Tante cose possono nascere tra la polvere di un teatro e la fermezza delle sue mura, tanti sogni, amori e tragedie possono sbocciare in uno spazio cosi indefinito ed esposto agli occhi di una platea disposta, spesso, a ignorare la bellezza che ha davanti. Con la più alta delle pretese abbiamo assistito ieri all’anteprima romana di “Maze”, della Compagnia UNTERWASSER(*) ideato e concepito da Aurora Buzzetti, Giulia de Canio e Valeria Bianchi ed ospitato nelle viscere nascoste del Teatro Argot Studio all'interno della Rassegna OVER.
Le tre attrici che hanno scritto e dato vita allo spettacolo in questione sono anche le fondatrici della compagnia teatrale UnterWasser che porta avanti uno studio approfondito sul teatro visuale e l’arte contemporanea riuscendo, come nel caso del loro primo spettacolo “Out”, a ricevere importanti riconoscimenti come EOLO AWARD 2016, BEST VISUAL SHOW.
MAZE invece prova a infilarsi nel flusso teatrale romano dopo essere stato presentato al Festival delle 100 Scale di Potenza nel 2018. Vige una sola regola durante la visione della performance: l’abbandono; infatti, chi assiste a questa pièce, deve obbligatoriamente abbandonarsi ai flussi sonori e visivi che le performers propongono, mescolandoli sapientemente fino a regalarci una storia come tante ma raccontata con un linguaggio nuovo, sensoriale.
(*) UnterWasser è un gruppo di ricerca, fondato nel 2014 da Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti e Giulia De Canio, che indaga le reciproche contaminazioni teatro visuale e arte contemporanea. Il gruppo intraprende un lavoro su due binari paralleli: da una parte quello performativo, dall’altra quello espositivo/installativo. Il teatro di UnterWasser è un’Installazione mobile da fruire nell’evolversi delle scene, nella fluidità del loro scorrere. Il performer è al servizio dell’oggetto e ne diviene animatore.
Il lavoro enorme svolto dalle attrici si vede sin da subito: entrando in sala infatti, lo spettatore nota che il palco è quasi del tutto ricoperto da strane istallazioni in metallo, legno e ferro. Si possono riconoscere sagome umane, volti e giostre che saranno proiettate sul pannello centrale grazie a un fascio di luce. Sarebbe limitativo descrivere una trama centrale perché portando in scena la storia di una vita, sin dalla nascita, le attrici hanno regalato allo spettatore la possibilità di creare una personale interpretazione senza, peraltro¸ l’uso di convenzionali barriere impostate (nomi, sesso dei personaggi ecc.). E’ affascinante la grazia calibrata con la quale le tre donne maneggiano i fili delle strutture e creando la storia proprio davanti alla platea, suggerendo un senso di affetto materno e femminilità e prestando anche le ombre del proprio corpo per dare un’identità migliore al protagonista proiettato sullo schermo.I suoni sono parte fondamentale dello spettacolo: danno la giusta elasticità ai momenti di pathos e definiscono meglio le immagini, olre a essere disposti in maniera originale per tutta la durata della rappresentazione.
MAZE va dritto alla pancia di chi assiste, richiama meccanismi che stanno buoni sul fondo della memoria di tutti noi fintanto che una sensazione primordiale non le resuscita e ci ricorda quanto sono fissi in noi certi spasmi, indelebili parti di noi. E’ il tranello dell’arte visual che dà solo una piccola scossa alle pulsioni animalesche; poi la fantasia fa il resto, e questo le protagoniste di MAZE lo sanno bene. Sfoggiano, durante la pièce, un vasto arsenale di simulazioni che catturano la platea: lo scorrere dell’acqua e l’immersione in essa, il girotondo di un gioco, la corsa, il vento, la musica di un posto e la paura della morte sono concentrate e descrivono perfettamente i punti salienti di una vita che può essere quella di tutti. Tutto, troppo da dire e da raccontare in uno spazio temporale breve e raramente mal gestito, che si sforza di allungare momenti scarni, provocando noia.
MAZE resta comunque una piacevole e riuscita novità nel repertorio della scena Off di Roma.
Visto l'11 MAGGIO 2019
ore 20.30
OVER emergenze teatrali.
UNTERWASSER
MAZE
anteprima romana
.concept, creazione, performers Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti e Giulia De Canio
musiche originali Posho
consulenza tecnica Matteo Rubagotti
residenze artistiche Théâtre La Licorne (FR), Teatro del Lavoro, Festival città delle 100 scale e CasermArcheologica
con il sostegno produttivo di Argot Produzioni