MEMORIA DI RAGAZZA Una lettura e qualche canzone dall’omonimo libro di Annie Ernaux con Daria Deflorian, Monica Demuru e Monica Piseddu chiude il mese dedicato al contemporaneo di Materia Prima al Teatro Cantiere Florida. Ultimo appuntamento ad aprile per White Rabbit, Red Rabbit con Fabrizio Gifuni.
Solo tre attrici, tre leggii, tre microfoni illuminati da una striscia bianca in proscenio sul palco vuoto. Solo una lettura e qualche canzone, come recita il sottotitolo della performance proposta a conclusione della rassegna di teatro contemporaneo di Murmuris Materia Prima seguita interamente da Gufetto (in calce gli articoli delle altre rappresentazioni).
Contenuti
Omaggio ad Annie Ernaux
«Era un’estate senza particolari anomalie metereologiche, quella del ritorno del generale de Gaulle, del franco pesante e di una nuova repubblica, di Pelè campione del mondo di calcio, di Charly Gaul vincitore del Tour de France e della canzone di Dalida Mon histoire est l’histoire d’un amour» attacca la voce soave di Monica Demuru che canta e ci trasporta altrove nell’estate 1958, un’estate immensa, come lo sono tutte fino ai 25 anni, nelle memorie di Annie Ernaux, scrittice francese, Premio Strega Europeo 2016, amata letta sviscerata masticata e restituita al pubblico dalle tre attrici in piedi sul palco. Nessun arteficio teatrale, le tre voci nude anche nel canto di Demuru a cappella, solo le parole evocative del romanzo, in una dizione perfetta, articolata, piena di senso, ma nella negazione della stessa etimologia ϑá½³ατρον guardare: le attrici leggono ferme con discrezione, senza toni accentuati, con calma e delicatezza, seguono lo scorrere delle pagine con gli occhi sui leggii.
Annie Ernaux è nostra
«Annie Ernaux è nostra»: ci dichiarano prima di inziare il viaggio, quasi a giustificare un pudore e una ritrosia a donarsi alla scena a cui Daria Deflorian, Monica Demuru, Monica Piseddu manterranno fede fino alla fine, nel rispetto del paradosso dell’amore: da una parte vuoi farti vedere con la tua bella ma dall’altra sei possessivo e vorresti che non piacesse a nessun altro. «Annie Ernaux è nostra» perchè l’hanno amata e condivisa solo tra loro, le ha rivoltate letteralmente come un calzino; «Annie Ernaux è nostra» lo dicono per gioco, ma è anche vero. La centralità è la scrittura, articolata colta musicale, l’autrice e il suo libro Mémoire de fille a cui le attrici rendono omaggio, in una lettura che resta sul palco, in bilico tra la condivisione di un prezioso gioiello e l’intimità privata della lettura solitaria.
Mémoire de fille
Le tre attrici ci trasportano con questa atmosfera sottile nel romanzo attraverso due ricordi nitidi della protagonista: H. il ragazzo della colonia nel 1958, ed R. l’amica di Annie nel 1960. Le tre voci si alternano con timbri e caratteristiche diverse, nei pensieri, desideri, paure e passaggi di giovinezza della ragazza del 1958 e quella del 1960, rivisti attraverso la luce intralice a cinquanta anni di distanza dalla scrittrice, tra il bianco e nero delle foto del tempo e il colore delle confessioni intime, dolorose, crude della scrittrice: cosa resta di noi nella memoria degli altri? Cosa resta nella memoria di noi stessi, divenuti vecchi, maturi, diversi? Protagonista dei ricordi di Annie è la narratrice stessa, una Lei che si sdoppia in questo memoir, prima educatrice alla colonia di S. e poi ragazza au pair a Londra due anni dopo. Una narrazione forte, critica, incisiva, lucida e sincera simultaneamente della grande scrittice affermata e della ragazza diciotenne impacciata, bruttina, insicura e immatura, nello squarcio indelebile dell’adolescenza, delle prime esperienze di molte cose, delle amicizie, del sesso, delle relazioni, della vita stessa.
