LOVE BOMBING@Teatro Orologio, un cataclisma umano

Al Teatro Orologio dal 10 al 13 marzo, nella sala Moretti, è andato in scena “LOVE BOMBING”, prodotto dalla compagnia Nest Napoli Est Teatro, scritto e diretto da Giuseppe Miale di Mauro. Mentre il tema della guerra spesso non riesce a scalfire la quotidianità delle case, nelle famiglie che di fronte ai televisori restano passive  alle notizie tutte uguali, tra le quali di rado troviamo quelle riguardanti le terre lontane in cui la guerra la fa da padrona, nel teatro tenta di fare breccia attraverso il dramma di sei personaggi che hanno trovato il loro autore nella guerra stessa.

Collocati in un immaginario momento storico in cui lo Stato Islamico ha portato la guerra su tutto il globo terrestre, facendo genocidio di chiunque abbia fede diversa da quella islamica, presumibilmente a Napoli cinque uomini si sono chiusi in un bunker. Sono un avvocato che ha perso la moglie e le sue due figlie, un pediatra  che ha perso anche lui la moglie, un ergastolano che si è macchiato di svariati omicidi ed è scappato dal carcere in seguito all’arrivo dell’esercito islamico, e un falco della polizia e suo fratello che hanno perso la madre in una chiesa durante un bombardamento. Quando gli spettatori salgono sugli spalti, mentre si accomodano, la scena è inombrata, ma gli attori sono già nella parte, in questo bunker troppo stretto per essere vivibile i cinque uomini allo sbando sono alle prese con la monotonia dell’attesa. Inizialmente sembra di avere davanti una scena da manicomio, nella quale cinque pazzi affogano le loro nevrosi in gesti inconsulti, ma no, non sono pazzi, solo il più giovane sembra instabile, mentre gli altri forse lo stanno solo diventando. Girano la carta per decidere chi deve andare in superficie  a raccogliere informazioni, cibo, finché in una di queste il più giovane rimane ferito alla gamba, e quando l’ergastolano torna con gli antibiotici per curarlo, con sé porta anche un altro uomo, un Mujahideen italiano costretto a convertirsi alla religione islamica e ad  eseguire ordini di atrocità inaudite contro uomini, donne e bambini in nome di Allah.

Qui è il nodo su cui ruota la realizzazione dei personaggi, che si trovano di fronte ad una scelta messa in luce dall’avvocato, dare una pena atroce a quest’uomo o averne pietà, accettare che si possa difendere quest’uomo da una sentenza di condanna come è scritto nei diritti di ogni imputato, oppure dar sfogo ai sentimenti di vendetta decadendo nella barbarie. Così ci si interroga su cosa vuol dire essere umani, sul senso della vita per la quale si combatte sino alla fine, sulla validità della regola del “pesce piccolo che viene mangiato dal pesce grande” perché gli “uomini sulla terra vivono come i pesci nell’oceano”, ci si domanda se davvero è questa l’umanità.

Infine, dell’umanità comprendiamo che se ne è rimasto qualcosa è lì in quel bunker, dove si soffre per la perdita dei cari, dove un ragazzo ingenuo non capisce il perché di tanta violenza, compresa quella messa al voto riguardo alle sorti del Mujahideen, e il prezzo per la pace sembra essere solo il martirio in nome di  quella stessa umanità.

Uno spettacolo tutto al maschile, come lo è la guerra in fondo, ma sembra che non a caso la tragedia di ciascuno dei protagonisti sia la mancanza della tenerezza e della sensibilità femminile, tra chi ha perso la madre, chi l’amore e chi le figlie, chi come l’ergastolano forse non l’ha mai conosciuta una donna che l’amasse, e chi come il Mujahideen è stato costretto a rapirne di donne conterranee per darle in dono ai generali dello Stato Islamico. In questo senso l’imperare della guerra sembra nient’altro che la soppressione dell’umanità come madre di tutti, dal momento che in guerra nessuno è più fratello di nessuno e ci si deve mettere nel ventre di un bunker per sopportare la mancanza di quella madre.

“LOVE BOMBING” è un’opera cruda, che rimane come un nodo alla gola che difficilmente va via, e sicuramente in gran parte il tentativo di fare breccia nella sensibilità dello spettatore su tematiche che solo apparentemente sembrano lontane è riuscito. Solo che il vero antagonista, lo Stato Islamico, non ha voce in capitolo, non si presenta alcuna umanità nella cultura islamica, l’unica rivalsa come uomo ce l’ha un Mujahideen italiano che quindi marca in realtà ancor di più la distanza tra i presenti, tutti italiani che possono affermare la loro umanità di fronte al pubblico, e gli assenti, gli islamici che sembra facciano tutti parte di una cultura del male, o almeno questo può essere frainteso.

Foto di scena di Monica Giusto

 

Info:
LOVE BOMBING

scritto e diretto da Giuseppe Miale di Mauro
con Gennaro Di Colandrea, Giuseppe Gaudino, Antonio Marfella, Adriano Pantaleo, Giovanni Serratore, Andrea Vellotti 
luci Luigi Biondi e Giuseppe Di Lorenzo
scenografia Carmine Guarino e Dino Balzano
costumi Giovanna Napolitano
grafica e foto di scena Carmine Luino
organizzazione Carla Borrelli
ufficio stampa Valeria Aiello
produzione Napoli Est Teatro

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