Chiacchieratissimo MACBETTU di Sardegna Teatro e Teatropersona al Teatro Cantiere Florida, miglior spettacolo UBU 2017 e vincitore del premio ANCT, è stato portato a Firenze da Murmuris come secondo appuntamento di Materia Prima, rassegna di teatro contemporaneo, iniziata con Un Eschimese in Amazzonia e che continuerà con Sempre Domenica di Controcanto Collettivo. Il Cantiere Florida ha dedicato ad Alessandro Serra una monografia di due spettacoli: MACBETTU e F R A M E, dedicato all’universo pittorico di Edward Hopper, andato in scena il mese scorso e recensito da Gufetto.
a cura di Giulio Meoni e Alice Capozza
Macbeth diventa MACBETTU
Il lavoro che Serra compie sul testo di Shakespeare è sorprendente. Uno studio approfondito fino a sviscerare le fondamenta tematiche ed emotive di questa pietra miliare del teatro. Il testo che il regista porta in scena corrisponde circa al trenta per cento dell’originale del Bardo ma in questa scelta vengono mantenute tutte le scene più celebri dell’opera: le apparizioni delle Streghe, l’assassinio di Banquo, la follia di Lady Macbeth. Il primo aspetto che porta Macbeth a divenire Macbettu è la lingua, il sardo, o più precisamente il dialetto barbaricino. Un idioma scelto assolutamente non a caso da Serra che definisce: una lingua così asciutta, così violenta, in cui non c’è un modo per dire “ti amo”, era perfetta per quel mondo di violenza di Macbeth. Una lingua che è musicale ma non armonica: fatta di suoni secchi come frustate, duri come gli aspri panorami della Barbagia. Suoni che a volte non sembrano parole: un esempio ne sono i dialoghi delle streghe, che alternano onomatopee a litanie facendocele immediatamente accostare alle attitadoras, le anziane velate di nero che pregano e vegliano i morti nelle case. Durante la rappresentazione sono presenti dei sopratitoli con la traduzione in italiano che, per quanto utili, non erano necessari. Gli attori, il testo e l’atmosfera parlano direttamente allo spettatore tramite un canale telepatico. Anche per chi non conosce la trama dell’opera, o non comprende il dialetto non ci sono impedimenti alla fruizione dello spettacolo. Altro richiamo preciso alla tradizione sarda riguarda una delle scene finali: l’avanzamento dell’esercito camuffato da bosco. Viene richiamata alla mente l’immagine dei carnevali di Mamoiada con i Mamuthones. La scena viene illuminata con un faro, da un attore, che dirige la luce in punti diversi; dando così allo spettatore l’idea che il proprio sguardo sia alla ricerca di qualcosa che non può vedere ma che può solo udire. L’esercito è formato da attori che escono dal buio indossando delle enormi maschere lignee accompagnati dal suono di campanacci della tradizione sarda. Gli attori in scena: Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino ed un eccezionale Leonardo Capuano nel ruolo di Macbeth. Anche Lady Macbeth è interpretata da un uomo come nelle più pura tradizione Elisabettiana. I protagonisti sono solo uomini, una visione totalmente al maschile, patriarcale; che non permette nessuno spiraglio alla morbidezza e dolcezza del femminile, anzi l’unica componente femminile è, tra tutti, la figura più nera.
