Torniamo sempre molto volentieri al "più piccolo gran Teatro del mondo": il Teatro Stanze Segrete, proprio come lo ha definito uno dei sui due direttori: Ennio Coltorti. Uno spazio intimo e versatile, in movimento, che sembra sapersi modellare all’abbisogna, adattandosi all'uso e necessità della piéce: difatti in “Matteo 19,14” gli attori sono dove a volte è capitata la platea e chi vi scrive.
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MATTEO 19,14: due personaggi e la loro doppiezza
In MATTEO 19,14 di Lorenzo Gioielli in scena sino al 17 novembre, gli attori e personaggi sono due.
Nessuna manipolazione o doppi ruoli, ma dentro ogni personaggio c’è comunque doppiezza, anzi un flusso quasi infinito d’emozioni che ha l’odore acre del Caos.
Il disordine qui è inteso come connessione remota di certi fatti che sentono l’esigenza precipua e urgente d’accadere. Non vi è rimando dentro i movimenti perpetui di rotazione e rivoluzione. Non ci può essere. Legami invisibili ben dislocati. Azioni e reazioni lontane un emisfero (oppure mezzo) secondo quella teoria, qui raccontata o recitata, che se in Africa una farfalla batte le ali, in America qualcuno nasce o muore o chissà cosa. Magari sbadiglia e basta. Tutto vive e muore collegato da fili invisibili. E intanto il pensiero dei due personaggi, e di tutti, rimane imperscrutabile. Illeggibile.
Nelle pieghe della vita, l'essere umano vive, ruba ossigeno attraverso stretti e asfittici pertugi di terra che permettono la mera sopravvivenza. Non si vede dietro la pelle. Si intuisce. Si prova a interpretare i segni. La verità si presenta opaca, non è intellegibile: resiste sfuocata come una foto frettolosa, mossa. Distratta. Quando l'anima rimane indefinita, si guarda al corpo dalla vedetta di una tavolo di caffè in compagnia di qualcosa da bere. Quel bicchiere pieno stordisce ma tutto diviene in ogni caso progressivamente più spesso, grave e insiste sugli esseri affaticandoli e generando il bisogno di compassione come dolore da condividere.
I brutti pensieri quando fa compagnia la solitudine, emergono e crescono di forma e peso in misura esponenziale sino a divenire macigni capaci di schiacciare. Il destino è ineluttabile. La lotta appare impari. Il risultato della battaglia già annunciato. E' schiacciato, l'essere umano, contro il pavimento del mondo ma rimane ancora quella scoria di forza per guardare verso il cielo e chiedersi se la legge dell'universo è giusta o quanto meno democratica.
MATTEO 19,14: una tragedia svelata nell'intimtà di un caffè
Condividere il dolore allevia il peso. Parlare, seppure con uno sconosciuto, qui l'altro avventore, ha una funzione placebo. Tanta disperazione è motivata da una tragedia che riguarda uno dei due personaggi e che verrà presto confessata nell'intimità di quel caffè. Lo sconforto rimpicciolisce le persone affette dalla sventura sino a confinarle dentro un cerchio chiuso dove invecchiare placidi e precoci. Il viso assomiglia a quello del vecchio e che sarà dopo la morte. La mano perde colore e calore. Diviene marmo di statua. La notizia toglie tempo e futuro a qualcuno molto caro e innesca la disperazione, acuisce il bisogno di condividere, del dialogo, della confessione e del consiglio. I due si trovano a essere vittime e carnefici in un momento unico e devono prendere una strada poiché innanzi si staglia l'obbligatorietà della scelta.
MATTEO 19,14, dal brano della Bibbia alla performance di Emiliano Coltorti e Elisabetta Jane Rizzo
E intanto domina profetico, come un'ombra o come una luce, il brano della Bibbia: Matteo 19,14 «Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli».
L'inizio è flemmatico ma è voluto dalla regista. Si capirà dopo, tanto da convincerci a cancellare il nostro giudizio frettoloso sulla performance tiepida degli attori. C'è una corresponsione di sentimenti tra i due personaggi in un crescendo che esplode nel finale inaspettato. Si tratta un argomento crudo e tristemente reale e pone oltre al delitto (commesso o da commettere) il quesito in locandina: «Fin dove ti spingeresti per salvare chi ami?» E si dirà: si vive per diritto di nascita. Ma non aggiungeremo altro per conservare la sorpresa a chi vorrà vedere lo spettacolo.
I due attori: Jesus Emiliano Coltorti e Elisabetta Jane Rizzo, rendono credibili i personaggi. Sono giusti. Sono bravi.
Rizzo cura anche la regia. Le luci rimangono quasi tutto il tempo sul piazzato. Pochi cambi e non ci dispiace in considerazione dell'ambientazione. I costumi sono giusti.
Spettacolo da vedere.
Lo spettacolo verrà proposto per la prima volta in Italia in inglese nelle repliche di sabato 9 e 16 ottobre, ore 18.30
Teatro Stanze segrete
Matteo 19,14
Di Lorenzo Gioielli
in scena dal 5 al 17 novembre
con Jesus Emiliano Coltorti e Elisabetta Jane Rizzo
Regia di Elisabetta Jane Rizzo