Siamo stati al Teatro di Documenti per vedere L’IMPERATRICE, testo di Roberta Calandra per la regia di M.Lamberti; in scena Caterina Gramaglia: una serata “psicomagica” in un teatro anticonvenzionale (vediamo perché) su Niki de Saint Phalle ed il legame con il giardino dei tarocchi.
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Il Teatro di Documenti: un piccolo gioiello della Capitale
È la prima volta che vado al Teatro di Documenti; la porticina è quasi nascosta dagli oleandri, e già da fuori si intravede il bianco della pietra antica. Sono davanti al “monte dei cocci” di Testaccio, gioiello prezioso scoperto da pochi anni, uno di quei posti bellissimi -Roma ne è piena- che ricompensa i curiosi che se li vanno a cercare.
Non si è mai visto un teatro così, fatto di un dipanarsi di grotte e cunicoli, figlio del sogno artistico di Luciano Damiani, che negli anni ‘80 ne fece un teatro di rilievo nella capitale.
L’IMPERATRICE: al Teatro di Documenti una serata psicomagica
Il pubblico della prima del 4 novembre è vivace. Biglietto (e carta dei tarocchi) alla mano di ogni spettatore, si preannuncia una “serata psicomagica”. E’ questo il sottotitolo a “L’imperatrice”, l’opera di Roberta Calandra sulla vita dell’artista Niki de Saint Phalle, interpretata in scena da Caterina Gramaglia, per la regia di Mariano Lamberti (lo spettacolo è stato realizzato grazie a Fondazione Capalbio).
Caterina Gramaglia: presenza onirica e ironica
All’entrata in scena, l’attrice sembra una Cleopatra con i capelli arricciati e le scarpe di brillanti. Ha una presenza onirica e ironica allo stesso tempo, che cattura subito. Anche perché è difficile non lasciarsi toccare da questa storia. Avevamo già visto l'attrice in scena in performance oniriche come Processo a Fellini.
Calandra: drammaturgia espressiva e concisa
La vita Niki de Saint Phalle è stata veramente intensa, e la scrittura di Roberta Calandra è espressiva, procede concisa, per sprazzi di immagini e tinte forti. La drammaturgia si rifà anche ai numerosi diari lasciati dall’artista; tra questi c’è una frase forte, ispiratrice:
"il mio lavoro mi dà speranza, entusiasmo, struttura. Il mio lavoro è il mio reale diario”.
Ce n’è tanta, di forza e speranza, da attingere nella vita di questa donna, e sono grata di aver visto in scena la sua storia.
Chi fu Niki de Saint Phalle?
Pittrice, scultrice, creativa, Niki de Saint Phalle è stata un’artista francese, ricordata per il Giardino dei Tarocchi di Capalbio. Provenne da una famiglia borghese opprimente da cui si è liberata proprio attraverso l’arte. Il racconto della sua storia è scandito dalle apparizioni in video dei 22 Arcani Maggiori, come figure mitiche che la accompagnano nel suo viaggio. Seguendo l’analogia, l’Imperatrice del titolo è l’esplosione creativa, donna dell’eterna trasformazione, con l’arte come bacchetta magica attraverso cui sintetizzare la realtà e la storia personale.
Niki possiede una personalità forte, con la quale resiste a ogni ostacolo interposto: si ispira a Gaudì e attacca i codici sociali del suo tempo, e lo fa su scala monumentale. Le sculture femminili che la rendono famosa sono un inno al rifiuto dei vigenti moralismi verso la donna. Figure immense, epigone del portare alla luce tutto ciò che la società avrebbe voluto nascondere, sessuali e potentissime; sono testimonianze di un’arte con esplicite dichiarazioni di intenti, e soprattutto, sono impossibili da ignorare.
L'IMPERATRICE (concluso)
Visto al Teatro di Documenti
Con Caterina Gramaglia
Testo di Roberta Calandra
Regia di Mariano Lamberti
fotografo Matteo Nardone; U.Stampa: Elisa Fantinel