METAMORFOSI – ELEGIA PER DONNE RANDAGIE @ Tangram Teatro: virtuosismi in bilico tra transizione e definizione

Torna a Torino, presso il Tangram Teatro la rassegna MAL DI PALCO, che propone fra gli spettacoli iniziali, METAMORFOSI – ELEGIA PER DONNE RANDAGIE una riscrittura contemporanea per i testi e le scenografie, delle Metamorfosi di Ovidio. Dal testo è stato scelto ed estratto un discorso privato: cinque momenti e personaggi dell’originale ovidiano portati ad una frammentaria indagine degli stati di commistione, di transizione, di cambiamento e incertezza.

La rilettura vorrebbe indagare l’animo umano nelle sue sfumature più sottili, prediligendo i tentativi di definizione del sé della natura femminile.
Lo spettacolo deriva dall’interpretazione di Roberto Latini “METAMORFOSI_di forme mutate in corpi nuovi”, di cui mantiene dei dettagli e dei rimandi, come per esempio costumi e trucco clowneschi con biacca bianca e naso rosso di tutti gli attori.
La scenografia e i costumi sono, altrimenti, semplicissimi, essenziali. La Sirena, con la sua lunga coda di mare a riempire il palco, usa una loop station per stratificare il suo canto di elementi melodiosi e striduli, per reiterare insistentemente parole, frasi, domande ed esortazioni: tentatrice e peccatrice, seduzione e pentimento. Essendo soprattutto voce, la scena è molto statica: oltre ai lenti, sciabordanti movimenti del “servitore di scena” Andrea Peracchi (che abiterà silenziosamente il palco lungo tutta la rappresentazione), si è immersi nel canto e nella parola. Solamente al momento di lasciare il palco la sirena si alza, ondeggiando ritmicamente.

Il secondo episodio è dedicato ad Aracne, che da esperta tessitrice è già stata trasformata in ragno da Atena. Al contempo insetto e donna, e due volte tessitrice, Alessandra Cristiani, con la sola interpretazione corporale sovrappone l’insetto e l’umano, in convulsioni, rovesciamenti e arcuature, mentre strappa con impeto ciocche di capelli ramati in lunghi fili sottili. Sforzo e trasporto sfociano, infine, nel compimento della creazione: uno scheletro d’ombrello, esile ragnatela, accolto da ansimi e affanni come di puerpera esausta e realizzata.

Ilaria Drago riesce a far vivere a Ecuba una doppia metamorfosi: in principio rivive, quasi ne fosse intrappolata e ossessionata, la rovina: diventa le fiamme che hanno bruciato Troia, la sua stirpe, lo splendore passato e la sua vita. Con isteria ripercorre la sua sciagura, fino alla reazione alla sua nuova condizione di schiava di guerra, che la farà trasformare in cagna, ululante di stridula rabbia.
La parola è di nuovo assente dal quarto episodio, in cui il Sonno si impossessa del corpo, prende il sopravvento sul movimento e sulla volontà, avvolgendo tutto in torpore, mollezza e sospensione. Infra-regno tra presenza e sogno, dolcezza e reazione, è la sospensione tra i due diversi stati di veglia e sonno che è qui sondata.

L’ultimo episodio ripercorre la storia di Eco, ninfa tramutata in voce che ritorna e ripete, a causa del suo amore per Narciso, l’assurdo e dannato innamorato del suo riflesso. I due personaggi si inframmischiano in voci e narrazioni intrecciate ma mai in contatto, per la nuova natura impalpabile della ninfa, che è solo più ritorno dei sospiri altrui già accaduti.

Nel piccolo spazio di Tangram teatro, il pubblico della serata sembrava essere composto per la maggior parte da chi già lavora nel mondo dell’arte e dello spettacolo; ciò spiegherebbe le scelte sceniche piuttosto concettuali: è infatti richiesto un certo grado di interpretazione per godere appieno dello spettacolo, che nella sua ricerca di virtuosismo perde un po’ di comunicabilità.

Info:
METAMORFOSI – elegia per donne randagie
Mercoledì 18 ottobre, ore 21
Teatro Tangram, Torino

Scritto, diretto e interpretato da Alessandra Cristiani e Ilaria Drago
Produzione di Fortebraccio Teatro
Musiche di Gianluca Misiti
Luci di Max Mugnai
E con Andrea Peracchi

Credits Foto
Foto 1: Ilaria Drago – Sirene – Metamorfosi, foto di Marco Marran
Foto 2  Alessandra Cristiani – Narciso – Metamorfosi – Foto di Futura Tittaferrante
Tratte dalla pagina FB di Ilaria Drago

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