In scena al Teatro della Pergola L’ORA DI RICEVIMENTO, con Fabrizio Bentivoglio e la Compagnia dei Giovani del Teatro Stabile dell’Umbria, testo di Stefano Massini, regia di Michele Placido. Tutti nomi noti al grande pubblico che ha affollato la sala e i palchi dell’antico teatro fiorentino, ed ha assistito ad un classico teatro di parola, ben fatto. Il testo è il vero protagonista, con palazzi di parole dipinge un affresco ironico e disilluso della società contemporanea, attraverso lo sguardo cinico in controluce del professore di lettere di una classe in una banlieue parigina, miscellanea di culture, etnie e religioni.
Sullo sfondo un quartiere, un mondo fatto di conflitti e contraddizioni, uno squarcio sull’attualità che costringe ad una riflessione sul ruolo dell’educazione e della cultura come mezzo per la bellezza e la giustizia; una riflessione sulla scuola, perchè non sia un tricarne insensibile che macella professori, allievi e famiglie, ma possa condurre al riscatto personale e sociale, a rispondersi che sì, alla fine dei conti, ma proprio alla fine, ha avuto senso l’esistenza.
La scena è spoglia come può essere una squallida aula di una scuola di periferia, una cattedra di legno e accatastati ai lati i banchi, luce al neon dal soffitto, sullo sfondo una finestra chiusa dai vetri vecchi ed opachi, e pareti grigie, sporche della vita che scorre davanti lasciando la sua polvere, impresse delle grida di battaglia di una guerra antica.
Da una classe così siamo passati tutti nella nostra vita di studenti, ci abbiamo trascorso le giornate, ci siamo addormentati sotto la noia delle spiegazioni, ci siamo innamorati, abbiamo guardato il panorama fuori della finestra in attesa della campanella.
Quando il professor Ardèche, personaggio ben calzato da Fabrizio Bentivoglio, passa in rassegna i suoi giovani alunni, nel lungo monologo iniziale, non abbiamo potuto fare a meno di domandarci e io chi ero tra quegli studenti? Ero primobanco, raffreddore, fuggipresto o campionessa? Sì perchè il prof, che è sempre lì a scuola, vede scorrere gli sguardi dei suoi tredici alunni undicenni, e ne coglie l’essenza con un soprannome, giusto o sbagliato che sia, etichetta indelebile di un modello di vita futura o dipinto calzante della natura umana. Come una macchina da presa che plana dalla inquadratura aerea, stringe sui primi piani degli alunni della classe e nelle parole del disincantato professore vediamo i volti di ciascuno: ridiamo perchè li riconosciamo tutti, ma ci si stringe il cuore quando ci riconosciamo nella miseria del nostro possibile soprannome.
Raffreddore, seduto accanto al termosifone, ha il ghiaccio anche dentro di sè, per questo sente freddo. Invisibile non ha nome, non ha volto, passa indisturbato, lasciando l’ambiente com’è. Primobanco è un ergastolano senza colpa, fregato dagli altri che si sono seduti in fondo, pericoloso e rancoroso, cova vendetta perchè vittima dell’ingiustizia. E tutti abbiamo avuto in classe Fuggipresto e Panorama, uno attaccato alla porta e uno con lo sguardo perso alla finestra. Così come non possono mancare il Boss, il suo Bodyguard e il Missionario, che si prende le colpe del mondo, in uno slancio masochista, sorgente perenne di tristezza; e Falsaria, Campionessa, Adulto, bruciato dalla vita come un cinquantenne; e Cartoon, imbranata ragazzina, che sbatte nelle porte, che ride degli altri e di sè, con la leggerezza di ombre tristi che non sanno neanche fantasticare.
È una scrittura fisica che costruisce spazi e personaggi quella di Massini: nel monologo inziale di Bentivoglio, che vale lo spettacolo, porta sulla scena tutti i temi e dipinge con la precisione della letteratura, i protagonisti assenti della storia: gli alunni.
Dopo averli presentati con loro nomignoli e caratteristiche, passano in rassegna uno dopo l’altro i genitori nell’ora di ricevimento del prof: una lunga carrellata, nello scorrere di un intero anno scolastico, di personaggi che sono lo specchio dei figli, intepretati dagli attori della Compagnia dei Giovani del Teatro Stabile dell’Umbria. Portano le proprie piccole miserie, le proprie rimostranze ad una scuola che non li ascolta, che non sa come mettere insieme le regole delle tante religioni presenti (impossibile stabilire il menù per la gita tra divieti mussumani e kosher), che sbatte contro i pregiudizi e le contraddizioni del mondo interculturale (un padre che non vuole che il filgio sia compagno di banco di uno spagnolo, di un polacco, di un arabo o peggio, di una femmina). Accanto a Bentivoglio spicca Francesco Bolo Rossini nel ruolo del pavido collega supplente di aritmetica, divertente stereotipo dell’imbranato ed inesperto docente al primo incarico.
La drammaturgia di Massini ha ironia e delicatezza, e Placido dirige una pièce a tratti comica, a tratti intima, che porta con sè le riflessioni sulla vita di Voltaire e Rabelais, di un personaggio umano e profondo, che vive in simbiosi con la scuola, sempre in bilico sul filo tra il giusto e lo sbagliato.
Quanti professori ci saranno stati nel pubblico di stasera che si sono riconosciuti nel disincanto di Ardèche-Bentivoglio? Prof, lei è ancora lì?
Info:
L’ORA DI RICEVIMENTO
di Stefano Massini
regia Michele Placido
con Fabrizio Bentivoglio
e con Francesco Bolo Rossini, Giordano Agrusta, Arianna Ancarani, Carolina Balucani, Rabii Brahim, Vittoria Corallo, Andrea Iarlori, Balkissa Maiga, Giulia Zeetti, Marouane Zotti
scena Marco Rossi
costumi Andrea Cavalletto
luci Simone De Angelis
musiche originali Luca D’Alberto
voce cantante Federica Vincenti
produzione Teatro Stabile dell’Umbria
Teatro della Pergola
dal 21 al 26 novembre 2017