Il 25 novembre ha debuttato lo spettacolo di Silvano Spada “Maria Josè – L’ultima Regina d’Italia” accolto dal delizioso OFF/OFF Theatre. La pièce rimane in scena fino al 28 dello stesso mese.
OFF OFF Theatre: lo scrigno nero di via Giulia
Il ginepraio di vie intorno a Campo de’ Fiori, si apre meravigliosamente e ogni volta verso la più importante e lineare via Giulia. Ed è lì, nel punto mediano (ci piace pensare) che il Teatro emerge prepotentemente come uno scrigno nero, liberandosi (in questo periodo) da certe impalcature ferrose che avrebbero voluto soffocarlo volentieri. Il Teatro “tutto” resiste e sopravvive ai ponteggi posticci voluti degli eventi che ne hanno causato dapprima la chiusura, poi l’apertura a metà.
L’OFF OFF THEATRE diventa il salotto di Maria Josè
Dunque ci accoglie il Teatro! Ma è tutto vano… perché da subito appena supero il foyer e butto l’occhio verso la scenografia e ancora dopo quando le luci e brusio si spengono all’unisono: la sensazione netta è che non sono a Teatro, nonostante gli sforzi apprezzabili, ma nel Salotto di Maria Josè. Ed ecco com’è che decido il titolo dell’articolo. Mi accomodo con lei e fumo senza averlo mai fatto prima. È un racconto intimo, a tratti la sua confessione (l’ultima) da fissare sul nastro magnetico: un elenco di minuzie preziose. Ma è anche sequela di fatti già noti alla storia, e quindi per questo, qui, meno interessanti. La Regina d’Italia elenca i suoi pregi e persino qualche rado difetto, come si conviene ad ogni blasonato che si rispetti.
Elena Croce diventa Maria Josè, l’ultima regina d’Italia
Elena Croce non recita la parte di Maria Josè ma solo perché è già Maria Josè. L’attrice sparisce al servizio del personaggio che celebra. C’è una coraggiosa lentezza nei movimenti che rivela la tumultuosa energia che solo la vita vera sa avere anche dietro la quiete. Quel movimento indolente dell’attrice, mescolato a pause eleganti e lunghe: dà carne e presenza palpabile alla Regina. La voce placida per tutto il tempo, raramente vivace, rivela certe increspature dell’anima del personaggio e di chi ha vissuto doppiamente: un mondo esteriore intriso di protocolli cadenzati e un mondo intimo o interiore fatto di pane e salame con gli amici. Massimo Bontempelli, scrittore di quel tempo, le dirà durante uno degli inviti a salotto (non a corte), che si sarebbe aspettato alle cinque del pomeriggio un buon te’. Ma lei non si offende e sorride del proprio carattere irriverente contro ciò che gli altri si aspettano, compreso il marito e principe ereditario. Umberto di Savoia sarà Re, famoso per essere stato l’ultimo d’Italia perché abdicò il padre Vittorio Emenuele III e perché regnò solo per un mese. Per questo si guadagnò l’appellativo di Re di Maggio. L’italia aveva già scelto la Repubblica prima che lo incoronassero: ma questa è storia e si può leggere nei libri.
Silvano Spada: drammaturgia e regia nelle carni di Maria Josè
Silvano Spada per bocca della superba Croce, affonda la penna e regia nelle carni della Maria Josè donna prima che Regina. Anche se le cose si contaminano a vicenda. É inevitabile che accada. Rivela, il drammaturgo, le passioni e quel carattere eccentrico e per questo fu temuta da Re Vittorio Emanuele III, dal Duce e da molti altri personaggi dell’epoca.
Maria Josè non si adeguò del tutto alle regole del rigido Cerimoniale (ci provò per piacere a Umberto), ma non perché straniera in quel mondo dorato (era già figlia di maestà reali e dinastie storiche di Sassonia) ma solo perché rispettò la sua vera indole. Umberto si sposò per volere del padre che mai volle contraddire e quella scelta obbligata fu già preludio di infelicità per la coppia. Umberto rimase sempre sottomesso al padre: nell’intimo e politicamente. E qui si allude alle discriminazioni raziali perpetrate contro gli ebrei o l’atteggiamento nei riguardi del delitto Matteotti.
