E' molto intima l'atmosfera del Teatro Arvalia dove va in scena fino al 13 dicembre, MADRI. Poche sedie per gli spettatori, il palco al ridosso della prima fila, gli attori che non devono alzarsi troppo la voce per essere sentiti. Si propone come il primo e unico “teatro municipale” di Roma, ma verrebbe da dargli di “teatro domestico”.
E' praticamente casalinga l'aria che si respira qui, e i membri della compagnia “La giara” sembrano legati da una profonda complicità. Qui tutti fanno tutto: i fautori dell'essenziale scenografia sono Carlo Fiocchi e Silvia Rizzoni, entrambi coinvolti anche come attori, e lui si presenta anche nella veste di regista. Tra il primo e il secondo degli atti unici di Pirandello vediamo recitare le stesse persone, e così a vedere “L'ALTRO FIGLIO” in seguito a “LA MORSA” si arriva alla piena sensazione di trovarsi in compagnia di amici di lunga data.
L'etichetta “MADRI”che unisce le due parti dello spettacolo promette l'esplorazione del tema della maternità. Infatti è centrale nel caso de “L'ALTRO FIGLIO”. L'operazione è meno convincente quando si tratta de “La morsa”. La rilettura dello scenario pirandelliano – che sembra più centrato sull'atmosfera asfissiante e cupa del tradimento scoperto – si propone di mettere in centro la sofferenza di Giulia, alla quale il marito tradito nega il contatto con i figli, e l'operazione sarebbe più felice se si alleggerissero i monologhi interminabili dei protagonisti che reggono solo qualora l'accento si pone sull'indagine psicologica del sospetto e della menzogna.
Spostata l'attenzione verso la parte finale del monoatto, dove infatti la recitazione diventa più convincente, le lunghissime disquisizioni precedenti, se segnate dal rispetto completo o quasi del testo pirandelliano, diventano poco gestibili. È più complessa, ma paradossalmente anche meglio riuscita la messinscena de “L'ALTRO FIGLIO”. A differenza del semplicissimo allestimento che si era visto nel primo atto (due sedie, un tavolo apparecchiato, l'orsacchiotto di peluche amorevolmente messo in carrozzina sul primo piano, un cancello di ferro battuto, qualche timido effetto sonoro all'inizio dell'azione), la seconda parte dello spettacolo si propone abbastanza articolata, con un lieve gioco di piani in cui la casa di Ninfarosa, appare separata dal pubblico da una tela trasparente, e ancor di più con un panno disteso su una corda dalle lavandaie che si trasforma in uno schermo.
Un filmato che riprende frammenti video e fotografie dell'emigrazione italiana, accompagnato da una canzone semplice e straziante, introduce l'atto unico che racconta le madri che vedono i figli partire per l'America. La vecchia Maragrazia piange continuamente per i suoi due, belli e giovani, che cerca disperatamente di contattare per poterli un giorno rivedere a casa sua.
Quel che sembra un panorama realistico di un villaggio siciliano si trasforma però in un drammatico atto di memoria, quando il medico di città cerca di capire come mai la signora rifiuta, invece, il suo figlio più piccolo, un bravo lavoratore sempre pronto ad accoglierla. La scenografia con un solo raggio di luce che avvolge la figura dell'anziana madre è estremamente tradizionale ed essenziale, ma insieme alla felice recitazione dell'attrice diventa un momento profondo e toccante. Ed è forse unico momento, lungo tutta la serata, in cui una piccola rappresentazione intima e simpatica diventa teatro professionale.
La Compagnia La Giara porta in scena con lo spettacolo MADRI dal 4 al 13 dicembre, due atti unici di Pirandello, “LA MORSA” e “L’ALTRO FIGLIO”
Due donne, due madri, due storie diverse, due sofferenze uguali. Una maternità negata, la prima, una maternità rifiutata, la seconda. L’autore, anche questa volta, non fa sconti a chi vorrebbe acquistare la speranza di “smascherare” l’esistenza umana.
In scena Daniela Cesaretti, Paola Schiavuzzi, Antonio Giuffrida, Carlo Fiocchi, Donato Schiavone, Elisabetta Piloni, Elena Cartoni, Silvia Rizzoni, Bruno Giordano e Massimo Fiori con la regia di Carlo Fiocchi.
La Morsa
Nella “Morsa” la vera protagonista è Giulia, donna sincera e appassionata, che si trova all'epilogo della sua relazione adulterina con l'amante Antonio. Il marito Andrea ha scoperto i due amanti e vuole vendicarsi di entrambi stringendoli in una morsa di accuse.
In un dialogo serrato con la moglie, Andrea finge all'inizio di non sapere nulla ma con un incalzante gioco di allusioni e mezze parole, all'improvviso rivela la sua scoperta e violentemente incalza la moglie sopraffatta ed attonita, incapace di difendersi dalle accuse del marito, pure lui in fondo colpevole per averla trascurata. Giulia rimane sola di fronte alla volontà di vendetta di Andrea perché le viene a mancare anche il sostegno dell'amante Antonio che vigliaccamente l'abbandona alla furia del marito. Andrea caccia la moglie di casa proibendole di vedere per l'ultima volta i suoi figli e quando Giulia, che pure dice di continuare ad amarlo, disperata minaccia di uccidersi con indifferenza, la incita a farlo.Un colpo di pistola risuona nella stanza dove Giulia sconvolta è andata togliersi la vita e al sopraggiunto Antonio, Andrea dirà: «Tu l'hai uccisa!”.
L'altro figlio
Ne “L’altro figlio” ancora una volta Pirandello tratta il tema a lui molto caro della maternità. Il sottofondo storico della commedia è rappresentato dal fenomeno della grande emigrazione meridionale e siciliana nei primi anni del Novecento. Maragrazia, umile donna del popolo di un paese siciliano, vedova e ridotta a mendicare, soffre perché non riceve notizie dei due figli emigrati in America e ormai dimentichi, per la ricchezza raggiunta, della loro stessa madre. Scrive loro tramite un'amica, che in seguito l'abbandonerà, di essere disposta, per invogliarli a tornare, a donar loro lo stesso casale di poco valore dove lei abita, ma i figli neppure rispondono. Con lei vive un altro figlio, sinceramente affezionato, buono, con una bella famiglia e una bella casa. Egli vorrebbe prendersi cura di lei, ma la donna non lo considera veramente suo. Infatti questi è il frutto di uno stupro che la donna ha dovuto subire da parte di un brigante, lo stesso che uccise suo marito. Maragrazia si rende conto che proprio questo figlio non voluto meriterebbe quell'affetto che lei riserva invece ai figli lontani diventati dei criminali e ingrati con la povera madre ma sente di non poter cambiare il suo affetto perché «è il sangue che si ribella», tanto è forte il legame naturale e materiale che sovrasta ogni sentimento e il disgusto per l'uomo che uccise il marito e la mise incinta.
Info
MADRI
Regia di Carlo Fiocchi
con
Daniela Cesaretti – Paola Schiavuzzi
Antonio Giuffrida – Carlo Fiocchi
Donato Schiavone – Elisabetta Piloni
Elena Cartoni – Silvia Rizzoni
Bruno Giordano – Massimo Fiori
4, 5, 10, 11, 12 dicembre 2015 ore 21.00;
6, 13 dicembre 2015 ore 18.00.
Il costo del biglietto è di:
€ 12, intero, (dai 12 anni compiuti in su, accompagnatori di portatori di handicap compresi);
€ 10, ridotto, (sotto i 12 anni);
gratuito per i portatori di handicap.
La riduzione è applicata su esibizione di documento di riconoscimento.