Si presenta come una classica lotta che gira intorno al gioco della parti, al ladro e alla vittima, al bene e al male ma bastano pochi istanti per capire che “L'OSPITE”, scritto da Oscar De Summa (visto in LOST SOUL) e diretto da Ciro Masella (visto in THANKS FOR VASELLINA), è ben lontano da uno scontro sterile e asettico. E’ la cornice nascosta del Teatro Argot Studio a ospitare questa piccola perla in un venerdì sera primaverile che non prometteva niente di speciale, e invece ha sorpreso una platea intera.
Tutto lo spettacolo gira intorno a una vicenda comprensibile dai più e scioccante: un uomo qualsiasi, interpretato da Ciro Masella, rientrando stanco da una giornata di lavoro in ufficio sorprende in casa sua, nella sua normalissima e preziosa dimora, un ladro, interpretato da Aleksandros Memetaj, che cerca di infrangere la promessa di sicurezza che ogni casa dovrebbe garantire. L’uomo immobilizza il ladro e, anziché chiamare la polizia senza perdere altro tempo prova a capire le ragioni e, se vogliamo, la psicologia del bandito, finche tutti i fiabeschi ruoli di vittima e carnefice vengono sorprendentemente per fondersi. Una spietata vendetta carnale o una lenta tortura psicologia frullano nella testa dell’uomo che è stato vittima e la domanda sorge spontanea: cosa potrà mai essere la cosa giusta da fare per chi ha in pugno la vita di un ladro? E il ladro è sempre e soltanto un ladro?
E’ una lotta impari che mette a dura prova le coscienze degli spettatori e affronta allo stesso tempo un tema attuale o meglio immortale come la legittima difesa… ma quando è davvero legittima? Ovvero quanto siamo effettivamente motivati e anche autorizzati dalle leggi del nostro Stato a ferire o punire l’uomo che ci è entrato in casa.
Lo spettacolo mette a nudo tantissime delle pulsioni primordiali dell’animo umano; vi è l’iniziale disperazione che prova l’uomo stanco entrando in casa sua e vedendo lo scempio dei suoi averi per tutto il pavimento della casa, seguita dalla rabbia nei confronti di chi ha osato pensare che quegli oggetti maltrattati siano, per l'appunto, solo oggetti e non pezzi di una vita normale guadagnati con il sudore. Poi c’è la sensazione spumeggiante che pervade chi sa di avere il potere, che brilla negli occhi dell’uomo che ha legato il ladro a una sedia con dell’adesivo e brama un’idea abbastanza geniale per una punizione altrettanto esemplare. E poi c’è lei, l’inarrestabile paura, il terrore che abbaglierebbe la mente più salda e che in certe situazioni diventa regista e miglior interprete della disfatta.
La pièce non è realmente divisa in atti ma ci sono delle piccole parentesi, quasi nonsense, dove gli attori, grazie a pochi secondi di buio in scena, si ritrovano spalle al muro e illuminati da una lampadina che cala sopra le loro teste; è questo uno spazio surreale dove ci sono piccoli confronti fra i due, un po' stanchi o magari solo annoiati, nell’attesa di mostrare al pubblico come si è svolto questo loro incontro movimentato. Uno degli elementi che più stupisce è l’uso magistrale che vien fatto delle luci e dei suoni, ovvero delle canzoni che vengono fatte partire grazie allo schiocco di dita dell’attore allo scopo di enfatizzare piccoli ma stimolanti momenti di pazzia.
Molto bravi i due attori che si sono messi alla prova con cambi repentini di personaggio interpretando in brevi spazi delle situazioni di asfissianti interrogatori in caserma, ottimali per una più completa analisi dello spettacolo. Così facendo non solo hanno permesso allo spettatore di visualizzare una storia dal respiro più ampio ma hanno velatamente buttato un giudizio sui retroscena particolari della giustizia italiana, sulle sue gerarchie e i suoi metodi a volte troppo marcati. Non è nell’intento di nessuno giudicare il prossimo, sicuramente non è lo scopo di questo spettacolo, ma il suggerimento è sempre quello di provare a capire i perché di qualcosa e mai abbandonarsi ai piaceri della vendetta, della banale superbia.
Info:
DAL 12 AL 14 APRILE 2019
ven-sab ore 20.30 dom ore 17.30
PUPI E FRESEDDE – CENTRO NAZIONALE DI PRODUZIONE TEATRALE – FIRENZE/UTHOPIA
L’OSPITE
– UNA QUESTIONE PRIVATA –
di Oscar De Summa
con Ciro Masella e Aleksandros Memetaj
spazio scenico Federico Biancalani
regia Ciro Masella
con il sostegno di Catalyst, Giallomare e del Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro)
foto Elisa Nocentini