Voci di memorie di Annie Ernaux
Immagini e incubi si accavallano in un rito di passaggio che pare obbligatorio, così si abbandona frettolosamente al desiderio maschile e selvaggio di H. il capo educatore, prestante e ignorante insegnate di educazione fisica, per il quale diventa fugace oggetto sessuale di morbose fantasie, per poi abbandonarla, umiliarla, segnarla nella sensazione di esclusione e inadeguatezza con appellativi sessisti e degradanti. Una ragazza della fine degli anni Cinquanta in un’estate borghese fatta di piccole trasgressioni di una legge indiscutibile ed universale, attraversa la ferocia maschile che prima o poi avrebbe dovuto subire, venendo meno alla buona educazione delle ragazze perbene il cui obiettivo era conservare la virtù di femminilità, o almeno nascondere la perdita della verginità.
Dalla notte tra il 16 e il 17 agosto 1958 in cui Annie conosce l’orrore di una intimità violata senza senso, la vergogna, l’obbedianza a ciò che accade, la ragazza esclusa ed insultata la ritroviamo due anni dopo a Londra, passando attraverso la voracità masochista della bulimia e la conseguente amenorrea, come una punizione abbattuta laddove aveva peccato, decretata nel verdetto del Dottor B., un’assenza di femminilità che ancora una volta la esclude dalla comunità delle ragazze dal regolare flusso rosso.
Conosciamo tra gli scaffali dei supermercati di Londra, R. l’amica di scorrimbande con cui Annie saccheggia con cupidigia oggetti che non le servono, caramelle, cioccolatini, smarties nei negozietti di periferia, fino a cianfrusaglie, rossetti e cosmetici dei reparti bellezza di Worsworth. Le intrepride ragazze con l’ingenua colpevolezza della giovinezza fanno insieme manbassa di chincaglierie inutili per oltre due mesi e mezzo, ridendo come matte «senza maschi ci divertiamo un mondo», fino ad essere malamente scoperte, uscendone mentendo senza vergogna alle autorità. La scrittrice dopo essere stata l’impacciata ragazza di S. diventa l’audace ragazza di Londra, che ammira l’amica leggera, piccolo borghese spensierata e sempre ottimista R. capace di attirare gli sguardi degli uomini, come non sa fare Lei.
Ma quella Annie che si racconta come in una vita precedente, diventerà un’altra, entrerà all’università, incontrerà il marito di cui prenderà il cognome, conoscerà i libri di Simone de Beauvoir, inizierà a scrivere, saprà mettere nelle pagine la propria inadeguatezza, capirà la mancanza di senso di ciò che si vive quando lo si vive per acquisire significati nuovi quando lo si racconta.
Le tre voci diverse, dolce e rotonda di Demuru, tagliente e segmentata di Piseddu, ondulata e nasale di Deflorian, nei limiti dichiarati di una lettura, ci accompagnano sulla superficie increspata di Mémoire de fille di Annie Ernaux come a sfiorarla con le dita sulle note delicate della voce di Monica Demuru in Only You.
«La mia storia è la storia di un amore | Un romanzo come tanti altri | Che potrebbe essere il vostro» Histoire d’un amour, Dalida
Materia Prima 2018
è stato seguito da Gufetto Firenze con gli articoli:
UN ESCHIMESE IN AMAZZONIA di Liv Ferracchiani, The Baby Walk, 8 marzo 2018
MACBETTU di Alessandro Serra, 16 marzo 2018
SEMPRE DOMENICA di Controcanto Colletivo, 22 marzo 2018
Materia Prima 2017
dall’archivio di Gufetto Firenze:
PROTEGGIMI di Livia Gionfrida, 16 marzo 2017
I VICINI di Fausto Paravidino, 30 marzo 2017
MEMORIA DI RAGAZZA
Una lettura e qualche canzone dall’omonimo libro di Annie Ernaux
testo di Annie Ernaux, Memoria di ragazza, ed. L’Orma 2017, Traduzione di Lorenzo Flabbi
con Daria Deflorian, Monica Demuru, Monica Piseddu
Produzione A.D. | Doppio Ristretto 2017
Teatro Cantiere Florida
29 marzo 2018
Materia Prima 2018