che interpreta donna Luisella è piacevole e vigorosa nella sua interpretazione, così come Giulia Eugeni nella parte di Gemma, la ballerina, che riesce a rendere affettuosamente comica la sua passione per la danza con movimenti inconsulti e folli, atteggiati a “femme fatale”. Magistrale Bruno Ricci, che interpreta contemporaneamente il marchesino Eugenio e suo padre il marchese, modificando voce e prossemica nel veloce giro di una cassa teatrale su ruote che lo stesso regista, sempre in scena, muove con forza come fosse una danza piena di energia.
Meno potenti le energie di Gianni D’Addario che interpreta proprio la parte che nel film di Mattone del ‘54 fu di Totò, Felice Sciosciamocca. Forse proprio per il rimpasto delle responsabilità e dei valori che Sinisi vuole dare a tutta l’opera, ma un po’ lascia perplessi, anche se sufficientemente soddisfatti.
Meritevoli di una menzione tutti gli altri, Stefano Braschi nella parte di Don Gaetano, caricaturalmente sempre servile ed ingenuamente buffo; Giuditta Mingucci, Bettina, la vera moglie di Felice, gradevole e misurata nella parte; Francesca Gabucci che interpreta Pupella con giuste moderate e dimesse movenze e Donato Paternoster, un po’ abbondante nei movimenti, ma sufficientemente convincente e divertente.
Insomma un lavoro che soddisfa e da’ da pensare, così come deve fare il teatro e così come spinge ad immaginare Sinisi. La sua partecipazione continua sul palco, infatti, ricorda l’operosità dell’artista che vuole a tutti i costi trasmettere il suo messaggio e questo rende felice uno spettatore che vuole far parte di quel girotondo a mani strette che ritualizza il rapporto fra la realtà e il teatro.
Info:
Elsinor centro di produzione teatrale
MISERIA & NOBILTÀ
dal testo di Eduardo Scarpetta
regia Michele Sinisi
scritto con Francesco Maria Asselta
con Diletta Acquaviva, Stefano Braschi, Gianni D'addario, Bruno Ricci, Giulia Eugeni, Francesca Gabucci, Ciro Masella, Stefania Medri Giuditta Mingucci, Donato Paternoster, Michele Sinisi
scene Federico Biancalani
direzione tecnica Rossano Siragusano
costumi GdF Studio
Assistente ai costumi Arman Avetikyan
Aiuto regia Domenico Ingenito, Roberta Rosignoli
Produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale
Miseria&Nobiltà spettacolo finalista premio Hystrio Twister 2016
Michele Sinisi premio ANCT – premio della critica 2016