MEMORIE DI ADRIANO@Teatro Ghione: la sempre toccante voce dell'Imperatore

Emoziona e commuove Giorgio Albertazzi nei panni dell’Imperatore più umano. In scena ormai da più di ventisei anni, la riduzione teatrale dello straordinario libro della Yourcenar sarà al Teatro Ghione fino al 14 febbraio per la regia di Maurizio Scaparro.

Un’unica sagoma bianca sul lato destro del palco è quanto appare all’aprirsi del sipario. Così, adagiato su un triclinio talvolta, talaltra in piedi accanto ad una bassa colonnina che gli fa quasi da pulpito, l’attore ripercorre il vissuto leggendario dell’Adriano imperatore ed uomo. Un uomo che, giunto alla vecchiaia e scosso dall’incombere della malattia, decide di fare un bilancio della propria esistenza.

Destinatario delle memorie, nella recita come nel romanzo, è il giovane nipote Marco Aurelio, definito dall’imperatore come l’unico che non lo abbia mai tradito e futuro imperatore a sua volta.A Marco Aurelio è dunque indirizzata la lunga lettera, ma essa rimane piuttosto pretesto per l’anziano regnante per guardarsi indietro, ripercorrendo la propria vita tra ricordi e malinconie. Abbandonati ormai inutili affanni, il momento è quello compiacersi dei propri successi e compatire i propri errori e dolori, con l’affetto e l’indulgenza che solo l’età matura porta con sé.

La narrazione prende avvio dalle origini ispaniche di Adriano, commemorate in scena dalla presenza di alcuni attori che ne ripropongono il parlato e soprattutto dai canti della donna che, di tanto in tanto, entra a far da colonna sonora all’opera, percorrendo il palco da una parte all’altra, spesso alle spalle del personaggio, al quale suggerisce, o del quale restituisce, evocazioni del passato.

Quelle “ombre”, la cui consistenza è talmente incerta da rendere inutile il tentativo di definirne l’essenza, concorrono a riportare al presente tutto il vissuto dell’imperatore. E compaiono allora l’avo Marullino, che credeva negli astri, e il padre Elio Afro Adriano, ma si ricorda parallelamente la nascita ad Italica, cosa insolita per un futuro imperatore di Roma, al quale nella città stessa conveniva piuttosto nascere. Una profezia aveva però rivelato: “Tu seras Emperador”.

L’enfasi e la passione con la quale sono descritti gli studi in Grecia si contrappongono al tedio che contraddistingue invece il periodo dei primi incarichi politici e burocratici a Roma, così da dichiarare: “L’impero, l’ho governato in latino; ma in greco ho pensato, in greco ho vissuto”.Sono quindi ricordate le missioni all’estero con Traiano, l’ostilità di quest’ultimo e l’importanza della presenza di sua moglie Plotina, alla quale Adriano è legato da un rapporto di profonda reciproca comprensione e stima, per la futura successione al ruolo di regnante.

Momento di maggiore intensità poetica è senz’altro quello in cui Albertazzi-Adriano racconta del giovane Antinoo, unico grande amore, il “levriero ansioso di carezze e di ordini”. Antinoo è la felicità radiosa, ma anche l’esemplificazione della giovinezza pienamente vissuta e la devozione senza limiti all’amato. Venerazione talmente pura da non poter trovare fine altra che quella della propria eliminazione, al fine di preservare intatta l’autenticità. Sopravvivere alla sua fine vuol dire misurarsi con il senso di colpa, ma ad esso è opportuno resistere per “non avvilire quel giovane capolavoro che fu la sua fine”.

Quello della Yourcenaur è un testo che, parlando della morte, evoca uno straordinario amore per la vita e la bellezza. L’interpretazione che Albertazzi continua a darne rimanda tutto ciò, nell’alternarsi di situazioni di intenso lirismo ed afflizione ad altre nelle quali si levano sussulti di gloria nel suo corpo.

L’affaticamento dell’attore sposa la spossatezza del personaggio e tra i due sembra essersi creato un rapporto profondo e segreto, fatto di semplicità e veridicità. Lo spettatore non può che percepirlo. Del resto, l’attore stesso al termine dello spettacolo, in un breve discorso che contestualizza il valore dell’opera nell’attuale situazione di barbarie umana e che rivendica all’interno di essa il ruolo salvifico del teatro, afferma: “Si sente e si guarda, non importa intelligere con il teatro”.


Note stampa

Albertazzi torna in scena al Teatro Ghione dal 28 gennaio al 14 febbraio con MEMORIE DI ADRIANO di Marguerite Yourcenar per la regia di Maurizio Scaparro. Con lui in scena Stefania Masala, Giovanna Cappuccio, Fulvio Barigelli, Tutta la programmazione sarà accessibile anche a spettatori non vedenti e sordi che, grazie al Ghione, possono da alcuni anni, vivere l'esperienza del teatro.

Il Commento di Gufetto
Gufetto ha recensito in passato l’opera MEMORIE DI ADRIANO nella sua messa in scena al Teatro Parioli nel 2013. Scriveva il nostro Marco Pelliccioni sull’opera: “Adriano in un'accorata ma assai lucida confessione al giovane Marco Aurelio, ripercorre le tappe gloriose del suo arrivo a Roma in qualità di parente dell'imperatore Traiano, della sua gloriosa carriera militare, delle sue relazioni più o meno effimere con donne patrizie, della sua elezione a successore di Traiano per volontà dell'affascinante imperatrice Plotina.

Il monologo di Albertazzi poggia su un testo affascinante e coinvolgente, che la recitazione dell'attore impreziosisce grazie a una gestualità e una mimica facciale che non risultano mai stonati”.

Memorie di Adriano@Teatro Parioli – Roma  – M. Pelliccioni (Gufetto, Febbraio 2013)

 

Note di Regia
Adriano è più di un uomo, è il “ritratto” di ciò che noi siamo oggi, nelle sue parole ritroviamo le radici della nostra storia.
In un mondo dove i fondamentalismi e l’ignoranza seminano morte e distruzione, le parole di Adriano assumono un significato nuovo indicandoci, forse, uno spiraglio di speranza: «…non tutti i nostri libri periranno;…altre cupole sorgeranno dalle nostre cupole…e se i Barbari s’impadroniranno mai dell’impero del mondo, saranno costretti ad adottare molti nostri metodi; e finiranno per rassomigliarci”.

Info:
dal 28 gennaio al 14 febbraio 2016
MEMORIE DI ADRIANO di Marguerite Yourcenar
con Giorgio Albertazzi
Stefania Masala, Giovanna Cappuccio, Fulvio Barigelli
Evelina Meghnagi musiche e canti – Armando Sciommeri percussioni
Costumi Daniele Gelsi – elementi di scena Lisa De Benedittis
regia Maurizio Scaparro

Teatro Ghione, via delle Fornaci 37, 00165 Roma – tel. 06 6372294 – 06 39670340, fax 06 39367910 – info@teatroghione.it
Direzione artistica: Roberta Blasi

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