L’UOMO PIU’ CRUDELE DEL MONDO@ Teatro della Pergola: la banalità dell’esser feccia

Al Teatro della Pergola di Firenze è andato in scena dal 31 ottobre al 5 novembre lo spettacolo L’UOMO PIU’ CRUDELE DEL MONDO di Davide Sacco regista e drammaturgo, sul palco Lino Guanciale e Francesco Montanari, prodotto da Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, insieme a LVF, Teatro Manini di Narni.

L’UOMO PIU’ CRUDELE DEL MONDO: Un’intervista folle

La scenografia de L’UOMO PIU’ CRUDELE DEL MONDO (foto di Flavia Tartaglia)

Uno squallido ufficio tutto nero: nere sono le pareti, nere sono le lampade, nera è la scrivania. Pochi oggetti presenti, un tavolino con gli alcolici e giusto qualche libro, una parete divide l’ufficio da una fabbrica, solo delle luci calde che provengono dalle lampadine intorno. Del resto non possiamo che immaginarcelo così l’ufficio dell’uomo più crudele del mondo, Paolo Veres (Lino Guanciale), imprenditore nel campo delle armi. Ha una visita, sta aspettando un giornalista (Francesco Montanari) per rilasciare un’intervista. Paolo voleva proprio lui: impiegato di un piccolo giornale della sua città. Soltanto che l’intervistato sembra diventare proprio lui, l’imprenditore non gli dà tregua, sembra che voglia fare amicizia con atteggiamento sempre più sferzante. Quando ad un certo punto gli comunica che uno dei due non uscirà vivo da quella stanza, inizia così un gioco macabro in cui Paolo fa sempre più pressione sul giornalista: vuole conoscerlo davvero perciò vuole sapere se ha mai fatto o farebbe esperienze forti, come quella di scopare con un cadavere. Il giornalista inizialmente non capisce ed è sconcertato, ma col tempo asseconda il proprietario della fabbrica e sembra sempre più a suo agio, tanto che non solo accetta i cinquanta milioni offertigli per ucciderlo, ma alza la posta: ne chiede cento. La serata continua, i due bevono insieme, il giornalista ha abbracciato il senso di estraneità, quando Paolo gli chiede di ballare, così ballano il sirtaki quando con l’ultima domanda di Paolo al giornalista il pubblico è colpito da un finale come nei migliori gialli trasalendo sulle sedie. Buio in scena.

L’UOMO PIU’ CRUDELE DEL MONDO: Dialoghi sulle miserie umane

Lino Guanciale e Francesco Montanari in L’UOMO PIU’ CRUDELE DEL MONDO (foto di Flavia Tartaglia)

Lo spettacolo non è altro che un dialogo tra le miserie umane, in cui la posta in gioco si fa sempre più pericolosa. Alla base c’è il dilemma morale tra cosa sia bene e cosa sia male o meglio fino a dove ci si possa spingere per potersi definire uomini e non bestie. Il pubblico assiste a una rappresentazione a metà tra chiacchiere da bar ed un convivio moderno: probabilmente, come il giornalista, si sentirà sconcertato e proverà un senso di estraniamento per la briutalità degli argomenti in campo. Sicuramente si sentirà anche inorridito dalla trasformazione del giornalista senza nome, dal disorientamento alla piacevolezza (“Una parte di me se ne vorrebbe andare, un’altra sta godendo come un maiale”). La serata si rivela una liberazione per il giornalista che si era presentato come una persona per bene, che evita di bere, quando invece con Paolo si toglie la maschera e si sente giustificato ad ubriacarsi e a confessare l’inconfessabile perché del resto “se l’uomo è fatto a immagine di Dio, allora Dio mi perdonerà, perché allora anche lui è un fallito come me”.

L’UOMO PIU’ CRUDELE DEL MONDO: Contrasti in scena

Di forte impatto l’ambiente lugubre di fronte al quale ci troviamo sulla scena, curata da Luigi Sacco, non è presente nemmeno una punta di colore e l’ambiente è più che scarno, ci sono solo tre libri. I due personaggi, inizialmente, sembrano porsi caratterialmente ed esteticamente agli antipodi: Guanciale ha un completo nero, mentre Montanari è molto più casual, golf di lana e jeans. Un altro contrasto è dato dalle luci, curate da Andrea Pistoia: la scena è illuminata delle lampade dalla stanza a luci calde, quasi arancioni, mentre le luci di scena utilizzate, molto flebili, sono fredde. In scena poi si fuma, continuamente, ed è presente una pistola: si spara un colpo così forte da far saltare sulle sedie gli spettatori. Il ritmo in questo atto unico è serratissimo, sembra di essere su una giostra di pensieri da cui è difficile scendere e i due attori dimostrano una grande sinergia ed intesa reciproca.

L’UOMO PIU’ CRUDELE DEL MONDO: Chi è la vera bestia?

Come in ogni giallo non è possibile svelare il finale che davvero è una degna conclusione dell’opera e che fa capire al pubblico quanto ci facciamo incantare dall’apparenza. L’apparenza è tanto banale da essere quasi sempre rassicurante. E’ stato quindi inevitabile uscire dal teatro chiedendosi chi è la bestia tra i due personaggi: colui che lavora in ambienti deprecabili e fa proposte folli o chi con facilità si fa corrompere dal denaro e che si proclama una persona molto diversa da quella che poi è realmente? Quello che è certo è che siamo subito pronti a puntare il dito, a scandalizzarci senza cercare di capire quando ci sbattono di fronte tutta la ruvidità e la fragilità infiltrate negli anfratti più impenetrabili delle miserie umane.

Visto il 4 novembre, Teatro della Pergola, Firenze

L’UOMO PIU’ CRUDELE DEL MONDO

con Lino Guanciale, Francesco Montanari
testo e regia Davide Sacco
scene Luigi Sacco
luci Andrea Pistoia
aiuto regia Claudia Grassi
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, LVF, Teatro Manini di Narni

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