MENELAO @ Arena del Sole: un gioco per adulti

All’Arena del Sole è andato in scena MENELAO di Davide Carnevali, spettacolo costruito, interpretato e diretto da Teatrino Giullare, in co-produzione con Emilia-Romagna Teatro Fondazione, scene di Cikuska, luci di Francesca Ida Zarpellon. Spettacolo che nel 2016 ha ricevuto la menzione speciale della giuria alla prima edizione del Premio Giuria.

Essere spettatore può sembrare un compito semplice, alle volte anche ingrato. Si arriva lì, fuori al teatro, si scambia una chiacchiera con qualche amico, poi si entra e ci si siede al proprio posto aspettando che tutto si compia. Ma è proprio così semplice? Io, ad esempio, sono sempre preoccupato, ho sempre paura di essere contagiato da qualche strana malattia, o di uscire con un fardello sempre più grande. Non so cosa accadrà, non so chi incontrerò… Questa volta ho incontrato Menelao. Chi è Menelao? Appartenente alla stirpe degli Atridi, si! Fratello di Agamennone, si! Re di Sparta e marito della bellissima Elena, si! Ma chi è veramente Menelao?
Da come si è presentato sembra un uomo, un uomo normalissimo, anzi se posso dirlo un uomo alquanto triste. Strano, perché dovrebbe? Proprio lui, un vincitore della guerra di Troia, un re che ha il popolo ai suoi piedi, che ha la moglie più bella del mondo, Elena.
Invece no, è depresso. Si sente succube della sua società, schiavo dell’insoddisfazione, oppresso dall’impossibilità di appagare il desidero di essere ricordato per sempre; perché? Perché è destinato a essere un personaggio secondario nella storia? Perché non è contento della sua posizione e si accontenta di quello che possiede già? La Ragione, quel tarlo che si insinua in ogni testa (anche in quella dello stesso Zeus che cercando di liberarsene diede vita ad Atena), quella voce che piega e sottomette al suo volere sta distruggendo Menelao. Tenta di riparare la rottura scrivendo le sue memorie e cercare in qualche modo di cambiare il destino, magari rovesciando la storia. Cerca aiuto dalle Parche che si rifiutano di tagliare il filo della sua vita e porre fine a ogni sofferenza; supplica il rapsodo di dare nuova vita alle sue gesta, ma non accetta di sottomettersi al vile gioco. Nessuno può aiutarlo, solo Menelao può.

L’uomo in scena è piegato dalla ragione e mette a nudo sé stesso, del resto “quando il cervello non arriva a concepire ciò che l’istinto suggerisce ne fa una tragedia”.
Ma quale cura migliore se non quella di riderci su e sdrammatizzare; un mondo di fantocci e falsi idoli incorniciati da una simpatica acropoli di carta, con statue, divinità e personaggi mitologici, che fanno sorridere di quella triste insania. L’umorismo diventa una potente arma in scena, una lama spessa e affilata che taglia la tensione tra pubblico, attori e personaggi che, tra deliri e prese di coscienza, hanno il buon senso di rinsavire.
Il palcoscenico diventa una stanza da giochi e i protagonisti, come bambini, prendono molto sul serio quel gioco: i fantocci prendono vita e doppiano i personaggi diventando degli alter ego, vere e proprie immedesimazioni proiettive su cui scaricare l’insoddisfazione, la vera protagonista della pièce; tutto si fa frivolo e intenso allo stesso tempo, un teatrino nel teatrino dove un tavolo da studio diventa un palcoscenico per le marionette, ma anche un letto matrimoniale dove Menelao ed Elena affrontano i fantasmi della vita coniugale, tutto grazie a una scenografia ben congegnata che si adatta alle esigenze della scena.

Dopo essere entrato in contatto con quel parallelo universo di follia che l’arte del teatro riesce a mostrare con la semplicità di un gioco per bambini, dopo essere stato inglobato in quel vortice psicologico dove il passato si aggroviglia al presente, dove i sogni e le paure si materializzano e prendono vita, dove non uno ma tanti Menelao diventano il riflesso possibile di quel mondo avverso che ci circonda e attivano quell’inevitabile processo di immedesimazione; come si fa a non essere contagiati da quella pazzia? Chi non ha vestito almeno per una volta i panni di Menelao, e non si è caricato di quel fardello?
Vedete, è rischioso essere spettatore…

 

Info:
MENELAO
testo di Davide Carnevali
spettacolo costruito, interpretato e diretto da Teatrino Giullare
scene Cikuskal
Luci Francesca Ida Zarpellon
co-produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatrino Giullare
con il sostegno di Regione Emilia-Romagna
si ringrazia Gianluca Vigone
foto di Luca Del Pia

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