Al Teatro delle Moline fino al 22 marzo è andata in scena una commedia "strampalata" per un cast delicato e di talento. LI BUFFONI, re e regine della scena, ci portano con loro tra confessioni e intrighi, belle e brutte sorprese, un'ammazzatina accidentale e attimi di pura poesia. Dal canovaccio ormai dimenticato dell'opera più nota di Margherita Costa, poetessa, cantante e commediografa del Seicento italiano e francese, Garella prende spunto per la sua di commedia, mantendo l'intreccio e i personaggi chiave dell'originale, ma attualizzandoli ai nostri giorni.
Una produzione ERT Fondazione, Associazione Arte e Salute Onlus – in collaborazione con la regione Emilia Romagna per il progetto “Teatro e salute mentale”, Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda USL di Bologna per la regia di Nanni Garella, a cui nel 2004, insieme alla sua compagnia e al progetto che attua, è stato riconosciuto il Premio Ubu.
Garella sceglie di mantenere anche la sperimentazione linguistica già ricercata dalla cortigiana romana quattro secoli fa, la lingua infatti non era un italiano puro ma “italianata” essendo tutti i personaggi immigrati che parlavano lingue diverse. Se nell'originale erano lo spagnolo, il tedesco, il turco le lingue a entrare sulla scena nella loro versione italianizzata ora sono i dialetti italiani e altre lingue straniere a creare una nuova lingua che italiano non è ma che è appunto “italianata”, contaminata, adattata. Ognuno parla così la sua lingua, ma tutti si comprendono. Con questo pretesto gli attori hanno la possibilità di sperimentarsi in vari dialetti, negli accenti e nelle cadenze più diverse, sono tutti stranieri in questa buffa storia, nessuno è a casa, ma la scena è la casa di tutti, un luogo dove ci si capisce per umanità.
La trama è scarna e tipica della commedia dell'arte, un'idea di partenza, il cosiddetto “canovaccio” che lascia ampio spazio all'improvvisazione degli attori che interpretano li buffoni, una sfilata di santimbanchi storti, gobbi, matti, appassionati, dignitosi lavoratori o criminali impenitenti, sinceri e truffatori, prostitute e madame, volgari arricchiti e poetici musicanti. Tutto è palesato, non c'è inganno nell'inganno. Il testo, già di per sé esilarante, è stato reso ancora più brioso in questa riscrittura contemporanea, che va ad approfondire la sensibilità dell'immenso materiale umano che Garella ha a disposizione. I suoi buffoni sono genuinamente liberi dalle strutture sociali, mai finti, mai eccessivi; è la naturale espressività di chi sa solo vivere e il fatto che il teatro sia vita vera in spettacoli come questo raggiunge il suo apice, anche all'interno di un contesto finzionale si ha davanti agli occhi solo tanta verità. Questi personaggi sono più autentici perché interpretati da persone autentiche, per velleità molto più vere dei personaggi sociali quotidianamente indossati da tutti.
La storia poi prende strade tutte sue come il buffo canovaccio che l'ha ispirata: “I nuovi sviluppi, anche nella trama, sono stati imprevedibili; e ci hanno costretto ad una rielaborazione profonda del testo. Non sappiamo a tutt’oggi che cosa ne sortirà; una cosa è certa: questa commedia bislacca, che affonda le sue radici nella tradizionale buffoneria della Commedia dell’Arte, a distanza di quattro secoli è ancora capace di parlarci della natura profonda del nostro paese. Cambieranno le forme, cambierà il contesto sociale e con esso le storie dei personaggi, ma rimarrà intatto lo spirito della commedia italiana: ridere, ridere, ridere e poi rispecchiarsi nei personaggi fino a riconoscerne la virulenta attualità” ci dice il regista. Tutto vero, tutto più che attuale, nel paese dove tutto cambia per restare com'è. Le situazioni in cui si trovano i protagonisti, le loro parole, e non solo i vestiti che indossano, sono perfettamente calzanti a ieri e a oggi.
La scena, realizzata presso i laboratori ERT da Gioacchino Gramolini, Marco Palermo, Ludovica Sitti, Elena Giampaoli, Riccardo Betti, Lucia Bramanti, è la rappresentazione di un misero sobborgo nell'immobilità; come le scenografie del cinema delle origini, nulla si spostava nei film di Méliès visto che la camera era fissa e non poteva seguirlo allora si doveva muovere lui. Qui la stessa percezione, la scena è fissa, è il nostro sguardo, sono i personaggi ad abitarla, a riempirla, la scenografia è solo materia vuota con i suoi oggetti abbandonati. E nel misero contesto a metà tra una favela e una discarica i personaggi si muovono aggraziati e dignitosi, ironici e beffardi, irriverenti e poetici.
L’Associazione Arte e Salute Onlus svolge la sua attività in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale di Bologna, nell’ambito del progetto regionale “Teatro e salute mentale”: l'obbiettivo principale è quello di migliorare, attraverso il teatro, l’autonomia e la qualità della vita delle persone che soffrono di disturbi psichiatrici. È proprio qui il cuore dell'enorme valore del lavoro di Garella, ben lontano dal pietismo e dalla retorica, ma volto alla genuina cura della persona, prepara i suoi attori curando ogni aspetto del lavoro di teatrante, evidenziandone le doti e cercando nuove possibilità, facendoli andare oltre i limiti apparenti imposti dalla società.
Una ricerca teatrale che forma la persona, l'attore, professionista a tutti gli effetti, a prescindere dalle patologie, che non tiene conto solo delle difficoltà, ma che guarda viceversa alla potenzialità, alla creatività e alla valorizzazione della persona, dove il teatro è sia il mezzo che il fine.
Info:
dal canovaccio diMargherita Costa
regia Nanni Garella
con gli attori diArte e Salute
Nanni Garella, Nicole Guerzoni, Valentina Mandruzzato, Ksenija Martinovic, Massimo Scola, Giovanni Cavalli della Rovere, Luca Formica, Pamela Giannasi, Iole Mazzetti, Fabio Molinari, Filippo Montorsi, Mirco Nanni, Massimiliano Paternò, Moreno Rimondi, Roberto Risi
luci Gigi Saccomandi
costumi Elena Dal Pozzo
regista assistenteGabriele Tesauri
assistente alla regia Nicola Berti
arrangiamenti musicali Saverio Vita
direttore di scena Davide Capponcelli
capo elettricista Luca Diani
fonico Giampiero Berti
scena realizzata presso i laboratori ERT da Gioacchino Gramolini, Marco Palermo, Ludovica Sitti, Elena Giampaoli, Riccardo Betti, Lucia Bramanti
produzione EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE, ASSOCIAZIONE ARTE E SALUTE ONLUS
in collaborazione con Regione Emilia Romagna Progetto “Teatro e salute mentale”, Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda USL di Bologna
foto di Luca Del Pia
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