LUNA PARK – Do you want a cracker @ Teatro Orologio, in scena un comunista radical-cool

Esiste una drammaturgia, un modo di scrivere nella letteratura, nel teatro o per il cinema tipicamente sinistroide? Non intendiamo che debba essere solo propagandistico o politico nel contenuto, ma che si rifaccia a dei codici, a dei modi dire, a delle battute che identifichiamo come appartenenti ad artisti politicamente schierati a sinistra. Ovviamente la risposta è si. E' non c'è nulla di male. Sono sempre stati tanti gli attori/autori di sinistra che utilizzano quei codici e quel linguaggio identificabile con il loro orientamento politico ma anche col fatto che la sinistra per antonomasia è cultura e quindi necessita di modelli alti; e poi cosa fondamentale, non dimentichiamo che per alcuni di loro la cultura fa molto “cool” ( parola che leggerete spesso in questa recensione).

Parlare con questi codici e saperlo fare, è questo il punto e il problema! Molti ci provano. Chi ci riesce lo fa magnificamente, trascendendo il proprio credo politico e arrivando al nocciolo della questione: parlare alle persone con onestà, facendole ridere o facendole piangere, o entrambe le cose o nessuna di queste due cose, ma arrivare, poi non importa come.
Spesso, ahimè, molti attori e autori sinistroidi si prendono un tantino sul serio, risultando insopportabili e spocchiosi nel loro voler dimostrare a ogni costo, come da copione, quanto sono colti, sagaci, intelligenti e sottili nel delineare la realtà e le sue contraddizioni. Peccato che il gioco spesso non gli riesca e risulti poco credibile.

LUNA PARK – Do you want a cracker? di e con Simone Perinelli fa parte di questo filone che potremmo definire radical chic, e lasciatemi passare un nuovo termine " comunista cool". Sia ben chiaro qui di comunismo non c'è nulla, ma ci sono tutti quei cliché e codici di sinistra che tanto fanno cool ultimamente a teatro, nei centri sociali e alla festa dell'Unità.
La formula è sempre la stessa. Un personaggio ingenuo, mentalmente instabile, tra lo schizofrenico e lo psicotico, amabile poiché puerile, il quale vede il mondo e l'universo a modo suo, attraverso un'ironia disincantata che utilizza la visione assurda e sincera, che spesso i pazzi hanno della realtà, per delineare un universo tutto loro, ci parla di segnali provenienti da un altro pianeta con il solito accento regionale che tanto piace a noi italiani e ci fa sempre ridere ( se ha anche problemi nel linguaggio, come in questo caso, meglio ancora, impietosisce e diverte allo stesso tempo).

Simone Perinelli ci parla di Dio, degli alieni, dell'uomo, delle tangenziali di Roma ( citando “Guida galattica per autostoppisti” e facendogli male il verso) snocciolando, con la sua accattivante simpatia, battute che avrebbero la pretesa di essere poetiche e sagge poiché dette da un puro ( il malato di mente a sinistra è molto cool e dice sempre la verità), il risultato però è il trionfo della banalità e della noia, anche perché dopo un po’ risulta difficile seguire Simone Perinelli nei suoi ragionamenti.

LUNA PARK – Do you want a cracker? parla di tante cose per non parlare di nulla. Parte con un inizio che ricorda Pippo Delbono e il suo sussurrare al microfono i suoi monologhi sul mondo, ma in questo caso vengono recitate poesie radical-cool che devono far intuire allo spettatore lo spessore dello spettacolo. Poi e tutto un parlare per luoghi comuni, battute bambinesche e non sboccate, perché non è nello stile dei radical-cool, con un tono quasi fiabesco che fa sempre molto figo nei centri sociali e alle varie feste dell'Unità. Ciliegina sulla torta l'incursione in lingua spagnola ( un omaggio sentito e ostentato a Miguel Cervantes e aggiungeremmo a Manu Chau. Consigliamo l'accompagnamento con la chitarra acustica sarebbe ancora più cool). Cos'altro dire? I do not want a cracker.

Info:
TEATRO DELL'OROLOGIO – dal 4 al 6 novembre
LUNA PARK
di e con Simone Perinelli
aiuto regia e consulenza artistica Isabella Rotolo
regia Simone Perinelli
foto di Manuela Giusto

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF