L'uomo dal fiore in bocca@Teatro Conciatori: Un malinconico incontro sui binari del tempo.

Una sera d'estate, l'aria fresca, il verso dei grilli e una stazione deserta. Un'atmosfera apparentemente piacevole, che farà invece da sfondo a un'incontro malinconico, un confronto fra la vita e la morte.

In una scena essenziale, formata semplicemente da dieci sedie allineate, entra una donna bella ma visibilmente carica di un'amara malinconia, nascosta maldestramente dietro una sonora ilarità, forse con l'aiuto di qualche bicchiere di troppo.

Lei ha perso il treno e non se ne capacita, l'uomo con il fiore in bocca non ha bisogno di altro per attaccare bottone, con un'urgenza inarrestabile di aprirsi a chiunque sia disposto ad ascoltarlo. Fosse anche con il pretesto di parlare di bagagli.

Dal momento in cui si stabilisce il contatto fra i due personaggi, apparentemente opposti ma entrambi segnati da una profonda solitudine accentuata da quelle sedie vuote, si innesca uno scontro, dapprima solo accennato, ma che gradualmente si carica, nei toni e negli atteggiamenti, fino ad un inevitabile epilogo.

La nota vicenda del capolavoro di Pirandello viene qui reintepretata con una donna al posto dell'avventore del dialogo originale: la scelta di un personaggio femminile arricchisce di sfaccettature la relazione fra i due personaggi, fornendo ulteriori livelli interpretativi a un'incontro di per sé già onirico.

Lei infatti si trasforma di volta in volta in tutte le possibili donne che un uomo a un passo dalla morte può trovarsi a fianco, materialmente o spiritualmente, e diviene così la moglie, una sconosciuta, un rincuorante angelo, la morte, spietata ma leale.

L'uomo dal fiore in bocca, condannato da un tumore, rappresenta invece un attaccamento alla vita che supera la rassegnazione per cercare un senso al poco tempo rimasto, con rabbia e nonostante l'abbandono delle forze, fino alla consunzione.

Di Stasio è in questo straordinariamente convincente: la sua è un'interpretazione puntuale che già dalle prime battute di circostanza su treni e bagagli lascia filtrare gradualmente la tensione di un uomo che ha poco tempo a disposizione, per poi esprimerla pienamente in un crescendo intenso e fisico.

Veronica Zucchi fa da contraltare, con un personaggio assolutamente non lineare, multiforme, che anziché tendere a un climax si trasforma di volta in volta e in maniera repentina in tutte le immagini che l'uomo col fiore in bocca sembra ricercare.

Quella di Di Stasio è una messa in scena che sospende sapientemente lo spettatore nel limbo di un uomo in attesa della fine, ricordandogli il passare del tempo solo con un infinito frinire di grilli; ma soprattutto restituisce al pubblico e valorizza quella già profonda analisi psicologica sulla fugacità della vita che è il capolavoro di Pirandello.

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