Una violenza che rompe la quarta parete
Spesso, quando vediamo un film horror o comunque molto violento, ci viene istintivo di chiudere gli occhi o di proteggerseli con le mani; la stessa sensazione avviene nel vedere MACBETTU. Questo spettacolo trasuda violenza in ogni scena, anche in quelle apparentemente meno forti. La violenza non viene perpetrata solo tra i personaggi ma anche verso lo spettatore. Lo spettatore si sente travolto dal gorgo oscuro che Serra porta in scena; all’inizio può essere doloroso ma non si riesce a non guardare. Diviene come una pratica masochistica, come una droga: è doloroso ma non si riesce a dire basta. Una scena tra tutte scatena questa reazione: il momento in cui Lady Macbeth fa ubriacare ed addormentare le guardie del re. La donna entra calciando una recipiente e tenendo in mano una brocca, arrivata al centro del palco inizia a far cadere un liquido all’interno del recipiente e successivamente emette dei suoni che ricordano un richiamo per animali. Improvvisamente sei attori entrano in scena a quattro zampe e con il torso nudo, voraci e in preda ad una frenesia bestiale; nello stesso istante si sente un fortissimo grugnire di maiali, le suggestioni sono molte ma ci sorge un dubbio: il loro grugnire è quello di animali affamati o di bestie che realizzano di star andando al macello? Un’altra scena di estrema violenza è la morte di Banquo. Un sicario trascina in scena Banquo con una calma ed una lentezza portate all’esasperazione. Con la stessa perizia sistema la testa del malcapitato su di una pietra scegliendo accuratamente la posizione migliore; una volta trovata prende un’altra pietra e la carica sopra la testa pronto a sferrare il colpo mortale, il tutto in un silenzio tombale. Per quanto fossimo consci di trovarci a teatro, assistendo ad una finzione scenica, abbiamo avuto il timore che potesse davvero succedere, tanto è carica di emozione e tensione questa scena. I sensi sono violati, principalmente la vista e l’udito, violenza perpetrata non solo tramite le immagini ma anche tramite i suoni. Suoni forti, duri, disturbanti, prolungati fino allo sfinimento come i colpi sui praticabili in ferro che rimbombano come funebri suoni di campana; ma anche i suoni più deboli riescono ad aggredire lo spettatore: come lo scricchiolio del pane carasau, che si frantuma sotto i piedi del fantasma di Banquo durante il banchetto.
La violenza deve essere vista
Serra con MACBETTU ci trascina in un universo oscuro, costellato da violenza e supremazia del forte sul debole. Oppure semplicemente ci apre gli occhi, facendoci capire che in quella violenza ci siamo già immersi? La nostra società ci insegna a vedere la violenza e a condannarla, ma solo teoricamente e non in maniera pragmatica. Non ci rendiamo nemmeno conto della violenza a cui siamo esposti e che, inconsapevoli o meno, mettiamo in pratica ogni giorno. La violenza non è circoscritta solo al regicidio come in Macbeth o all’omicidio in generale. Violenza è quando schiacciamo qualcuno per sentirsi un po’ meglio. Violenza è quando una donna non può sentirsi libera di camminare per strada vestita come più le piace, senza essere oggetto di commenti perfidi o peggio ancora. Violenza è quando non si vuole concedere a qualcuno dei diritti,solo per il piacere di sentirsi un gradino sopra. Violenza è quando un ragazzo di diciotto anni si suicida perché un branco lo ha definito inferiore, non meritevole della loro considerazione e tanto meno del dono della vita. Violenza è quando il colore della tua pelle ti fa stare tra i buoni o tra i cattivi. La violenza più difficile da sradicare è quella piccola, o che almeno sembra tale, pare innocua ma in realtà è ugualmente mortifera. La violenza deve essere vista.
VIDEO PROMO
MACBETTU
di Alessandro Serra
tratto dal Macbeth di William Shakespeare
con Fulvio Accogli | Andrea Bartolomeo | Leonardo Capuano | Andrea Carroni | Giovanni Carroni | Maurizio Giordo | Stefano Mereu | Felice Montervino
traduzione in sardo e consulenza linguistica Giovanni Carroni
collaborazione ai movimenti di scena Chiara Michelini
musiche pietre sonore Pinuccio Sciola
composizioni pietre sonore Marcellino Garau
regia, scene, luci, costumi Alessandro Serra
produzione Sardegna Teatro | Compagnia Teatropersona
con il sostegno di Fondazione Pinuccio Sciola | Cedac Circuito Regionale Sardegna
lingua sardo con sopratitoli in italiano
premi Miglior Spettacolo UBU 2017 – Premio ANCT 2017 (Associazione Nazionale dei Critici di Teatro)
Teatro Cantiere Florida
15 marzo 2018
Materia Prima