Elena Croce: la Maria Josè antinconvenzionale ed eccentrica
Elena Croce parla alla platea silenziosa con onestà attoriale, dei primi incontri con Umberto quando erano ancora ragazzi e quel rapporto tra i loro genitori che finsero indifferenza. Incontro tra regnanti si intende, non facile, che avevano programmato il matrimonio quando ancora i due non erano neppure nati. Serviva per rinsaldare il rapporto tra le due nazioni di fede cattolica. Umberto sposo rimase sempre refrattario al rapporto con Maria Josè, difatti vivevano vicini durante le cerimonie ma in appartamenti lontani eppure sotto lo stesso palazzo reale. Si potrebbe dire sotto lo stesso tetto di migliaia di metri quadri: il Quirinale. Il VI palazzo più grande del mondo. Da quel sontuoso palazzo, Maria Josè, usciva o scappava per rifugiarsi nelle bettole e trattorie di Roma, parlava e incontrava gli antifascisti e architettava un piano per destituire Mussolini. Era furente con Hitler. Si sedeva infine sui gradoni delle chiese per lasciarsi ammaliare dalla città eterna zuppa di monumenti e incendiata di sole. Il sole era per lei vita. Sole agognato forse perché belga e dunque di una terra più avara di luce e raggi. Da qui il suo amore incondizionato anche per Napoli che Croce racconta con verità. Quel sole che tutto sa impigrire come un mantello di sonno eppure tutto sveglia di festa e desiderio di baldoria. Napoli è vita luccicante di paillettes e mare blu. Su quella distesa d’acqua la città di Pulcinella si sporge e specchia proprio mentre Maria Josè le affida i suoi sogni migliori. Città gloriosa. Brulicante. E quel brusio piacevolmente assordante, Elena Croce, lo dice con la solita lentezza ritmica che conquista. Le parole sono a volte cadenzate dal bastone che l’accompagnano da un lato a l’altro della scena anzi del salotto.
Nella drammaturgia di Spada: Maria Josè, l’esilio e la separazione dell’ultima regina d’Italia
Il drammaturgo, ci parla poi, di quell’allontanamento repentino dei reali all’indomani del voto degli italiani che aboliva e persino rinnegava la monarchia. Quell’esilio forzato e privo d’indugi, da realizzare subito come una scadenza perentoria. Alcuna tolleranza nemmeno per il tempo. Negli occhi della Regina e quindi della Croce, ci sono i punti rossi della città che si allontana e diventano sempre più piccoli. Quel rintanarsi sottocoperta con i figli come un nascondiglio sicuro. Quel buio che copre come un mantello inclemente il profilo della costa e in quel momento il percepire netto che non è la costa che si sta muovendo e allontanando ma è lei che parte, va via sull’incrociatore «Duca degli Abruzzi» con tutto il carico di delusione e dolore. Donna ferita. Moglie ferita, e difatti da lì a poco, cala il sipario sulla messinscena con Umberto (partito in un altro momento) e si separeranno. Non c’era più nessun protocollo da mantenere, ormai gli occhi di tutti i dignitari d’Europa e del popolo italiano si erano voltati verso la neorepubblica. Dunque non serviva più fingere. La parte da recitare è di nuovo affidata agli attori. Quel gossip che oggi farebbe gola ai D’urso e Signorini, era svanito all’improvviso.
Spada ripercorre il mito con gli appunti di storia e con quelli di viaggio. Maia Josè ama il mare di Sabbia della Libia, l’altra Africa e poi il suo paese preferito: l’Asia. Il grande, immenso continente. E poi gli altri viaggi dell’anima. Il rapporto conflittuale con i figli che la credono un despota, ma intanto collezionano fallimenti ed errori.
OFFOFF THEATRE, la scenografia del salotto di Maria Josè
La scenografia è curata. I mobili eleganti da casa nobiliare si stagliano sul nero netto del fondale. Le suppellettili sono dell’epoca e intonate al racconto che scorre limpido per una buona ora. Ci sono pile di libri (non ammucchiati) che richiamano la curiosità del personaggio e il suo amore per la lettura, nonostante la sua vista si fosse molto indebolita gli ultimi anni. Punizione, questa, che spetta spesso a chi legge abbondantemente. In fatto di diottrie, l’ignoranza spesso conserva tutti i dieci/decimi.
Un lungo e colorato separè sul quale emergono interessanti forme geometriche (sembrano grottesche ma non lo sono), ci lascia fantasticare su una casa più importante e ampia dai lunghi corridoi dove l’attrice lancia comandi in francese alla sua cameriera. C’è una cromatica bottiglia di Whisky dalla quale scorre l’alcol che la Regina non disdegnava durante la sua vita solitaria ma non di solitudine. La musica di vinile è ben scelta e qualche volta accompagna la voce della Croce.
Le luci sono calde. Avvolgenti. Il taglio è spesso laterale per creare suggestive ombre e giochi. Ogni tanto, con una scelta di scene che non comprendo del tutto, arriva una luce livida che disturba all’occhio. Ma il Teatro non deve forse avere questa funzione: essere disturbante?
Spettacolo da vedere.
Info:
Da giovedì 25 a domenica 28 novembre 2021
DIREZIONE ARTISTICA SILVANO SPADA
presenta:
MARIA JOSÉ
L’ultima Regina d’Italia
con
Elena Croce
Spettacolo scritto e diretto da Silvano Spada
OFF/OFF Theatre, in Via Giulia 19, 20, 21 – Roma
Contatti: OFF/OFF THEATRE
Via Giulia 19 – 20 – 21, Roma / DIREZIONE ARTISTICA SILVANO SPADA
Costo Biglietti: Intero 25€; Ridotto Over 65 18€; Ridotto Under35 15€ – Dal martedì al sabato h.21,00 – domenica h.17,00
Info e Prenotazioni: +39 06.89239515 dalle h. 16.00 – offofftheatre.biglietteria@gmail.com – Prevendita online: www.vivaticket.it